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Brani
tratti da
"Ariel
(delitto a Sestri Levante)"
I
Potrebbero
dirvi
che nelle pupille trasparenti di un morto
si legge il mistero dellaldilà,
in realtà non è un gran vedere.
O. Liuc
Primo giorno.
Ore 7:30.
Lunedì 11 marzo 2013. Via Penisola Del Ponente, Sestri Levante.
Luomo di fronte a me non supera i sessantanni. Capelli bianchi
e barba accennata sotto il mento, una siringa a pochi centimetri dal collo.
È coricato supino e una piccola goccia di saliva scende dal lato
destro della bocca. Ovviamente è morto. Diversamente non sarei
in prima fila.
Ebbene sì, anche in una cittadella marittima del Levante si muore.
Daltronde la morte è una convinta democratica.
Sento di essergli inspiegabilmente vicina e lui a me. Per un attimo siamo
ununica persona.
Morire è una cosa seria, la vita invece è tutta da ridere.
Qualcuno potrebbe obiettare, ma credimi: te lo dice uno che è morto.
Francesco. Non è il momento. Sono occupata.
Lo sai che non è vero che la barba cresce nei defunti? Semplicemente
la pelle si ritrae.
Non credo che questa informazione faccia la differenza.
Questo è il tuo punto di vista, ma mettiti nei suoi panni.
Sai cosa direbbe uno psicoterapeuta?
A cosa ti riferisci?
A te nella mia testa.
Parli con la persona sbagliata. Odio il genere.
Forse li odi perché per loro tu non esisti. Non sei altro che una
mia proiezione. Ho ancora bisogno di essere salvata e mi sono creata un
angelo custode.
Non usare quella parola, per favore.
Ok. Un uomo che da unaltra realtà mi entra nella testa attraverso
il sogno. Ma dai, è assurdo.
È lunica spiegazione che ho. È come se ci fossero
due mondi paralleli e una finestra che li collega. Io posso sbirciare
attraverso questa.
Allora non sono pazza?
Non più di me.
Scusa, ma questo non mi tranquillizza.
Tra pochi minuti aprirò gli occhi e non troverò altro
che una foresta vergine di fronte a me. Credimi, a volte preferirei non
esistere.
- Tutto bene? - la voce delluomo, in piedi al freddo pungente, interrompe
i miei pensieri e i nostri discorsi.
È solo Francesco, lamico immaginario che ogni tanto
entra nella mia mente, vorrei rispondere, ma non capirebbe.
- Certo. Tutto ok.
- Sicura che non è un problema?
- Me lo chiedi ogni volta. Non sarei qui, se non lo volessi.
Luomo è Michele, commissario di polizia.
E io sono Ariel...
(...)
II
Ci sono due cose che un uomo
non dovrebbe mai fare insieme:
uccidere e amare.
O. Liuc
Secondo giorno.
Ore 18:00.
- Agli scogli?
- Daccordo, ma non riesco prima delle venti. Questo caso ha creato
scompiglio in caserma - al telefono la voce di Michele è distante.
- Mi dirai. Abbiamo tutta la sera per parlarne.
- Mi sembrava strano. Per un momento ho pensato fosse un appuntamento.
- È un incontro di lavoro, dopotutto sono il tuo consulente investigativo,
no?
Non è complicato trovarmi. Ceno sempre di fronte al mare. Sulla
lingua di scogli vicino alla scuola di vela. Sulla mia sinistra il torrente
Gromolo sfocia nella Baia delle Favole. Questa sera non è particolarmente
sporco e come un innocuo serpente entra sornione nel mare.
Interrompo la mia abitudine solo nelle serate di pioggia.
Chiudo gli occhi e ascolto il mare. Percepisco gli odori, il vento sul
viso, gli spruzzi sulla pelle. Mi siedo nellultimo scoglio, quello
sulla sinistra, piatto e bianco, dalle striature scure. Io sono lì,
in jeans, col sedere su un asciugamano e in mano una ciotola trasparente.
Il sole è tramontato da poco. Amo i colori del buio, le sfumature
della notte.
- Posso? - mi chiede Michele.
- Siediti - gli passo una ciotola stracolma di verdura.
- Spesso dimentico quanto siamo fortunati - guarda nella mia stessa direzione.
Quanto lo capisco, il mare è la mia vita.
