temalibero
   

 

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'Tempo' è un romanzo che si svolge in due atti (Primo Tempo e Secondo Tempo, appunto).
Il primo è ambientato in un passato non troppo lontano della nostra storia. Si tratta di un periodo molto violento in cui, in tutte le città d'Italia, alcuni giovani, con la convinzione di proteggere il proprio ideale, alimentavano un cancro furioso che, da alterco, rissa, pestaggio, si trasformava in lotta armata.
Il secondo atto è più vicino ai nostri giorni e vi ritroviamo quegli stessi personaggi, alcuni imborghesiti, altri rimasti fedeli al proprio ideale di vita. Ma non è un periodo meno violento, anzi...


leggi la recensione su IL NUOVO SALERNITANO

leggi la recensione su Agorà

leggi la recensione di Raimonda Granato per Capitoloprimo

leggi la recensione apparsa sul quotidiano IL MATTINO del 12 luglio 2008

leggi la recensione di Arcilettore

 

titolo: "TEMPO"
collana temalibero
autore Paolo D'Amato
ISBN 978-88- 95106-15-1
€ 9,00 - pp.90 - © 2008 in copertina illustrazione originale di Simone Pieralli, adattamento di Phab Postini


Abbiamo vissuto un'adolescenza in cui, prima di uscire di casa, dovevamo guardarci bene intorno. E per strada dovevamo farlo altre cento volte.
Cercavamo di stare sempre in gruppo, evitare alcune zone, fare attenzione a non accompagnarci a chi non era della nostra 'pasta'…
Dovevamo ricordare di non mostrare mai paura in caso di attacco, di poggiare sempre le spalle al muro, di non voltarle mai al nemico…
- Ammazzarne cento per educarne uno!, si gridava da entrambe le parti.
Sapevamo di essere un potenziale bersaglio, anche se in cuor nostro non riuscivamo a comprendere quale reale (e serio) pericolo potessimo costituire per gli avversari.
Ma lo eravamo, bersagli.
E loro, i nostri nemici, lo erano per noi e per quelli come noi…
I nostri sensi restavano all'erta come quelli di una bestia che si sta abbeverando e sa, per istinto, che in quel momento è più vulnerabile.
Allora le sue percezioni si moltiplicano per intensità, l'istinto di conservazione prende il sopravvento, i sensi - tutti i sensi - si acuiscono…

leggi la profonda, lucida recensione di Giuseppe Iannozzi


leggi l'articolo apparso su LEGGERE:TUTTI di giugno 2010

 
 

 

... e di Paolo D'Amato, leggi anche Via delle Tofane e altre cronache e l'ultimo romanzo Settimo

 

 

Uelày, ragassiiii... CICORIVOLTA è lieto di annunciare che "Tempo", il romanzo d'esordio del nostro ormai mitico PAOLO D'AMATO, è stato proclamato Primo Classificato, per la sezione "narrativa", nell'ambito del Premio Letterario Tammorra d'argento 2009

 
 
 
TEMPO
TEMPO

 

 
TEMPO, di Paolo D'Amato: guarda il booktrailer...
 
IN QUESTO VIDEO: breve intervista a Paolo D'Amato
 
 

Brano tratto da "TEMPO"

(6)

