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Dalla
Nota introduttiva di Federica Pistono
(...)
I
racconti della prima parte sono caratterizzati dalla presenza degli stessi
protagonisti che, come in un gioco di scatole cinesi, costruiscono una
vicenda dal respiro più ampio di quello di un racconto breve.
Anche i luoghi dellazione sono sempre gli stessi. Ci troviamo in
Palestina, precisamente in Galilea, nel 1948: il Mandato britannico volge
al termine, siamo ormai alla vigilia della proclamazione dello Stato di
Israele. Il popolo palestinese lotta per la sopravvivenza, per evitare
quella che ben presto sarà la Nakbah, la catastrofe, la perdita
della patria, della terra, la diaspora e lesilio.
Alla resistenza partecipa anche una famiglia di Majd al-Krum, piccolo
borgo della Galilea. Protagonista assoluto è il diciassettenne
Mansur, detto il Piccolo, in quanto figlio minore: è lui che prende
in prestito dallo zio Abu al-Hasan il Martina, un vecchio fucile turco,
per partecipare alla resistenza a Safad, città in cui affronta
unesperienza di guerra e di morte che marca il suo passaggio dalladolescenza
alla vita adulta, segnandolo per sempre.
(...)
Oltre a ciò, vere protagoniste della storia, o meglio, delle storie,
sono le armi: fucili, pistole, mitragliatrici, cannoni, mortai, in mano
a Palestinesi, Ebrei o Inglesi: oggetto di desiderio, di rapina, posta
in gioco di imprese folli dirette a conquistarle o a difenderle. Senza
le armi, infatti, è impensabile la guerra stessa.
Larma, specialmente il fucile o la mitragliatrice, rappresenta,
per il Fiday, il combattente palestinese, il simbolo delletà
adulta, ma soprattutto lunico mezzo per partecipare alla lotta.
(...)
Tutta la prima parte del libro può dunque considerarsi una canzone
di guerra, cantata prevalentemente dalle armi da fuoco.
(...)
La
seconda sezione del testo è, effettivamente, una raccolta di racconti
brevi: Kanafani abbandona i personaggi della prima parte per condurci
in un mondo che, pur essendo sempre la Palestina del tempo della Nakbah,
non è necessariamente un teatro di guerra.
Nel racconto La banconota,
assistiamo alle tribolazioni di un ragazzino, figlio di una famiglia numerosa
e incattivita dalla fame, per la conquista del pane quotidiano.
Nel racconto La chiave,
tutta la vicenda ruota intorno a unantica e misteriosa chiave a
forma di scure, simbolo della casa, della famiglia e della continuità
tra le generazioni.
Nel racconto Salman,
il protagonista affronta la tragedia della distruzione del proprio villaggio
ad opera dei soldati israeliani rivivendo, al tempo stesso, un angoscioso
episodio della propria vita militare che lo ha segnato per sempre, fino
alla confusione di passato e presente, realtà e immaginazione.
Nel racconto Hamid,
il protagonista, oppresso fin dallinfanzia dai pettegolezzi sulla
propria sorella fuggita di casa, sceglie la sordità, esponendosi
direttamente alla detonazione di un cannone a distanza ravvicinata, per
ottenere un isolamento silenzioso dove dimenticare la meschinità
del mondo.
Le problematiche di questa seconda parte comprendono, dunque, non solo
i temi della guerra e della difesa della patria, ma anche quelli della
povertà, della lotta per la sopravvivenza, della solidarietà
familiare, dellalienazione mentale di fronte a unesperienza
inaccettabile, del rifugio in un mondo di silenzio per sfuggire a voci
che è diventato impossibile ascoltare.
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L'8
luglio del 1972, con un ordigno esplosivo, veniva assassinato, a Beirut,
lo scrittore e intellettuale palestinese Ghassan Kanafani. Accompagnato
dalla nipote sedicenne Lamis, in quel giorno di caldo umido e particolarmente
insostenibile, salì sull'auto parcheggiata proprio davanti a casa.
Girò la chiave, e non appena mise in moto saltarono in aria.
L'opinione più diffusa nel mondo arabo dice che si trattò
di una vendetta del Mossad contro un attentato terroristico in Israele,
attribuito al "Fronte Popolare di Liberazione della Palestina"
di cui Ghassan Kanafani era portavoce.
Nato nel 1936 ad Acri (in arabo: 'Akka), citta' costiera della regione palestinese,
da una famiglia della borghesia araba, (il padre era uno stimato avvocato),
nel 1948, in seguito alla costituzione dello stato d'Israele, Kanafani subì
le stesse vicissitudini di migliaia di connazionali: l'espulsione e l'esilio.
