temalibero
 
 

 

 

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titolo: "Settimo"
collana: temalibero
autore: Paolo D'Amato
ISBN 978-88- 97424-49-9
€ 12,00 - pp.145 - © 2012


 

Il corpo senza vita di un uomo, Ciro Pozzilli, viene ritrovato sul Lungomare di Salerno. Sarà il protagonista, poliziotto introverso e solitario, con i suoi più stretti collaboratori, a indagare su un omicidio apparentemente senza movente.

 

 
... e di Paolo D'Amato, leggi anche il romanzo d'esordio TEMPO e anche Via delle Tofane e altre cronache

Paolo D’Amato. Intervista all’autore di Settimo

a cura di Giuseppe Iannozzi

 

 

leggi l'articolo a cura di Aniello Palumbo dal quotidiano"ROMA" del 2 novembre 2012

leggi la recensione di Maria Serritiello per www.lapilli.eu

leggi l'articolo a cura di Marcello Napoli sul quotidiano IL MATTINO

leggi l'articolo a cura di Aniello Palumbo
da "Le Cronache di Salerno"

A Paolo D'amato, con"Settimo" il Premio Nazionale per la Cultura Giovanni Palatucci - C.E.P.I.Sclicca sull'immagine qui sopra e leggi la motivazione!!!

 

Premio Nazionale per la Cultura "Giovanni Palatucci"

clicca sull'immagine e guarda le foto

 


“Settimo” è un romanzo che si costruisce attraverso relazioni
e vicende personali (presenti e passate) dei protagonisti, intreccio di vite e di destini in parte da scrivere e in parte già scritti, toccando le corde del racconto ora più introspettivo e intimista, ora quelle
della narrativa di genere più cruda e realista.

 

Dalla redazione di 12mesi.it.
qui sotto, l'intervista a Paolo D'Amato
     
 

 

Brano tratto da "Settimo"