Stava distribuendo l’ultima copia di Tempo Anarchico, da lei diretto, tra i compagni che avevano occupato la Facoltà di Magistero di piazza Trento e Trieste.
Lina Tempo, diciassette anni, agguerrita compagna dalle mille frustrazioni.
Punto di riferimento, nonostante l’età, per tutti i compagni del gruppo Spartaco, soprattutto per i più giovani e per tutte le donne.
Più volte la polizia si è interessata a lei – e questo l’ha riempita di orgoglio – sospettando contatti con la sinistra eversiva, quella già sfociata nella lotta armata e che sta insanguinando le grandi città.
Ma sinora non è emerso nulla di rilevante a suo carico.
Ha preso qualche calcio in culo dalla polizia, qualche altro durante gli scontri con i fascisti e un paio di volte le hanno sequestrato le copie del giornale.
Ma nulla di più.
Il giornale, Tempo Anarchico, la sua creatura.
E’ orgogliosa di esserne fondatrice e direttrice a soli diciassette anni!
A questo pensa mentre distribuisce le copie ai compagni sdraiati lungo i corridoi della facoltà.
E’ notte.
Molti dormono, altri sono chiusi nelle aule…
Ma Lina lì non entra.
Quando trova la porta chiusa infila la copia del giornale da sotto.
Questo numero è uno dei meglio riusciti.
L’hanno aiutata i compagni del gruppo Spartaco, certo, ma le idee sugli argomenti da affrontare partono quasi sempre da lei.
Ciccio e Mandingo sono quelli che l’aiutano di più, poi c’è una folla di ragazzini ansiosi di mettersi in mostra.
Ma al di sopra di tutti c’è Mimmo Strada, Micione, 28 anni, il capo indiscusso del gruppo Spartaco.
Ma anche il leader della sinistra cittadina.
I suoi contatti sono nelle scuole, nelle fabbriche, nei sindacati, ha conosciuto compagni oggi in latitanza, pare sia stato amico di Pasquale Ferrosi, inafferrabile brigatista, sospettato di essere l’ideatore nonché uno degli esecutori dell’omicidio del giudice Posta, avvenuto due anni fa a Torino.
Brigate Rosse, Lotta Continua, Autonomia Operaia… e poi Francia, Unione Sovietica, Medio Oriente…
I suoi contatti sono dovunque.
Mandingo e Ciccio sono compagni, fratelli di lotta, Micione possiede un carisma unico.
E’ un intellettuale, un teorico della rivoluzione.
Ma ciò che lo rende intrigante è che non disdegna nemmeno di partecipare in maniera pratica alla lotta.
Attacca i manifesti per strada, parla con tutti, giovani e anziani.
Non è uno con la testa tra le nuvole, uno di quelli che – Lina ne ha conosciuti e disprezzati tanti – quando si tratta di menare la mani se ne escono con la tipica ‘condanna della violenza in ogni sua forma…’.
Stronzi borghesi!
La rivoluzione senza violenza, che puttanata!
Se non fosse un sentimento borghese Lina potrebbe quasi sospettare di essere innamorata di Micione!
Ma quando ci pensa si arrabbia subito con se stessa: non tanto per la debolezza che ha avuto in quel momento ma piuttosto per il rammarico di essere – ne è consapevole – totalmente priva di quella grazia, anzi di quella femminilità tipica delle donne, anche di quelle di sinistra…

(7)

A un tratto questi pensieri sono scossi dal frantumarsi di alcuni vetri.
I fascisti!
O una rissa tra compagni?
Dov’è Mimmo…
Poi il fumo, tanto fumo.
Lacrimogeni!
Cazzo, la polizia fa irruzione!
Lina corre e grida per i corridoi del primo e del secondo piano.
- Sveglia! Scendete tutti a piano terra! La polizia! Non bisogna farli entrare! Mantenete la posizione compagni! Avvisate Mimmo! Ciccio! Arturo!...
E’ eccitata, in cuor suo sperava che accadesse qualcosa.
Gli sbirri sono troppi, si aprono un varco tra le barricate, subito incendiate dai compagni, e irrompono nella scuola.
Manganellate, calci, sirene di ambulanze, manette, pugni, cellulari della polizia, camera di sicurezza.
Per lei, minorenne, solo una segnalazione e una telefonata a casa, l’ennesima!
E l’immancabile scarica di calci in culo e schiaffi.
Per i suoi compagni una denuncia a piede libero, qualche pestaggio… tutto nella norma!
E’ andata benissimo.
Tre giorni di occupazione, la facoltà distrutta.
I giornali ne parleranno, anche quelli nazionali.
Ed è stata lei a proporre ai compagni quell’azione!
Ormai è ascoltata, rispettata.
La compagna Lina…

