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titolo:
La ladra di spaghetti
collana i quaderni di Cico
autrice Marthita Pepe
ISBN 978-88-95106-04-5
€
10,00 - ©
febbraio 2007
in copertina,
olio su tela di Andrea Tarli
Lei
ha unamica. Si chiama Oli, che sta per Olivia. È la sua
amica del cuore. Hanno vite simili, ciascuna con la propria madre.
La madre di Oli fa la cuoca al Tio Pepe. Sua madre invece lavora al
Chatam, ballerina di lap-dance. Un giorno, mentre tornano da scuola,
Olivia le confida che presto conoscerà suo padre. Perché
Oli sì e io no?, si domanda lei. E sente forte lesigenza,
la stretta dellangoscia e dello sradicamento. Cosè
un padre?
Chi è un padre senza volto e senza nome?
Due liceali alla soglia della maturità. Olivia piena di curve,
giudizio e scaramanzia. Lei, col suo torbido e lirico universo sessuale,
fra consapevole cinismo e violenta purezza, voglia indomita di farsi
una qualche giustizia da sé, attraverso i vizi,
i turbamenti, le febbrili miserie di tutti quanti i maledetti bambocci.
Ché i maledetti fondamentali sono i padri mancati, fuggiti, redivivi.
Ché i maledetti per conseguenza sono gli uomini in generale.
Inadeguati al sesso, inadeguati alla vita, inadeguati alla vera essenza
dellamore.
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Brani tratti da LA
LADRA DI SPAGHETTI
Mentre
andiamo al Tio Pepe. Tutto mentre andiamo al Tio Pepe.
Dice che dovrei togliermi il chiodo, perché quando glielo succhi,
dice, può dare fastidio.
A chi? domando perché, se parli di loro in generale, mica mi frega.
A me piace e me lo tengo. E poi, non ne ho ancora trovato uno che si lamenti.
Ci mancherebbe.
Ormai è diventato un vezzo, un tic, dice mia madre. Insomma, tiro
in bocca il labbro di sotto in modo da toccare il chiodo con quello di
sopra, e lo accarezzo lo accarezzo, lo coccolo per benino. Relax. E' la
parola giusta. Il mio antistress.
Poi dice che la dovrei finire.
"Staccati."dice"Molla 'sta storia. Non ha senso."
"C'è qualcosa che ha senso?"
Sbuffa."Non andiamo sul filosofico, eh?"
Per fortuna arriviamo e la discussione finisce. Non che mi dispiaccia,
parlare con Olivia. Ma è piena di cognizione, come dice mia madre.
Io dico che è una gran palla, alle volte. Però è
la mia migliore amica. Per dire: la storia la conosce solo lei. Nei minimi
dettagli. Quasi. Perché ci sono cose che non riesco a raccontare
nemmeno a lei. Non ce la faccio.
A quell'ora il Tio Pepe è strapieno, ma sua madre ci riserva sempre
un angolo. Così attraversiamo il locale con gli sguardi di tutti
appiccicati addosso. Oli, che ha le tette grosse, abbassa lo zaino il
più possibile indietro, per metterle in evidenza e per coprirsi
il culone. Gli uomini s'incollano alla scollatura. Io ho poco seno, però
muovo i fianchi in un modo da togliere il respiro, dicono i nostri compagni
di scuola. Da quando all'ombelico mi sono appesa una fragola di smalto
rosso, mi fissano ancora di più. Passiamo, e qualcuno dice a Olivia
"ehi, mora" e lei scuote i capelli neri, lucidi, con riflessi
blu. A me dicono "rossa naturale?" e guardano giù in
basso, più giù dell'ombelico (...)
(...)
'Sta storia, come la chiama Olivia, è cominciata a gennaio. Ero
al Chatam, dove mia madre fa lap dance. Era una serata ciucca, un sabato
di quelli che non auguri a nessuno. Olivia era per i fatti suoi. Ciondolavo
per casa nuda come un verme, indecisa se vestirmi e uscire a zonzo o andare
a letto. Mia madre si stava preparando e ogni tanto mi gettava un'occhiata.