1

“Mi spiace averla svegliata, dottore”, si giustifica Piccoli, guardando davanti a sé. È di fianco a Speciale, che guida.
Io sono seduto dietro.
Gli spiace. Come se l’ora in cui avviene un omicidio dipendesse da lui.
Piccoli e Speciale, i miei collaboratori più fidati.
Fabio Speciale, agente scelto, e Agostino Piccoli, ispettore.
Il primo è giovanissimo, biondo, con un accento toscano che piace alle donne, attratte anche dal suo fisico aitante e dal fatto che non è sposato. Piccoli è l’esatto opposto: magrolino e scurissimo, ammogliato e con prole; ostenta una marcata cadenza calabrese.
L’uno espansivo e sempre pronto alla risata, l’altro molto più sottile e pungente.
I miei Stanlio ed Ollio, la mia armata Brancaleone.
“Non dormivo ancora, non preoccuparti.”
“La vittima si chiamava Ciro Pozzilli, pensionato di settantadue anni. Il corpo è stato trovato sul lungomare, a poche centinaia di metri dalla villa dove abitava, con la testa quasi fracassata. Viveva con la figlia, il genero ed il fratello di lui, l’avvocato Villa, lo conosce?”
“Mai coperto.”
Come sempre, Piccoli illustra il quadro della situazione nella maniera la più analitica possibile. Sa tutto di tutti, come se in questa città ci vivesse da sempre. E invece ci abita da quindici anni, prima ed unica destinazione della sua carriera. La sua precisione, sostiene, dipende dal fatto di essere un carabiniere mancato. Secondo lui i carabinieri sono migliori dei poliziotti. È il suo cruccio: padre carabiniere, fratello carabiniere, zio carabiniere, due cugini carabinieri. L’unico che non è riuscito a vincere il concorso è stato lui, per cui ha dovuto ‘ripiegare’ sulla Polizia. Non gli manca mai l’occasione di far passare una giornata senza dire: “Nell’Arma non sarebbe mai successo!”
Continua la sua esposizione, tenendo tutto a mente, senza taccuino:
“La figlia ne ha denunciato la scomparsa verso le dieci. Non avendolo sentito per tutto il pomeriggio, ha bussato alla sua porta senza ottenere risposta. Preoccupata, è entrata nella stanza del padre e non l’ha trovato. Le è sembrato subito strano che fosse uscito a quell’ora, senza avvisarla poi…”
“Te le ha dette lei tutte queste cose?”
“Sì, al telefono. Io e Speciale stavamo per passarci un attimo quando...”
“Senza avvisarmi?”
“Volevamo vedere se si poteva evitare di disturbarla, magari si era trattato di un malore, un’amnesia improvvisa…”
“Piccoli…”. Non continuo la frase. Sarebbe inutile. I miei angeli custodi mi coccolerebbero anche a rischio della loro carriera.
“Continua”, lo esorto.
“Dicevo, verso le dieci la signora Pozzilli ci ha contattati. Subito dopo, avendo notato dalla finestra della sua camera una certa agitazione sul lungomare, ha mandato il marito ad informarsi su cosa fosse capitato. Dopo la macabra scoperta, ci hanno subito ritelefonato. Ed io l’ho chiamata immediatamente. Ho mandato una pattuglia sul posto ed ho avvisato la Scientifica e la Procura.”
Non erano ancora le undici di sera quando mi è arrivata la telefonata di Piccoli, pregustavo già il momento in cui me ne sarei andato a letto.
“Allora?”, gli chiedo.
“Cosa, dottore?”, risponde lui facendo lo gnorri.
“Lo sai, Piccoli. Apri il tuo dossier segreto, ora. Mica vorrai dirmi che non sai nulla di loro?”
“Poche cose, dottore”, la verità è che vuol farsi pregare. “Il marito si chiama Lorenzo Villa, quarantaquattro anni, ha sempre lavorato con il padre, titolare di una grossa officina meccanica nella zona industriale. Poi, morto il vecchio, ha aperto una concessionaria plurimarche nella stessa area, e subito si è trasformato in facoltoso commerciante. Gli affari debbono andargli molto bene…”
“Precedenti?”
Piccoli prosegue senza rispondermi. Non ama essere interrotto durante l’esposizione del suo rapporto segreto:
“Due anni fa il matrimonio con Manuela Pozzilli. Lui somiglia a una scimmia, lei è più giovane, brillante, carina. Si dice che la Bella abbia sposato la Bestia solo per i soldi della famiglia Villa.”
“Maremma che linguaccia!”, interviene Speciale, ma subito se ne pente quando Piccoli lo fulmina con lo sguardo.
Quindi l’ispettore torna a parlare con me, stavolta voltandosi leggermente:
“Non hanno figli. Vivono nell’abitazione della famiglia di lui, una palazzina che dà sul lungomare. Al primo piano, vicino a loro, abita il fratello, Stefano Villa, giovane e rampante avvocato quarantenne. Ufficialmente è scapolo, ma si dice che sia un rubacuori – come l’agente Speciale qui al mio fianco – e che più di una signora della città abbia tentato di incastrarlo.” Piccoli non ha ancora perdonato al collega l’interruzione di poco prima.
Tento di stemperare la tensione:
“E il Kgb ti ha detto se c’erano problemi a causa di questa convivenza?”
Sorridono entrambi.
“Questo non lo so, ma non risultano segnalazioni in tal senso. Il marito della signora Manuela, Lorenzo, quando mi ha telefonato la seconda volta, mi ha detto che il suocero viveva con loro da circa un anno. Si era sistemato in un monolocale a piano terra, tra palestra, sauna e garage.”
La vettura di servizio guidata da Speciale prosegue spedita nel traffico cittadino. Ma la sirena serve a poco contro il popolo della movida del sabato notte. Ci vorrebbe un carro armato per passare.
La famosa movida. Da qualche anno ormai un popolo di nottambuli anima il centro storico. Un trionfo di fantasia, colori e musica, un’allegria da fine settimana. Ma questa è soprattutto una città d’arte, rifletto, che trasuda storia da ogni angolo, e i cui tesori sono stati talmente occultati da anni di speculazioni che i Salernitani più giovani ne ignorano totalmente l’esistenza.
“Notizie dal posto?”, chiedo a Piccoli.
“Ho detto ai colleghi di circoscrivere una zona la più ampia possibile intorno al cadavere e di tenere lontano i curiosi.”
Piccoli aspetta lo zuccherino. Rimango qualche minuto in silenzio per tenerlo sulle spine. Poi mi muovo a compassione:
“Bravo Agostì, come sempre le tue informazioni sono utilissime. Mi sembra già di conoscerli, questi Villa.”

(...)

 

 
 

Paolo D'amato è nato a Salerno, città dove vive e lavora nell'ufficio legale di una banca. Dopo la pubblicazione di alcuni racconti sulla rivista letteraria “Inchiostro”, nel 2008 ha esordito da Cicorivolta con il suo primo romanzo dal titolo “TEMPO”, un noir ambientato fra gli anni di piombo e gli anni '90 (vincitore del concorso nazionale Tammorra d'argento per la sezione narrativa e finalista al Premio Editoria Indipendente di Qualità, curato da Arcilettore). Nel 2010, ancora da Cicorivolta, ha pubblicato “Via delle Tofane e altre cronache”, una raccolta di racconti sempre in chiave noir.