(8)

Un riflesso sui vetri attira la sua attenzione.
Si volta.
Scorge due figure armate di pistola alle sue spalle.
Il volto coperto da passamontagna.
La chiave non è ancora entrata completamente nella serratura del portone.
Non fa nemmeno in tempo a proteggersi con la valigia, colma di documenti processuali.
Un primo colpo gli esplode nel torace, procurandogli un bruciore intenso.
Fa in tempo a vedere altre due figure che si avvicinano.
Sono di spalle.
Un altro colpo.
Un dolore forte al braccio.
Poi ancora alla gamba.
Poi di nuovo al petto.
Ora è a terra, sente gridare qualcosa.
Ma non capisce.
Osserva i lampioni per strada, illudendosi che possano in qualche modo aiutarlo.
Sua moglie, suo figlio, i suoi genitori…
Come glielo diranno…
Ha sbagliato...
E’ capitato anche a lui...
Avrebbe dovuto prevederlo...
E’ stato superficiale…
E ostinato…
Il respiro è corto.
Non avverte le braccia e le gambe.
Domani c’è udienza…
I colleghi…
Il presidente…
Il figlio, la scuola, la pagella...
Il dolore si affievolisce.
Come i suoi sensi.
Dio mio… pietà di me…
Sono le diciotto e cinquanta del trenta novembre del Settantacinque.
Il giudice Nicola Giannotti è stato appena assassinato, davanti al portone di casa.
Non ci sono testimoni oculari: il condominio nel quale abitava, benché centrale, è abbastanza isolato.
A dare l’allarme è stata la stessa moglie del magistrato, dopo aver udito i colpi d’arma da fuoco ed essere scesa a controllare, già animata da un dubbio nefasto.
Quattro o cinque colpi, come confermano alcuni vicini.

(9)

