iannozzi-cicorivoltaedizioni

 

Fabrizio Bianchini, autore de ‘La banda del grano ’, ‘Cose sfiziose ’, ‘TENAX’, intervistato da Iannozzi Giuseppe aka King Lear

1. TENAX è la tua ultima fatica letteraria, un romanzo che ci catapulta dritti negli anni Ottanta, in un periodo storico che ha visto l’industria dell’immagine, della musica facile, dello sballo a tutti i costi, illudere tanti giovani che la felicità fosse a portata di mano senza il bisogno di credere o avere degli ideali. Oggi, nel 2012, a distanza di trenta anni, la civiltà dell’immagine è tornata prepotente a dominare e a controllare le menti di molti giovani. Lady Gaga è il modello cui tutte o quasi vorrebbero somigliare. E’ lei l’idolo. Se Diana Est ha consegnato alla musica tre soli singoli, Lady Gaga è invece riuscita a penetrare nella testa dei giovani (e non solo) con una prepotenza scevra di qualsivoglia talento. Ciò detto, Fabrizio Bianchini, a tuo avviso, è oggi possibile dire che la vuotezza degli anni Ottanta è risorta dalle sue ceneri per imporsi nell’attuale momento storico?

Credo piuttosto che il momento storico attuale sia una prosecuzione degli anni ’80. tutto è partito da lì.
In quegli anni è stata segnata una svolta: prima eri uno sfigato se non facevi politica, di colpo eri uno sfigato se la facevi.
Ho sempre avuto in mente che la musica abbia segnato una svolta fondamentale. Il punk, che avrebbe dovuto essere rivoluzione, ha invece distrutto. e dalle macerie è sorto il disimpegno totale. Non a caso “La febbre del sabato sera” è il più eclatante fenomeno post punk.

2. Tenax (brano del 1982) è stata una delle poche hit di Diana Est. Nel testo della canzone veniva parafrasato anche Seneca: “Sed modo senectus morbus est… carmen vitae immoderatae hic est”. Diana Est cantava: “Una notte estetica/ un inconscio fragile/ la finzione scenica/ psicanalizzatemi/ una nuova immagine/ per un sogno complice/ non è più credibile la normalità/ forse è già mattino e non lo so/ un mondo latino inventerò/ Tenax, Tena-Tenax”. Il mondo di Diana Est è quello di Pretty, di Fabrizio, basato sull’immagine, su un inconscio fragile quanto oscuro. Perché proprio Diana Est è l’idolo dei protagonisti del tuo romanzo?

Perché era una ragazza tanto gnocca, e perché è legata indissolubilmente ai miei ricordi dell’epoca. La sua canzone, scritta fra l’altro da Enrico Ruggeri, è il manifesto di quegli anni. Diana era la più vera, autentica, tanto che si è esiliata abbandonando lo star system.

3. A chi hai guardato immaginando il personaggio di Fabrizio Luciani, in arte Pretty?

Allo stereotipo dei dj dell’epoca. negli anni ’80 un dj era una star: coccolata, viziata, strapagata.

4. C’è anche un po’ di te in Pretty-Fabrizio, e se sì, in che misura?

E dài Iannozzi, anche tu cadi nella domanda sull’autobiografismo?

5. Pretty non ama i genitori, troppo borghesi, troppo grigi, perché possano entrare nel suo cuore e occuparlo. Diverso è invece il rapporto con la nonna. Ed è la nonnina a regalare a Pretty una Bibbia, una versione integrale, affinché la prenda in mano e la sfogli. Qual è il rapporto fra Pretty e la fede cristiana? E tu, Fabrizio Bianchini, credi in un Dio, o preferisci credere nella new wave degli anni Ottanta e nel Commodore 64?

Pretty non ha un rapporto con la fede, dal romanzo si evince chiaramente, soprattutto nel finale quando compie un determinato gesto. In questo c’è sicuramente Fabrizio Bianchini. Sono serenamente epicureo: se un dio, un creatore, esiste, non si interessa di noi, e non vuole o non è in grado di darci una vita più lunga di quella che abbiamo a disposizione. Siamo di materia e l’esistenza è tutta qui, non c’è altro.

6. Gli anni Ottanta sono stati, forse per antonomasia, gli anni della coca, delle piste, della scimmia sulla schiena. Fabrizio non è un cocainomane, ma quando è depresso non disdegna di spendere mezzo milione di lire per tirarsi un po’ su. Oggi c’è roba ben peggiore della coca, roba che ti frigge il cervello al primo colpo se sei dannatamente sfigato, ma ieri la coca era una moda. Tu, Fabrizio Bianchini, come hai vissuto gli anni dei Depeche Mode, dei Simple Minds, dei Soft Cell, di Gazebo, di Rettore…?

La coca era una moda per ricchi, visto i prezzi all’epoca non proprio accessibili. Io non tiravo coca, ero comunque uno dei tanti fighetti che conducevano un’esistenza da sabato sera.

7. TENAX è una storia che guarda soprattutto al mondo giovanile, alla cultura (di basso profilo, popolare) degli anni Ottanta. Quel che c’è stato in quegli anni è proprio tutto da buttare, o c’è qualche cosa di salvabile?

Salviamo la musica. La cosiddetta soap-music di quegli anni, vista l’immondizia odierna, è sicuramente da rivalutare. Sopra hai citato i Depeche Mode, assolutamente grandiosi, e i Simple Minds, anch’essi sempre fra i miei preferiti.

8. Pretty s’innamora di Chiara, ma non per questo rinuncia alle altre fighette che se lo filano perché dj in una discoteca d’un certo prestigio. Tuttavia, ad un certo punto, Chiara lo mollerà. E’ una mia impressione sbagliata, o Pretty è poi solo un dongiovanni da strapazzo, che si crede un novello Mozart della consolle, incapace di instaurare un serio rapporto con una donna?

Non è una tua impressione. L’unica cosa su cui non sono d’accordo riguarda il “mozart della consolle”. Pretty si definisce, in un passaggio del romanzo, “uno scalcinato dj di provincia”. Diciamo che lui approfitta del suo status per rimorchiare. è cosciente del fatto che se non fosse un dj, difficilmente avrebbe un tale successo con le donne.

9. TENAX potrebbe essere una sorta di ideale continuamento di Jack Frusciante è uscito dal gruppo?

Non l’ho letto…

10. Alla fine tutto o quasi si risolve in tragedia. E’ forse questo il destino che si è scritto di suo pugno chi giovane negli anni Ottanta?

In effetti il finale è una metafora. Chi ha vissuto gli anni ’80 e si guarda indietro, non trova nulla.

11. C’è una morale o un insegnamento condivisibile in TENAX?

In parte ho risposto appena sopra. TENAX è un romanzo che dietro il belletto delle luci da discoteca nasconde un’atmosfera cupa, angosciante. Non c’è esaltazione di quel particolare periodo, forse nemmeno condanna. E’ un affresco crudo e reale, perfino spietato, di un’epoca.


 

TENAX

e inoltre:

Tutto il TENAX di Fabrizio Bianchini
per ritrarre gli anni Ottanta della disco
di Iannozzi Giuseppe aka King Lear