da
Mangialibri
Mio fratello muore
meglio di Renzo Brollo
recensione di David Frati
Giovanni
ha 35 anni. Giovanni non ha una donna. Ha un padre e una madre. Non
ha amici, non ha un lavoro. Ha il vizio della droga. Non ha fratelli
e sorelle. Ma è figlio unico suo malgrado, perché un fratello
prima ce l'aveva. Un gemello che è morto di tumore 27 anni fa,
da bambino, lasciando un vuoto dentro che fa male come una ferita che
non si rimargina. Anche perché un padre del tutto assente e una
madre rancorosa e anaffettiva che non fa altro che far notare a Giovanni
che lei avrebbe preferito fosse sopravvissuto il fratello e non lui
peggiorano (e tanto) la situazione, infliggendo a Giovanni sempre nuova
sofferenza. La mattina del suo compleanno – vuota e dolorosa come
tutte le altre – il giovane è testimone di un evento inspiegabile
e inquietante: dalla doccia di casa sua invece che acqua esce un getto
di sangue. Esterrefatto, Giovanni si rivolge a Lorenzo, suo amico d'infanzia
e ora sindaco della cittadina di provincia nella quale i due vivono.
Lorenzo sente subito odore di visibilità, turismo, prime pagine
di giornali e prende in custodia la toilette di Giovanni trasformandola
in una sorta di sacrario visitabile previo appuntamento. Mentre la cittadina
inizia a catalizzare l'attenzione dei pellegrini a caccia di miracoli,
della Chiesa cattolica e delle autorità sanitarie che - ognuna
nel suo campo - vogliono vederci chiaro, Giovanni rimane solo a interrogarsi
sulla natura 'vera', profonda, di quel fenomeno...
È un romanzo davvero ricco e sfaccettato, quello del friulano
Renzo Brollo. C'è la vicenda esistenziale straziante e grottesca
al tempo stesso del protagonista, che come chi soffre di sindrome dell'arto
fantasma (esiste davvero, giuro!) non riesce a elaborare la perdita
del fratello gemello, a capacitarsi della sua solitudine, e inoltre
– come tanti suoi coetanei, peraltro – non ha ancora deciso
che fare della sua vita. C'è la satira sociale, il ritratto di
una provincia italiana asfittica e pettegola, talmente concentrata sul
suo misero tran tran da averlo elevato a modello universale. C'è
il disagio generazionale al sapore di LSD. C'è la tematica religiosa,
la riflessione sui miracoli e sul loro sfruttamento mediatico, gli eterni
interrogativi sulla morte. C'è un garbato erotismo (Giovanni
a un certo punto ha una relazione con una bellissima ragazza cieca),
c'è persino una venatura thriller nel finale, quando tra spiegazioni
soprannaturali e naturali della doccia che schizza sangue i nodi vengono
(o sembrano venire) al pettine. Tanta complessità non è
affatto facile da governare: la maionese non impazzisce solo perché
Brollo mantiene per tutto il libro un registro tragicomico capace a
fasi alterne di regalare profondità e leggerezza, commozione
e sberleffo. Una curiosità: il ragazzo 'in duplice copia' che
campeggia sulla copertina del libro è il vero fratello di Renzo
Brollo. Bontà sua, non è superstizioso.