Mi arrivavano messaggi sul cell e io li cancellavo senza leggerli. Dovevo
andare a dormire, punto e basta. Invece mia madre ha detto :"Perché
non vieni con me? Almeno impari un mestiere."
In una sera qualunque l'avrei mandata a stendere. Mi sono lasciata trascinare
dalla prospettiva di uscire, di non stare sola, di bere qualcosa e di
ridere alle spalle degli altri, in modo da avere un bel po' da raccontare
a Olivia. Ho appeso un cuore di strass all'ombelico e ho infilzato il
chiodo fosforescente sotto il labbro. Con i tacchi sono più alta
di lei. Mia madre mi osservava vicino allo specchio, mentre mi aggiustavo
i pantaloni neri e la canotta di voile. Non mi pettino mai, perciò
ho arruffato i capelli con le dita. Lei me li ha sistemati sulle spalle
e davanti, con le ciocche sul seno. Scuoteva la testa dicendo :
"Che meraviglia
"
"Ho poche tette, ma'
"
"Non è quello che conta. Te ne accorgerai."
Ho alzato le spalle con una smorfia. Ha chiamato il taxi.
Ci sono momenti in cui acquisti sicurezza. Il taxista era al volante,
come deve stare un taxista. Ma appena ci ha viste, nelle nostre mantelle
nere che si aprivano come ali, ha spalancato occhi e bocca. Giuro. Ha
anche spalancato le portiere, per farci accomodare. Senza una parola.
Guidava con lo sguardo che ballava dalla strada allo specchietto retrovisore
e, da come si comportava mia madre, capivo che doveva essere sempre così.
Lei ha accavallato le gambe - quando va a lavorare indossa minigonne inutili
- e si è sistemata le braccia sotto le tette, mettendole bene in
mostra. Guardava fuori dal finestrino, con un sorriso stampato in faccia.
Ad ogni semaforo rosso, lui si muoveva sul sedile, per vederla meglio,
e intanto buttava un occhio anche a me.
"Rossa naturale?"ha chiesto ad un tratto.
Io non avrei risposto. Mica rispondo mai. Mia madre gli ha detto: "Ci
puoi giurare."strizzandogli un occhio e lui ha ridacchiato. Mi ero
già pentita di averle dato retta.
Siamo scese davanti al Chatam, lui ha bofonchiato qualcosa e mia madre
ha riso, io sono entrata quasi correndo, fermandomi di fronte al barista,
indicandogli la bottiglia di vodka.
"Niente alcol." ha decretato mia madre.
Quando mi tallona, la detesto.
Gualtiero
è sempre molto carino. Sa che mi piacciono gli spaghetti e me li
fa preparare. Al Chatam, la cucina è piccola, non fanno ristorazione,
ma per certi clienti ci sono parecchie eccezioni. Per me, poi, Gualtiero
stravede manco fosse mio padre. C'è stata un'età in cui
ho dubitato seriamente che lo fosse. Facevo una testa così a mia
madre, ogni giorno. E non trovi che mi somigli, e guarda che il naso è
lo stesso, e vedigli le orecchie
Insomma, ne ero quasi convinta,
finchè lei mi ha detto: "Senti, se sapessi chi è tuo
padre, te lo direi." Allora, una sera, ho invitato Olivia. Gualtiero
è stato un tesoro anche con lei. Anzi, come sorpresa ci ha preparato
un gelato alle fragole da fine del mondo.
Olivia mi ha detto: "No, non è tuo padre. Le somiglianze le
vedi solo tu." Ero delusa.
"Secondo me
" ha aggiunto"Tua madre sa chi è,
ma non te lo vuole dire."
"E perché?"
Ha scosso la testa. "Le madri sono difficilissime da capire."
Per inciso : neppure Olivia sa chi è suo padre, ma dice che sua
madre lo sa.
Una volta le ho detto: "Magari crede di saperlo."
Abbiamo litigato, perché lei si è inalberata. "Mia
madre mica la dà a tutti. E' una cuoca."
Le ho risposto: "Perché, le cuoche la danno a uno solo?"
(...)
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