Nessuno dice altro per una decina di minuti. Sembra stanco, ma dal suo
profumo mi accorgo che è passato da casa.
- Novità?
- Poche. È un medico. O meglio era. Lavorava in un reparto di psichiatria
per adulti in una clinica di Genova, ma questo già lo sai. Vita
tranquilla, nessuna inimicizia, almeno ufficiale. Nessuna vita di coppia
e pochi amici.
Finge di osservare un punto immaginario e aggiunge:
- Ti assomigliava.
- Sei simpatico questa sera.
- Il mio superiore chiede di risolvere in fretta. Non ci sono stati omicidi
da dieci anni a questa parte e lultimo non è accaduto neppure
a Sestri, ma a Leto. Tu non puoi ricordarlo. Un fatto alquanto misterioso,
avevo appena finito laccademia.
- È inerente al nostro caso? - indirizzo lo sguardo verso le luci
di Cavi di Lavagna, evitando il suo.
- No, almeno non penso. Ma è una storia pazzesca. Una bambina,
fuggita da una comunità socio - educativa di Pavia, porta le forze
dellordine a un frantoio isolato, proprio qui nella frazione di
Leto. Sono stati ritrovati tre cadaveri. I padroni del frantoio, padre
e figlio, e un educatore che laveva accolta nella comunità
tempo prima. Ricordo perfettamente la vicenda perché ha fatto il
giro delle caserme. Il figlio strangolato, il padre dissanguato per un
morso e leducatore, di cui mi sfugge il nome, morto per varie ferite
da arma da fuoco.
- Il ritrovamento di foto compromettenti in casa - continua - fa pensare
a qualcosa di morboso subito dalla bambina, ma non si è mai capito
cosa sia successo. Pensa che dal dna si è scoperto che tutti e
tre gli uomini avevano un legame di sangue. Si sa solo per certo che leducatore
li ha uccisi.
- Perché me lo stai raccontando?
- Per nessun motivo particolare. Mi è venuto in mente. È
successo una vita fa, non è inerente ai fatti di oggi. Era tanto
per parlare.
- Tanto per parlare potevi startene a casa. Siamo qui per lindagine.
- Che ti succede?
Succede che quelleducatore si chiama Francesco e non centra
nulla con quella brutta storia, se non per aver salvato la bambina da
quei due mostri. Io lo so, perché io sono quella bambina, non gli
dico.
Mi guarda sorpreso. Non può capire, perché io non glielo
permetto. Il mio nome allanagrafe è Laura, il nome di quella
bambina. Ma nessuno in paese conosce il mio segreto.
Non sentirti in colpa.
Se allora avessi parlato, spiegato come si erano svolti i fatti, avrebbero
capito che tu
Le cose sono andate come dovevano andare, ne abbiamo già discusso.
Limportante è che tu stia bene e ti sia fatta una vita.
Se questa la chiami vita.
- Me ne devo andare?
- Scusa. Ero sovrappensiero - mi avvicino e gli do un bacio sulla guancia.
Ok, me ne vado io.
Michele vorrebbe di più, ma non ci prova neppure. Non sarebbe la
prima volta che lo rifiuto.
- Come pensi di procedere? - gli chiedo.
- Te lho detto, il mio capo preme. Potrei semplicemente dichiarare
un delitto per furto, ma non sarebbe corretto. Poi cercheremmo lassassino,
ovviamente, ma intanto calmerei le acque e i superiori.
- Come fai a essere sicuro che il furto non centri? A quanto pare
ti fidi delle mie sensazioni.
- Certo, mi fido ciecamente di te - sorride - e in più sono stati
rubati solo i soldi, non il Panerai da cinquemila euro al polso. Non ci
vuole un genio per capire che il furto non centra. Senza contare
il motivo del decesso.
- Messaggio ricevuto. Anche se ignoro cosa sia un Panerai.
- Un orologio molto costoso. Quanto tre o quattro miei stipendi.
- E cè unaltra cosa - continua - il portafoglio non
aveva impronte.
- E allora? Forse aveva i guanti.
- A parte che questo vorrebbe dire che era un furto premeditato con una
certa attenzione e questo è già strano. Poi forse non hai
capito: non cerano proprio impronte sul portafoglio.
- Neppure quelle della vittima?
