i quaderni di Cico
 
 

 

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METALMECCANICOMIO

titolo:MIO FRATELLO MUORE MEGLIO
collana i quaderni di Cico
autore Renzo Brollo
ISBN 978-88-95106-74-8
- € 13,00 -
pp. 206 - in copertina, foto e composizione grafica di Marco Brollo.


- Perché non parli? - vorrebbe chiederle. Ma la visione, impressa dentro al suo bagno, non dice nulla di più di quel che sa mostrargli con le poche gocce di sangue sopravvissute. Così Giovanni trema al tremare dei suoi muri. Perché Mio fratello muore meglio è una storia tragicomica. La vicenda di un uomo e del suo gemello, morto ventisette anni prima in una tragica mattina di scuola. E il giorno del suo trentacinquesimo compleanno, Giovanni assiste impotente a un evento innaturale, illogico, proprio nel gabinetto. Un fatto che spalanca le porte di casa sua a una buffa fiumana di pellegrini improvvisati, che davanti al mistero chiudono gli occhi e distorcono le parole. E lui, il povero Giovanni, con questo enigma dovrà conviverci, fingendo d'essere un tramite col divino e appoggiando le iniziative di un sindaco maneggione. La chiesa e i dottori chiederanno spiegazioni, l'acido lisergico suggerirà una fuga.

Un bestiario anormale in un paese normale. Un'altra spiazzante prova d'autore di Renzo Brollo. Una storia cinica e ironica sui piccoli paesi di provincia, sul passaparola
e sul dare e sul ricevere a caso.

 

 

 

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Brano tratto da MIO FRATELLO MUORE MEGLIO

(...)

“Giovanni. Il mio nome è Giovanni” le avevo detto.
“Angela” mi aveva risposto, toccandosi le labbra con due dita.
“Naturalmente, Angela” avevo sussurrato, scorgendola tra i tronchi delle palme che l’acido aveva fatto crescere nel mio salotto. Le avevo preso le mani, trattenendola a me, conducendola a zig-zag dentro quella stanza spoglia, ora piena di fronde e pozze d’acqua. Chi lo sa per mezzo di quale magia, ma avevo la netta sensazione che anche lei stesse camminando come me, conscia di tutti quei tronchi appena mossi dal vento caldo del deserto.

Ieri pomeriggio io e Angela abbiamo fatto l’amore. Lei è tornata, il suo cane guida ha nuovamente annusato tutta la casa. Come un soldato che deve bonificare un campo minato, si è accertato che non ci fossero pericoli per la sua padrona. Quando si è sentito più tranquillo, si è steso davanti alla porta della camera e lì ci ha aspettati.

Angela è forse la cosa più bella al mondo in questo momento.
Angela è forse l’unica cosa al mondo in questo momento.

Non posso che ringraziarla, adorarla, beatificarla in un certo senso. Lei, che di tutti è quella che più si avvicina ad un miracolo e che non vedrà mai l’orrore di quello che sto facendo, si è presa cura del mio corpo svilito dagli eventi e lo sta risanando. Ma, se il corpo è forte, la mente ancora vacilla, e il coraggio di affrontare la realtà, di affrontarmi e di convivere con i pellegrini l’ho trovato solo con la calata di un ennesimo acido, mentre lei stava ancora dormendo. La sua sagoma appare e scompare tra mulinelli d’aria di colore giallo e arancio e nella visione mi guarda e sorride. Sono io quello che stenta a vedere.
Siamo saliti in camera, io le tenevo la mano ma non per sorreggerla. Per puro affetto. è stata la grazia di quel momento a salvarmi una prima volta dalla depressione, dallo smarrimento assoluto che, senza che me ne accorgessi, mi stava assalendo. Mentre un piccolo gruppo di pellegrini saliva e poi nuovamente scendeva le scale, io e Angela abbiamo scollinato e oltrepassato un ostacolo insormontabile, incomprensibile agli occhi degli altri. Silenziosi, immersi nella flanella frusciante più dei respiri, ci siamo accolti l’uno con l’altro. Lei dandomi ospitalità ed io completandola.
Come sia possibile il suo amore per me non lo capisco, ma so che c’è e questo mi basta per non mettermi a urlare quando sento la porta aprirsi e la voce della guida annunciare la salita al secondo piano. Angela è una visione. Lei che non vede mi ha aperto gli occhi, rischiarando la nebbia attorno. Dalla morte di mio fratello ho sempre convissuto con l’opacità della mia vita, rassegnandomi a che fosse l’unica possibile. Una direzione confermata dalla noncuranza di mia madre, con il suo dichiarato schieramento dalla parte della nostalgia e del rammarico per quel figlio morto, mentre se fossi stato io a farlo non sarebbe stato così doloroso. E mio padre, a ignorare questo rapporto sbilanciato, interessato solo alle sue cose, ai suoi affari. Tutto questo non è forse nebbia davanti agli occhi?

