Intervista
a
Marthita Pepe
La ladra di spaghetti
a cura
di Giuseppe
Iannozzi
1.
Per iniziare, una domanda facile o quasi, dipende dai punti di vista:
chi è Marthita Pepe e/o chi vorrebbe essere e perché?
Marthita Pepe è una ragazza qualunque.
Se la incroci per strada, è sempre di corsa. Corre perché
è sempre in ritardo. Non ha il dono della puntualità.
E insicura, indecisa, timida. E nonostante tutto non vorrebbe
essere nessun altro.
2. Quali sono i tuoi autori preferiti, perché?
Che cosa hai imparato da loro, dai loro libri?
Due di cui ho una vera fissazione: Chuck Palahniuk
e Don DeLillo. Perché mi catturano con il loro modo di raccontare,
hanno uno stile che mi irretisce. Non so se ho imparato qualcosa da
loro. Forse il coraggio di scrivere.
3. Quando hai iniziato a scrivere è stato
per una esigenza dellanima o della mente, per un bisogno emotivo
o fideistico? Motiva la risposta, per cortesia.
Credo per tutte due le cose. Ho tentato di sciogliere
quelliceberg che sentivo galleggiare dentro, proprio come accade
alla ladra di spaghetti, portandolo alla luce, sforzandomi di analizzarne
almeno la parte emersa. Avevo bisogno di mettere nero su bianco la storia
che mi riempiva il cuore e la testa.
4. Come ti è venuta in mente la storia
de La ladra di spaghetti? E una storia di sola fantasia
o reca anche delle tracce biografiche?
Cè un nocciolo di verità.
Poi ho ricamato intorno.
5. A questo punto, la domanda è obbligatoria:
sappiamo che la protagonista è una rossa naturale:
tu sei una rossa naturale? Indipendentemente dalla risposta, quanto
cè di te nella protagonista che hai disegnato nel tuo romanzo?
No, non sono rossa. Nella protagonista ho riversato
la mia rabbia, la mia voglia di tenerezza e di amore. Il mio desiderio
di un uomo che non abbia ansie di prestazione, di nessun tipo. Ma non
ho la sua sfrontatezza e nemmeno la forza di tirare fuori la furia che
a volte mi invade.
6. La ladra di spaghetti è una ragazza,
notevolmente affascinante, per certi versi fragile, innamorata soprattutto
della vita: gli uomini per lei sono tutti maledetti. Senza
svelare troppi particolari della trama, perché una ragazza, o
una donna, a un certo punto decide che sì, è meglio essere
single e mandare al diavolo gli uomini?
Forse perché si aspettava troppo da loro
ed è stufa di delusioni. Non ha più voglia di mettersi
in gioco, di rischiare unaltra ferita. Ma io non la penso così.
Anche se adesso sono single, non riesco ad immaginare una vita senza
un uomo. Lo vedo accanto a me, magari mentre sbuffa per il mio muso
lungo, ma comunque vicino.
7. A tuo avviso cè una differenza
sostanziale fra chi solamente si spaccia per macho e chi invece è
un uomo perché così ha voluto il caso?
Non credo. Non sostanziale. Il macho per finta
ha insicurezze di fondo che vuole nascondere, ma spera di trovare una
donna con cui non dover fingere. Chi si accetta come uomo ha comunque
la difficoltà ad essere accettato per quel che è. Il primo
si è già messo una maschera. Il secondo magari si sentirà
obbligato a farlo per conquistare una donna che gli piace. Non so se
ho risposto in modo corretto alla tua domanda. Forse ho riversato qui
la difficoltà che abbiamo tutti a essere noi stessi, al di fuori
di schemi che sembrano obbligati.
8. La ladra di spaghetti non disdegna di farsi
delle marchette: non prova vergogna a vendere il suo sesso perché
consapevole che non sta vendendo lamore. Possiamo dire che in
certe situazioni è una marchettara, e perché?
E una marchettara serena, perché
ha capito che il suo corpo piace e lo usa quando le conviene. Lo affitta.
