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Tutto il TENAX di Fabrizio Bianchini
per ritrarre gli anni Ottanta della disco
di
Iannozzi Giuseppe aka King Lear

Fabrizio Bianchini cavalca gli anni Ottanta, conducendo il lettore in una società schizzata come quella del miglior Enrico Brizzi. Ma Pretty, o Il Maestro, all’anagrafe Fabrizio Luciani, non è un novello Jack Frusciante, è invece un dj che vive il canto del cigno di tante notti sciupate in discoteca.

Pretty è poco più d’un ragazzo che tira su un milione di lire o giù di lì facendo il dj. Di seguire le orme dei genitori, grigi borghesi, non tiene alcuna voglia. Il rapporto con il padre e la madre semplicemente non esiste, perlomeno dal suo punto di vista: lui li disprezza per la loro immobilità e loro non fanno niente per avvicinarsi al figlio, si limitano a sopportarlo perché se non altro non grava sulle spese di famiglia.
Pretty vive per la pista da ballo, per la dance degli anni ’80: è un dj molto quotato e rispettato dai giovani come lui; tuttavia non ha ancora adempiuto agli obblighi di leva, e prima o poi la cartolina lo strapperà alla sua esistenza felice e non poco stronza. Nel frattempo Fabrizio continua a ripetersi che di Pretty ce n’è uno e uno solo. Il Papero e il Marmista sono i suoi amici più intimi, il primo uno che parla come un papero mangiandosi tutte le esse, il secondo una sorta di Frankenstein con poco cervello.
Per Pretty c’è la discoteca, non c’è altra vita che conosca. Come dj le sciacquette che gli fanno il filo non sono poche e lui ne approfitta, una sgommata e via. E’ un gran scopatore, una macchina del sesso, e non gl’è mai capitato d’innamorarsi. Passa con estrema facilità da un letto a un altro, fa l’alba, torna a casa a mattino fatto, mezzo ubriaco e con la bocca impastata di nicotina: è convinto di non aver bisogno di altro. Ciò non ostante intuisce che gli anni Ottanta sono oramai al tramonto, che non si può sperare di rimanere giovane e fico per sempre: un giorno si sveglierà, dopo aver fatto il militare, e davanti a sé troverà il vuoto. E’ questo quasi sempre un pensiero fugace, e però c’è e quando c’è non può ignorarlo.

Insieme al Papero e al Marmista, girovagando nei pressi di Macerata, Pretty aspetta il grande evento, il concerto di Diana Est che si terrà all’Image, nel locale dove lui si lavora i dischi. Per Fabrizio l’arrivo di Diana Est è un evento a cinque stelle, il massimo che ci si possa aspettare dalla vita; e a dirla tutta, per tutti i giovinastri di Macerata e dintorni il concerto della diva rappresenta il QUID delle loro esistenze senza né rotta né direzione.
Pretty s’innamora di Chiara, anche se fatica ad ammetterlo, perché lui è Pretty, è il dj e un dj della sua fama non può permettersi di cadere in amore.
All’improvviso la fragilità delle esistenze condotte da Pretty, il Papero e il Marmista verrà travolta da una frana di proporzioni immani. Il Tenax che Fabrizio usa per tenere in ordine i capelli non servirà a renderlo più bello o presentabile davanti ai tragici eventi che lo piegano, forse spezzando per sempre la dissolutezza che spesso s’accompagna a una gioventù vuota di ideali e prospettive.

Con TENAX l’autore Fabrizio Bianchini, dopo il grande successo incontrato con La banda del grano e Cose sfiziose (entrambi per Cicorivolta Edizioni), dimostra di non aver nulla da invidiare al migliore Enrico Brizzi o Giuseppe Culicchia. TENAX è perfetta fotografia sgranata degli anni Ottanta, che merita a pieno titolo di stare fra Jack Frusciante è uscito dal gruppo e Tutti giù per terra.

 

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