Dapprima si rifugiò con la famiglia nel Libano del sud, dunque in
Siria, dove nel 1955, pur coltivando incessantemente gli studi di letteratura
e la passione per la pittura e il disegno, lavorò come insegnante
nella scuola elementare di un campo profughi dell'UNRWA (United Nations
Relief and Works Agency), l'ente dell'ONU per l'assistenza ai rifugiati
palestinesi. Fu in questo periodo che seguendo i corsi all'Università
di Damasco entrò in contatto con George Habash, leader del Movimento
Nazionalista Arabo, fautore degli ideali socialisti e successivamente fondatore
del Movimento Popolare di Liberazione palestinese.
Nel '56, il ventenne Ghassan Kanafani si trasferì nel Kuwait per
insegnare disegno. Nel 1960, già noto per il suo impegno di artista
e intellettuale, convinto dallo stesso George Habash, rientrò a Beirut,
dove cominciò una brillante carriera giornalistica e politica che
culminò, nel 1969, con la direzione di al-Hadaf (L'Obiettivo), l'organo
ufficiale del FPLP che diresse fino all'ultimo dei suoi giorni. |
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Ghassan
Kanafani
fu autore di racconti e novelle ispirati all'esempio della "letteratura
militante" di Jean Paul Sartre, scrisse articoli giornalistici, storie
e romanzi che sfociarono in un gran numero di pubblicazioni politiche
e letterarie. Il 1961, lo stesso anno in cui si unì in matrimonio
con l'insegnante danese Anni, segnò la svolta della sua carriera
letteraria: fu dato alle stampe il romanzo breve dal titolo "Uomini
sotto il sole", intensa, emozionante e sempre attuale storia di tre
confinati clandestini che, rifugiatisi dentro un'autocisterna con la speranza
di emigrare in Kuwait, verso la prosperità, vi moriranno asfissiati
durante una sosta in mezzo al deserto. Tre sventurati che, allettati da
un sogno di agiatezza, in realtà inseguono un improbabile riscatto
dalla perdita della patria e con essa dalle opportunità mancate,
pagando con il prezzo stesso della vita l'inseguimento di una speranza
impraticabile.
Ben presto si rivelò il più celebrato romanzo nella letteratura
araba contemporanea, e fece di Ghassan Kanafani, ancora molto giovane,
il modello intellettuale di tutta una generazione. Il regista egiziano
Tawfiq Saleh realizzò dal libro un famoso film dal titolo "Gli
ingannati".
Kanafani entrò a pieno diritto fra i cosiddetti scrittori "della
resistenza", ossia quel gruppo di intellettuali palestinesi che votarono
la loro trascinante ispirazione di testimonianza creativa al servizio
della patria occupata. Ogni angolo del suo stile asciutto, profondo e
delicato, trae ispirazione dalla tragedia personale e insieme da quella
del suo popolo, con l'assoluta e oggettiva capacità di trascendere
dal particolare, per rappresentare l'universalità di stati e condizioni,
che in diverse epoche storiche, senza soluzione di continuità,
uomini e donne, si sono trovati a subire e a fronteggiare: l'espatrio,
la guerra, il sopruso, l'oppressione.
Così Kanafani è considerato dalla critica araba e dagli
specialisti occidentali uno dei massimi scrittori arabi contemporanei
e molte delle sue opere sono state tradotte in tutto il mondo.
Tra i suoi scritti più significativi tradotti e pubblicati in italiano
citiamo:
Ritorno a Haifa - La madre di Saad, edito da Ripostes e da Edizioni
Lavoro, trad. Isabella Camera d'Afflitto; La morte nel letto numero
12 in Palestina, la terra più amata - Voci della letteratura
palestinese, ed. Il Manifesto, a cura di P. Blasone e T. Di Francesco
Uomini sotto il sole, edito da Ripostes e da Sellerio, trad. I.
Camera d'Afflitto; Se tu fossi un cavallo e altri racconti, Jouvence,
trad. A. Lano, presentazione di I. Camera d'Afflitto; La terra delle
arance tristi e Solo dieci metri in Narratori arabi del '900,
Bompiani, trad. I. Camera d'Afflitto; Laltra cosa (Chi ha
ucciso Layla al-Hayk?),
Cicorivolta Edizioni ne i quaderni di Cico, trad. di Federica
Pistono; Uomini
e fucili,
Cicorivolta Edizioni ne i quaderni di Cico, trad. di Federica
Pistono; L'Innamorato,
Cicorivolta Edizioni ne i quaderni di Cico, trad. di Federica
Pistono.
Nella
vasta produzione letteraria di Kanafani ricordiamo anche le tre opere
teatrali:
La porta (1964), in Palestina Dimensione Teatro, Ripostes, trad. C. F.
Barresi; Il
Cappello e il Profeta
(1967), pubblicato da Cicorivolta ne i quaderni di Cico,
trad. di Marco Criscuolo; Ponte
per l'eternità,
ancora ne i quaderni di Cico, trad. di Marco Criscuolo, Cicorivolta
Edizioni.
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