- No. Probabilmente è stato inscenato un furto, ma laver
pulito il portafoglio ci dimostra che cè qualcosa di più
complicato dietro.
- Allora lassassino ha fatto un errore.
- Se leccesso di zelo si può definire tale.
- Di cosa è morto?
- Avvelenato. Altro motivo per escludere il furto, salvo che lassassino
girasse per Sestri con una siringa di potassio e benzodiazepine, cercando
un passante al quale rubare qualche euro.
- E questo mix può uccidere?
- Più o meno. Le benzodiazepine da sole no, almeno a quelle dosi.
Ma il potassio sembra di sì. Stando al medico della scientifica
può portare alla morte se iniettato direttamente in vena e somministrato
rapidamente.
- Simpara sempre qualcosa. Prossima mossa?
- Visita alla clinica psichiatrica dove lavorava la vittima: Villa Maniero,
struttura riabilitativa paraospedaliera. Sembra che fosse un collaboratore
stretto del direttore sanitario. Un certo dottor Sgaravatti - mi risponde.
Il cielo è pulito e riusciamo a scorgere Santa Margherita, con
il personale presepio di luci.
Si avvicina e copre con la sua mano la mia. Il palmo è caldo e
la superficie del granito fredda. Mi sento in colpa. Verso di lui, verso
di me, verso quella bambina di un lontanissimo passato, verso il mondo.
Sposto la mano e mi rifugio nelle profondità del mare. Quando ero
piccola pensavo di essere una sirena, sognavo di immergermi nuda e di
non riemergere. Come se solo il mare potesse lavarmi, purificarmi. Come
se fosse lunica via duscita.
- Ariel, mi spiace, non ce la farò ancora per molto.
- Spiace a me, ma se cerchi altro, Sestri ne è piena.
- Altro? Che diamine vuoi dire? Non voglio nulla se non stare insieme.
Ci conosciamo da poco, ma non puoi negare che sia scattato qualcosa.
- Siamo insieme. Ci vediamo, mangiamo, ridiamo, passeggiamo sulla spiaggia
insieme. Ma non chiedere lesclusiva. Né sperare qualcosa
in più.
- Sei fuori strada.
- Senti! Le cose stanno in questo modo. Sei una brava persona e non voglio
mentirti. Faccio ciò che voglio, quando lo voglio. Se ti va di
essermi amico comunque, ok. Altrimenti la scelta è tua.
Si gratta la barba incolta con le dita. Mi piace quando lo fa. Mi ricorda
Francesco. Un gigante buono con i capelli lunghi e biondi, che torreggiava
sulle persone e mi sorrideva con unespressione dolce. Per la prima
volta nella mia vita mi ero sentita protetta, sapevo che nessuno mi avrebbe
più fatto del male.
- Ho già scelto, diversamente non sarei qui - la voce di Michele
mi riporta su questa terra e Francesco ha la delicatezza di non farsi
sentire.
- Non deve essere facile starmi vicino.
- Diciamo che ho risolto casi più facili.
- Non sei obbligato. Nel senso, non devi aspettarmi. Potrei non raggiungerti
mai.
- Stai dicendo tutto ciò che di meglio si può dire a un
uomo per demotivarlo, te ne rendi conto?
Ariel, sta arrivando qualcuno.
Mentre cerco di evitare i suoi occhi, le voci di due ragazzi in lontananza
attirano la mia attenzione: stanno discutendo animatamente. Si avvicinano
a noi dalla spiaggia. Percorrono gli scogli barcollando, con una bottiglia
in mano.
Michele è assorto nei suoi pensieri e si accorge troppo tardi del
loro arrivo.
- Guarda qui che bel pezzo di figa - dice il più grasso.
È vestito in jeans e ha una giacca a vento di marca. Lamico
sta dietro, ma leggermente scostato. Ci bloccano la via del ritorno.
Le sue parole sporcano il mare. Quasi solide, sembrano galleggiare come
olio sulla superficie. Laltro sorride stupidamente. Puzzano di birra.
Michele si volta.
- Abbiamo rovinato qualcosa? - continua laltro - Guarda che se vuoi
fartela, non cè problema. Noi guardiamo.
Li ho seguiti. Quasi non riuscivano a camminare sugli scogli. Non spaventarti
e ricordati cosa ti ho sempre detto: una sola mossa ma decisa. Nel caso
il tuo amico commissario non sappia difenderti.