Ecco, direi che lo affitta, perché lei ne rimane la padrona.
9. Chi è la figura paterna, che cosa simboleggia
per la ladra di spaghetti che mai lha conosciuto il padre? Vuole
forse conoscere il padre per emulare lamica Oli (Olivia)?
Credo che la ladra di spaghetti prenda la scusa
di emulare Oli, ma in realtà covi da sempre il desiderio di sapere
chi è suo padre. E unesigenza cresciuta con lei.
Lha vissuta un giorno dopo laltro come una privazione. E
il negato dalla vita, che lei percepisce come un suo diritto.
10. Nella vita reale, nella tua, hai unamica
che è un po come la Oli che troviamo così tanto
prorompente ne La ladra di spaghetti?
Sì, cè. Mi sono ispirata a
lei, descrivendo Oli. Infatti mi ha diffidata dal riprovarci. E dire
che le ho cambiato nome
11. Perché gli spaghetti? Come ben saprai
i bìgoli sono i vermicelli, ma la parola bìgolo si adatta
anche a un contesto più volgare per indicare il pene maschile.
Dunque: perché proprio gli spaghetti? Essi hanno un valenza o
un valore fallico nellimmaginario di uomini e donne, e quale nel
tuo romanzo?
Li paragonerei sperando di non sembrare
troppo presuntuosa alla madeleine di Proust. Evocazione. Sono
davvero il mio piatto preferito. Sono stati la prima lezione di seduzione
appresa nella vita. Erano venuti a prendermi a scuola non chiedermi
chi e stavamo mangiando in silenzio gli spaghetti al tavolino
dangolo di una trattoria. Ho percepito qualcosa di insolito e
ho alzato gli occhi, sorprendendo lei in quel gioco descritto nel mio
romanzo. Una folgorazione. Inequivocabile anche per una bambina. Quel
giorno non sono più riuscita a mangiare, ma dal giorno dopo ho
iniziato le prove davanti allo specchio.
12. Con La ladra di spaghetti hai
voluto suggerire un messaggio morale o amorale a chi lo leggerà?
E se sì, quale?
Assolutamente no, non cè nessun messaggio
di nessun tipo. E un racconto e basta.
12bis. La ladra di spaghetti può
essere inteso in una coniugazione erotica tutta al femminile? Motiva
la risposta.
Sì, nel mio racconto lerotismo è
un gioco che solo una ragazza può giocare in quel modo. E anche
quando diventa pesante, è con una cattiveria che solo una donna
può avere.
13. Una domanda leggermente cattiva: a chi consiglieresti
di leggere La ladra di spaghetti, oltre agli amici? Per
quale motivo?
Lo consiglierei alle madri che hanno paura a trasmettere
dolcezza. E ai padri che hanno paura di essere uomini con figli.
14. Credi che oggi come oggi esista una narrativa
al femminile capace di contrastare la dittatura editoriale sempre più
maschilista?
Non farò nomi, non ce nè bisogno.
Ci sono scrittrici bravissime. Piuttosto non parlerei di contrastare.
Mi piace pensare che siete così diversi da noi donne da non poter
fare a meno di noi, in tutti i sensi. Non è vero?
15. Quali i tuoi progetti per il futuro? Hai già
in mente la traccia del tuo prossimo romanzo?
Lo sto scrivendo.
16. Confidaci un tuo segreto o un tuo sogno nel
cassetto
I segreti sono segreti. E i sogni si tengono stretti
nel palmo della mano finché non si vede cadere una stella.
Grazie Marthita, sei stata molto generosa a voler
rispondere a così tante domande, alcune delle quali, non lo nego,
un po imbarazzanti e perfide!
Ti auguro il meglio. Hai scritto un gran bel romanzo, che si lascia
leggere tutto dun fiato, o meglio: che si lascia divorare proprio
come un buon piatto di spaghetti con un filo di olio doliva e
una bella grattata di parmigiano reggiano.
(leggi
anche la recensione di Giuseppe Iannozzi)