Da quando il commissario Ruiz è stato colpito da un brutto male, i suoi più stretti collaboratori, Napoleone Senape e Graziano Lipari, ne ricoprono a tutti gli effetti le funzioni.
Non è stato ufficializzato alcun incarico, il loro capo non è stato ancora formalmente messo a riposo: semplicemente i più esperti poliziotti dell’ufficio politico della questura hanno deciso di sobbarcarsi oneri e responsabilità connessi allo svolgimento delle mansioni del loro diretto superiore, nonché maestro e amico.
Nessuno, ovviamente, ha trovato da ridire in questura, sia perché è noto il vincolo di amicizia che lega i tre uomini, sia perché fa piacere a tutti che qualcuno si sobbarchi le rogne altrui senza pretendere alcunché in contropartita.
Quando squilla il telefono di Ruiz, Napoleone Senape è seduto alla sua scrivania e il collega Lipari gli è accanto.
- Sono il giudice Massara da Roma. Mi ha dato il suo nome un comune amico, il commissario Randazzo. La chiamo in merito all’omicidio Giannotti.
- Mi dica, signor giudice.
- Conosco la situazione. Sono al corrente del lavoro che sta facendo insieme al suo collega, Lipari… Ho anche già conferito con il questore di laggiù… E’ d’accordo che informi direttamente voi sugli sviluppi della vicenda…
- Ha qualche novità?
- Molte, in effetti. Innanzi tutto una informativa dei Servizi in cui si esprimono perplessità sulla matrice brigatista dell’attentato. Poi c’è la conferma di alcuni rapporti da parte di personale infiltrato. E infine, si regga forte, è stato fatto trovare poco fa un comunicato delle Brigate Rosse in merito all’omicidio Giannotti!
- Un comunicato? Ma non ne sapevamo niente…
- Già. Abbiamo fatto il possibile per tenere la notizia al sicuro dalla stampa. Anche se non so per quanto ancora ci riusciremo. Del resto, il fattore sorpresa è importante…
- Mi tiene sulle spine, dottore.
- Le bierre, in un ciclostilato sulla cui autenticità i nostri esperti hanno già dato parere positivo, hanno preso le distanze dall’omicidio Giannotti e – leggo testualmente - ‘… pur non entrando nel merito dell’opportunità, dal punto di vista della strategia rivoluzionaria, dell’azione compiuta in danno di un servo del sistema, non possiamo tollerare che la paternità di una qualsiasi azione venga ricondotta al partito armato, senza essere stata da esso autorizzata né tanto meno concordata…’. Questo è quanto. Naturalmente le invierò copia di tutto…
- E’ sconvolgente! E’ la prima volta che le bierre si esprimono in questo modo…
- Sconvolgente questo? E allora quello che viene dopo?
- C’è dell’altro?
- Non nel comunicato, ovviamente. Ma abbiamo fondato motivo di ritenere che i vertici delle bierre abbiano fatto in modo – senza metterlo nero su bianco – di farci conoscere i nomi delle persone coinvolte nell’omicidio!
- Cosa?!? Sta scherzando, vero?
- I nostri esperti ritengono che abbiano voluto lanciare un messaggio non troppo esplicito, ma utile a chiarire che ogni azione politica militare deve passare tramite loro e che nessuno può fregiarsi del loro nome senza autorizzazione!
- E quindi?
- E quindi io ho qui una rosa di nomi… un elenco passato per le mani di un professore universitario, poi di un giornalista, poi di un politico…
- Chi sono, perdio?
- Si calmi, Senape. La prudenza è d’obbligo. Potrebbe anche essere un tranello. Io per telefono non le comunico nulla. E nemmeno per telescrivente. Sta per partire da Roma un maresciallo dei Carabinieri, mio fidatissimo collaboratore, che consegnerà il plico direttamente in mano sua o del dottor Lipari. Tra circa due ore e mezza dovrebbe già esserne in possesso. Me ne darà subito conferma telefonica…
- Senz’altro, dottore, ma intanto…
- Intanto il mio consiglio è di predisporre un’azione di arresto, senza però sollevare troppa polvere. Di questi tempi la stampa è sempre in allerta… Cominci a informare il magistrato incaricato delle indagini e limiti il più possibile il numero di persone a cui riferire di questa nostra telefonata!
- Senz’altro, dottore, la ringrazio…
- Aspetti. Nell’informativa troverà quattro o cinque nomi di probabili esecutori e quello di un fiancheggiatore e basista. Valuti lei come muoversi. Non debbo certo insegnarle il mestiere…
- Grazie di tutto, dottor Massara.
- Un’ultima cosa, Senape. Il ministro, e quindi il governo, vogliono che questa azione vada a buon fine perché potrebbe essere ancora più pericoloso avere a che fare con bande di ragazzi che, in tutta Italia, decidono di armarsi ed emulare il terrorismo organizzato. La situazione diventerebbe ancora più critica e incontrollabile. Ma proprio questa potrebbe essere la strategia di chi, anche all’interno delle istituzioni, vuole creare caos e panico…
- Capisco.
- Le sto dicendo di guardarsi le spalle, Senape…
- Staremo attenti, dottor Massara, non dubiti!
- In bocca al lupo, Senape. Anzi, in bocca al terrorista…



 
 

Paolo D'Amato è nato a Salerno nel 1965, città dove vive e lavora come bancario.
Si è laureato in giurisprudenza già da impiegato e avendo conseguito l'abilitazione alla professione potrebbe fare l'avvocato. Un suo racconto breve e alcune poesie sono state pubblicate sulla rivista letteraria 'Inchiostro'.
Nel 2010, ha pubblicato “Via delle Tofane e altre cronache”, una raccolta di racconti sempre in chiave noir. Nel 2012, ancora da Cicorivolta, è uscito il suo ultimo romanzo dal titolo "
Settimo".