- Ragazzi, avete già superato il limite. In tutti i sensi - le
parole di Michele sono risolute ma tranquille.
Quello a un metro da noi rutta e io sento il mare attorno a me pronto
a inghiottirlo. Non ho paura, non qui.
- Io sono
- Michele nel frattempo si è messo di fronte a
me, a difesa. Lo spazio è ridotto sugli scogli.
Non aspetto che finisca la frase. Lo supero. Alzo improvvisamente una
gamba e con tutta la mia forza sferro un calcio nei testicoli a quello
di fronte.
Cade seccamente, cerca di sedersi, ma trova un solco tra gli scogli e
ci finisce dentro. Sangue che si perde nellacqua, sangue che sporca
la superficie. Laltro tenta di alzare la bottiglia verso di me,
ma Michele nel frattempo è scattato e lo blocca da dietro senza
problemi.
Tra le bestemmie di quello caduto tra gli scogli e gli urli singhiozzanti
dellaltro, Michele li porta entrambi in caserma.
Serata finita male; per loro, intendo.
- Vieni.
Mi accompagna in ufficio, dopo aver affidato i due al poliziotto del turno
di notte.
- Ma sei scema?
- Non è un modo romantico per concludere la serata?
- Non scherzo. Poteva ammazzarsi tra gli scogli. Si è ferito la
gamba e la schiena ed è andata ancora bene.
- Erano due stronzi.
- Lo so, ma era tutto sotto controllo. Non mi hai lasciato neppure parlare.
Si sarebbero fermati appena sentito che ero un commissario di polizia.
- E allora? Non ho bisogno di nessuno che mi difenda. E se tu non ci fossi
stato?
- Non era necessario essere così violenta. Dovrei trattenerti con
loro. Belin, hai iniziato per prima. Siamo fortunati se lalcol in
corpo non gli fa ricordare nulla domattina. Potrebbero denunciarti.
- Voglio vedere se un giudice condanna una ragazzina che è importunata
da due ubriachi.
- Con te non si può parlare.
- Finito linterrogatorio? Posso andarmene o mi arresti? - mi alzo
ed esco dalla stanza senza aspettare la risposta.
E tu non hai nulla da dire?
Sono fiero di te. Anche se potevi mandare avanti lui.
Di fronte al mare non ho avuto la minima esitazione.
Non ho problemi sul fatto che potevano ammazzarsi. La vita, se si può
chiamare tale da questa parte, mi ha cambiato. Ma devi sempre calcolare
il minimo rischio per te.
Torno al mio appartamento senza rinunciare alla baia. È mezzanotte
e la vista è stupenda. Io al centro di una corona illuminata, principessa
di un mondo magico, barche di fronte a me per fuggire da questa realtà
assurda e vecchie case piene di storie da raccontare alle spalle. Il sentiero
della luna minvita a unultima avventura, ma non oggi. Ho ancora
voglia di vita.
In questo luogo sono nata. Non conosco altro del mio passato. Trovata
in una barca sporca di salsedine.
Le luci sulla sinistra riaccompagnano i miei pensieri sulla terra, nella
strada verso la collina, sulla destra invece si fermano al vecchio convento.
(...)
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Lucio
Figini nasce l'8 febbraio del '71, laureato come Educatore professionale,
sposato con Claudia e padre della splendida Giada, lavora da diciassette
anni in ambito psichiatrico e come Formatore.
Ha pubblicato: "Essere sotto le parole", (poesie giovanili,
Montedit, 2001), "Autobiografia di uno sconosciuto", (romanzo,
Arduino Sacco Editore, 2009), "La fiaba della Buonanotte" (romanzo
breve, Giallomania, 2013 e Youcanprint, 2014).
Per Cicorivolta, ha pubblicato i romanzi: "La
discendenza dell'acqua" (2011), "Sopravvivere
a un angelo" (2012), "Ariel
(delitto a Sestri Levante)" (2013), "FolleMente"
(2014), "Michelangelo
il giostraio (e le donne)" (2015), "Il
rumore di una lacrima (Le inusuali indagini dell'educatore Leonida)"
(2016).
I suoi romanzi non seguono un genere specifico, ma in essi si raccolgono,
contaminandosi, generi quali noir, giallo psicologico, mistery, fantasy,
amore.
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