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La finestra sulla luna
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"OLTRE (laddove han luogo le stelle)" "INFINITO (laddove noi fummo in altre ere, laddove noi anche siamo)" di prossima pubblicazione.
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"Ha una radice profondamente romantica, non nell'accezione più comune e banale del termine, ma in quella storico-culturale, l'ispirazione più genuina di Anna Maria Poggi, sia che si esprima per iscritto o per disegni..." (Dalla
nota critica introduttiva di Vittorio Sgarbi) |
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Scrivere
come se si disegnasse, disegnare come se si poetasse
Ha una radice profondamente romantica, non nell'accezione più comune e banale del termine, ma in quella storico-culturale, l'ispirazione più genuina di Anna Maria Poggi, sia che si esprima per iscritto o per disegni. Un
animo, il suo, alla costante ricerca del sentimento come strumento messo
a disposizione dal cuore per stabilire un equilibrio interiore con gli
altri esseri e con la natura, senza temere il rischio che ad assecondarlo
fino in fondo si possa anche cadere nei gorghi della passione. Nulla è vero come ciò che esiste solo nella nostra mente, districandosi come un fiume carsico fra i meandri contorti dell'inconscio, nei quali trascina scorie di esperienza individuale e collettiva che diventano parte integrante della sua acqua, per poi rivelarsi come sorgente vergine con la fuoriuscita in superficie. Il mito è allora la più vera delle storie, la continua reinvenzione delle origini del Tutto nella quale passato, presente e futuro finiscono per attraversarsi a vicenda e in continuazione, lasciandoci sempre sullo stesso punto di partenza davanti alle questioni capitali intorno a cosa siamo, cosa ci attornia e dove andiamo. Non si può guardare solo con gli occhi, lo si deve fare anche con la mente, facendola correre liberamente nei sentieri dell'imprevedibile, dell'ancora non battuto. È la visione, quella della mente, arcana, profetica, l'orizzonte più pertinente dell'arte; non la vista, più propria della scienza, che potrebbe limitarsi solo all'aridità del dato oggettivo, con tutte le implicazioni penalizzanti che ciò comporterebbe, a partire dall'impossibilità di addentrarsi per davvero nel mistero delle cose. Bisogna invece superare la barriera che ci vede solo nel ruolo di passivi osservatori, vivere ciò che si percepisce come se facesse parte di noi, della nostra interiorità più recondita, del nostro essere nel mondo e con il mondo, tentando di andare finalmente oltre i confini del comunemente definito. Se è questo che va espresso, nessuna differenza radicale sarebbe concepibile fra la poesia e il disegno: si scrive come se si disegnasse, si disegna come se si poetasse, in entrambi i casi evocando quanto basta perché il complesso più o meno caotico riportato in verso o in tratto non risulti esaustivo, ma conceda il giusto spazio immaginativo al non detto, al non illustrato, a ciò che ancora rimane in nuce e che si potrebbe sviluppare all'infinito, se solo si volesse partecipare al gioco. Non
conta capire, giungere a una verità lampante, valevole universalmente
per tutti i secoli dei secoli, sarebbe probabilmente compito vano, al
di fuori della portata umana. Simbolismo che in disegno, più ancora che in poesia, appare abbastanza evidente pure nel rimandare a illustri precedenti, con le procelle dantesche sui cui fluttuano corpi che sono anime come in un'eterna danza ultraterrena, alla William Blake, per intenderci, su cui riescono a innestarsi piuttosto coerentemente contorni appuntiti alla Aubrey Beardsley e colori extra-naturali in spirito Art Noveau, anche se poi il fattore della sensibilità femminile finisce per acquisire un peso determinante nell'imagerie della Poggi, con archetipi personali e collettivi (il vortice, la maschera, le ali, la fiera, le colombe, le fiamme, l'arcosolio, la mandorla allo stesso modo vaginale e spirituale) che di tanto in tanto riemergono alla luce, ammorbidendo e addolcendo quel tanto che serve a farci capire che solo una donna potrebbe vederla in questa maniera, una donna che guarda al proprio sesso come a una condizione problematica, faticosa, ma privilegiata nell'intuire il significato inafferrabile del mondo, non assimilabile a quella maschile. Il poeta deve essere un veggente, sosteneva Rimbaud, è suo compito inoltrarsi nell'ignoto per cercare di ritrovare al suo interno il bandolo di una matassa comunque inestricabile, poco importa se in modo stabile o effimero. Individuare una fiammella nelle tenebre del congenitamente disordinato che possa essere di conforto, anche solo per un attimo, alle nostre incertezze esistenziali. Una fiamma che possa dare un motivo al nostro affannoso peregrinare, al nostro essere figli, padri, madri di una famiglia umana in eterno cammino, al nostro essere natura nella natura, fosse pure per un solo istante. Prendere il volo comunque come dovere di vita, anche quando poi ci si accorgesse di non essersi alzati di un metro. È questo, forse, lo scopo primo che Anna Maria Poggi riconosce all'arte, la sua innanzitutto.
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_______________________________________________________________ *L'immagine di Vittorio Sgarbi è stata realizzata in esclusiva per Cicorivolta Edizioni da Ilaria Grimaldi, illustrator/visual designer - www.ilariagrimaldi.it |
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Da Cicorivolta
Edizioni, ha pubblicato (tutte
le edizioni con illustrazioni dell'Autrice): Nel 2018
ha pubblicato la raccolta di racconti La
bimba, l'arancia e altri talismani. Con "CHAOS (gli occhi, le mani, l'infinito)", nel 2020 si è aggiudicata, con Alfredo Ferrone, il Premio speciale Poesia e Immagini del Concorso Internazionale Città di Pontremoli e il Premio della Giuria al Concorso letterario Milano International. Con "Parli
alle Pleiadi o Cassiopea ti guida?", nel 2021, insieme ad Alfredo
Ferrone, il Premio Zurigo allo Switzerland Literary
Prize.
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Essere ed
esistere tra i poli estremi del centro di se stesso e del centro dell'universo,
tra cieli primordiali o futuribili e sentieri di nebbia che sale dal mare,
nella sua opera ogni mistero è inverso e doppio. Carpire dal mondo,
guardare intensamente, restare impressionati da ciò che vediamo
fino all'impellenza di rivelarne l'aspetto illusorio, metafisico e senza
tabù, rappresenta per Ferrone il valore inconfondibile della sua
stessa esistenza. Uomo nel sogno e poeta del tempo, da sempre assiduo
e profondo frequentatore dell'animo umano, fra ricerca espressiva e virtuosa
contemplazione, ha pubblicato le raccolte poetiche: La
memoria orbata (L'Autore Libri Firenze, 2002) e a quattro mani
con Anna Maria Poggi, Sulle
ali di Pegaso (Cicorivolta, 2018) , Parli
alle Pleiadi o Cassiopea ti guida?, CHAOS
(gli occhi, le mani, l'infinito), oltre a una versione
liberamente interpretata e illustrata, sul testo originale di Collodi,
de Le
Avventure di Pinocchio - Storia di un burattino. Con "CHAOS (gli occhi, le mani, l'infinito)", nel 2020 si è aggiudicato, in sodalizio con Anna Maria Poggi, il Premio speciale Poesia e Immagini del Concorso Internazionale Città di Pontremoli e il Premio della Giuria al Concorso letterario Milano International. Con "Parli
alle Pleiadi o Cassiopea ti guida?", nel 2021, insieme ad Anna
Maria Poggi, il Premio Zurigo allo Switzerland
Literary Prize.
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