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... e di Fabio Carroccia, trovi anche IBRIDI (racconti avvitati e svitati)

titolo: "UBRIACHI"
collana blocknotes
autore Fabio Carroccia
ISBN 978-88- 95106-81-6
€ 10,00 - pp.137 - © 2009


Racconti al massimo della potenzialità alcolica.

Questo libro è chiaramente dedicato a me e solo a me stesso, che purtroppo dopo 10 anni di onorato servizio mi sono beccato la gastrite cronica e di alcolici ormai potrò sentirne al massimo l'odore.
Allora ho pensato questo, vi propino delle storielle, da ubriachi, alcune le ho vissute in prima persona e ve le racconto, di alcune ne sono stato testimone e quindi vi racconto anche queste, e altre sono frutto della mia immaginazione, fatta spesso di visioni che mi sono passate nella testa nel momento in cui il mio tasso alcolico ha sfiorato il coma etilico.
Ok ci siamo? Calmi, calmini, spero di divertirvi, farvi riflettere e di non schifarvi in alcuni tratti, anche se ammetto che schifarvi sarebbe per me come tornare ad ubriacarmi...

 


 

Brano tratto da "UBRIACHI"

“Pavimento Liquido”

E' soltanto un labirinto di incroci dinastici.
Vedo la pazzia oscillare scialba come un ubriaco.
Penso a Sfigati, mangiammerda, pseudoserialkiller da borgo meccanico.
Il pavimento quella sera sembrava liquido, un trip eccezionale, un pavimento freddo, di marmo grigio, increspato come la superficie del mare.
Tu bloccato ci navighi sopra su una sedia stile primo Rinascimento, e sei immobile, non ondeggi, ma il pavimento è d'acqua, il pavimento ondeggia, uno stupido lastricato di marmo che diventa liquido, semovente, vivo.
E tu sei immobile, sempre, e l'osservi.
Provi a guardare un bicchiere ed è la stessa storia, il bicchire danza, su se stesso, sulla sua base, sembra un invertebrato, un flaccido del cazzo, grasso di vetro ondeggiante.
Poi guardi la più classica delle scene.
Ubriachi, i soliti 4 stronzi, i soliti vitafobici, tecnicamente intelligenti ma mentalmente stupidi.
Automi senza cervello, senza idee, senza una donna all'infuori dello schermo del pc.
Gente così talmente demente da farti impallidire, cerebrolesi pieni di sé.
Convinti, credenti, belli a sentir loro.
Lì, prosecco, bicchiere obeso, e sorriso da ebete, nella convinzione più subdola e triste, di credersi ok, autonomi, inseriti.
Con la fotuttissima idea di piacere, di piacersi, di avere speranza.
Riempirsi gli occhi e la testa della bellezza di donne altrui, sentirsi gonfi, impasticcati di vanagloria, in overdose di fiducia dei propri mezzi, in claustrofobia di idee sensate.
Averci 30 anni, sentirsene 50 e dimostrandone 10.
Roba da altro mondo, roba da ospedali psichiatrici.
Ma tu sei lì, testimone e spettatore di questo dissacrante teatro degli orrori.
Sei in trip è vero, ma non hai bevuto nulla.
Pensi sarebbe bello sventrarli con un machete, farne bistecche da arrostire e avanzi da conservare in congelatore.
Al contempo ti sembra inutile, capisci che gli faresti un favore, sarebbe da mangiaprozac.
Allora ti uniformi, ti mascheri, ti vesti di imbecillità, e ti metti alla loro mercè.
Ti rendi ridicolo al loro giudizio, li fai ridere di te, e gli riempi l'ego.
Per diventare più furbo devi sceglierti un avversario più furbo.
Loro non lo sono, non lo saranno mai, ma devi farglielo credere.
Devi suturare con stupidità le loro ferite, devi riempire le loro vite stupide, piatte, senza senso.
Vite che in cuor loro sanno, e ne sono certi, sono vite dimmerda, ma continuano ad illudersi.
E tu li fai illudere, gli dai la convinzione che sono migliori di te, migliori di tutti, capi al centopercento garantito made in man.
Poi, quando sei inoffensivo, quando stanno per sopraffarti e si avvicineranno a te, lì, in quel preciso momento sferrerai il tuo ignobile colpo, la tua vigliacca bastonata, la tua giustizia divina.
Una coltellata calma, calda, benassestata, un solo colpo dolce e mortale, improvviso inaspettato.
Passarti la lama sulla lingua, leccarla, e ridergli in faccia guardandoli morire.
In fondo, c'è stupore, il pollo sarai sempre tu caro amico, ma il pollo che cuoce lento al forno quello non sei tu, quello sono loro.
E ridi, e riderai a crepapelle.
Alto, enorme, gigantesco, ma nascosto, sempre, e per sempre eternamente nascosto, e che nessuno lo sappia mai, per carità!

(...)



 

Fabio Carroccia è nato a Fondi (provincia di Latina) nel 1984.
Definito dagli amici un Fallito senza speranze e arrogante per giunta, ha frequentato parecchie scuole prima di diplomarsi, qualche università prima di abbandonare definitivamente ogni idea di studio e infine svariati lavori prima di avere la certezza assoluta che lavorare gli fa schifo e lo annoia. Attualmente sbarca il lunario facendo l’assicuratore, occupazione che definisce noiosa ma quantomeno poco impegnativa. Segretamente sogna, e ne è quasi convinto, che un giorno aprirà una libreria nella sua città con conseguente salotto culturale, appagando così, in parte, il sogno vero che è quello di fare lo scrittore di mestiere, ma che sa non si avvererà mai.