Mattia Zadra
Vedere
Recensione
di Fabio
Carroccia
Mattia Zadra ha solo 19 anni, ma possiede già un sensibilità
alla vita, alle emozioni che la contraddistinguono, fuori dal comune,
una sensibilità percipibile solo nei più estrosi e introspettivi
artisti, una sensibilità che la stragrande maggioranza dei suoi
coetanei si sogna, e che probabilmente non avrà mai."Vedere"
è un romanzo punto, ma "Vedere" non è solo inchiostro
battuto su carta ruvida, "Vedere" è un'emozione, un
palpito di tensione pulsante pagina su pagina.Il ritmo ti serra e ti
tiene imprigionato in questa cella d'inquietudine e disperazione, d'amore
e d'amicizia, una cella colma di tutte quelle sensazioni che accompagnano
la vita di ogni essere umano.Stiamo parlando di un boccone succulento
e burroso che si mastica lentamente, assaporandolo, cercando di carpirne
ogni piccola porzione di gusto per trovarci dentro ogni piccolo lembo
di piacere.Lo stile di Zadra è semplice seppur ricercatissimo,
ma dall'immediatezza e dall'impatto travolgente, capace di avvicinare
sia il lettore veterano che il novello, proprio perchè è
così, semplice e cauterizzante allo stesso tempo.Le pagine del
libro ti scivolano via con dolcezza, velocemente, ti attraggono come
resina, puoi sentirle tue, puoi inseguirle, ma sai che ti macchieranno,
pagina dopo pagina ne resti invischiato tuo malgrado, ma la cosa ti
piace, ti piacerà eccome.I rimandi a Chuk Palahniuk sono i più
disparati, e chi ha letto Chuk ne riconosce subito lo stampo in questo
giovane scrittore, che a mio modesto parere ha una strada asfaltata
da percorrere."Vedere" non sarà certo un romanzo illuminante
ma come opera prima di un ragazzo poco più che adolescente c'è
da lasciarci riflettere.Questo libro non va "visto" con gli
occhi, ma va inteso con lo sguardo dell'anima, quell'anima che tutti
noi spesso teniamo nascosta."Vedere" per molti aspetti ha
già visto te, prima che tu ti accorga di lui ed inizi a leggerlo.Personalmente
ho segnato il nome di Zadra sul mio taccuino, non vedo l'ora (Scusate
il gioco di parole) di riavere tra le mani una sua nuova opera.
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