“Perché sei tornata?” Le domando e il pomeriggio non è più pomeriggio fuori dalla finestra.

Con la sera anche le visite si diradano e quelli che vengono all’imbrunire non sono veri pellegrini, ma nullafacenti incuriositi dal personaggio e dalla casa. Cercano di scappare dalla noia o dalla serata in enoteca, anche se venirmi a trovare li renderà ancora più stupidi di quello che sono. Finirà che chiuderanno in bellezza ubriachi prima di cena, a raccontarsela di come uno squilibrato viva accanto alla loro porta, insinuando che la gloria dei cieli si è depositata dentro la sua doccia. Tutte bugie, non l’ho mai detto. Quanto ridere, quanto sparlare di quello là, e giù bere e giù bestemmiare. Si farà mattina prima che riescano almeno a decidere di prendere la strada di casa.

“Stai male, hai bisogno di me” mi risponde.
“E come lo sai?”
“Si vede.”

Le parole di Angela sono un bisbiglio che solo io devo sentire. Ho chiuso gli occhi, facendo calare il buio e ci siamo stretti forte, accerchiati dal suo cane squalo pronto a mordermi la caviglia se solo la ragazza avesse pensato di emettere un lamento.

E adesso eccoci qui, nel mio letto, il cane fuori dalla porta in obbediente attesa. Che altro dovrei credere se non al miracolo avvenuto qua dentro poco fa? Altro che visione mistica e altro che sangue messaggero di qualche cosa troppo grande per me! Qui ci fu la vera visione, qui si compì tutto, questo è il luogo più prezioso. Che i pellegrini possano credere a tutto ciò?
I segni dell’acido sono su di me. La nausea che non scompare, la veloce immagine di mio fratello morente, quella parte forte che se ne va con un solo boccone del destino sono gli effetti collaterali di questo abuso chimico. Sopporto. Sopporto tutto. Come sempre. Dovrei essere triste. Non lo sono. Dovrei preoccuparmi. Non lo faccio. C’è Angela e non chiedo di meglio. Non chiedo altro. Ed è qui che sbaglio, come al solito. Chi non chiede, riceve. E ne riceve molto più di quanto possa trattenere, finendo per soffocarci in mezzo.

(...)


 
 
 

Renzo Brollo è nato nel 1971 e vive a Gemona del Friuli. Ha pubblicato alcuni racconti sulla rivista telematica Dadamag3 (www.dadamag.it), entrando poi a far parte della redazione per la sezione narrativa. Cura il suo personale blog (http://tapenoon.myblog.it/) scrivendo microstorie con lo pseudonimo di Tapenoon. Finalista al Premio Teramo edizione 2007,
ha vinto il concorso Lama e Trama
edizione 2009 per la sezione narrativa
con il racconto Menù da taglio.
Per il sito Mangialibri (www.mangialibri.com) divora e recensisce libri.

Ha pubblicato
Racconti Bigami (Cicorivolta 2006),
Se ti perdi tuo danno (Cicorivolta 2007).