Poesia
sospesa tra parole e immagini
di Giuseppe Benelli*
Sia
come poeta che come illustratore, Anna Maria Poggi e Alfredo Ferrone
sanno di percorrere un inerpicato sentiero che allarga il respiro verso
nuovi orizzonti. Per loro la creatività artistica è un'aurora
sacra, un'eco dello spazio interiore nel quale la poesia cerca di salvare
ciò che è degno di essere vissuto. Parli alle Pleiadi
o Cassiopea ti guida? "È lontano l'affanno/ dalla mente
che casta/ l'infinito ricordo insegue/ della luce primordiale".
La scintilla originaria è completamente intrinseca all'evento
poetico, una reazione istintiva e primordiale. Così l'affinità
tra poesia e disegno si fa interpretazione dal verbale al visivo, dove
i codici della comunicazione si fondono e si confondono nella loro autonomia
stilistica e formale. In questo modo la trama della poesia permette
di cogliere i primordi del mondo che definiscono gli spazi entro i quali
crescono i simboli delle illustrazioni.
Il canto di Anna Maria Poggi è trattenuto dentro una misura
in cui il tema dominante è l'amore: da quello sentimentale e
appassionato a quello materno e cosmico. Questo è il frutto dell'intenso
colloquio col mistero della natura e l'incessante bisogno di osmosi
sensuale. Solo cogliendo l'eco di questo rapporto, il lettore entra
nel gioco poetico e sorprende il maestoso fascino della Versilia, la
bellezza eterna del mare, il fuoco del cielo amoroso e la serenità
apollinea. Come in Meriggio d'agosto: "Salmastro respiro/
di abbacinanti riflessi/ all'onde cicliche/ ora assopite/ pei raggi
affocati/ di calore vivo,/ non cede al riposo/ mente ormai salda/ come
scoglio,/ e rare carezze/ di fresca brezza/ non sciolgono/ dell'ore
andate i nodi,/ né si perdono/ per le atre selve/ impigliate
dal ghiaccio/ inevitabile di Crono". Così l'impronta della
poesia di Anna Maria possiede l'intensità capace di ascoltare
e farsi ascoltare. Una sorta di illuminazione interiore che sancisce
l'identità tra sé e l'universo. Con un timbro vibrante
e un tono sacrale, nel silenzio che abbaglia, la voce poetica s'impone
sullo scorrere inevitabile del tempo.
Le illustrazioni di Alfredo Ferrone orchestrano immagini che richiamano
il piacere dei versi e si immergono nella loro anima. Solo uno sguardo
semplice e puro può cogliere il mistero che abita l'immaginario
umano: essenzialità, linguaggio innovativo, immediatezza di lettura
e stretto legame tra poesia e pittura. I dipinti, liberi da astrazioni
accademiche, raccontano storie svelanti e sapienziali: le femmine portatrici
di esplicito erotismo, la donna dagli ampi fianchi, la sfera e la piramide,
la sacralità dell'acqua, il sogno femminino e la magia della
culla mediterranea. Le civiltà si accumulano, le memorie
si sovrappongono, le narrazioni si rincorrono nell'impronta del passato.
Così l'arte di Ferrone è capace di giustificare la necessità
di cantare, d'esprimere le emozioni, di entrare in contatto con l'altro.
Le illustrazioni diventano la chiave per penetrare nelle pieghe più
intime e nascoste del mondo poetico di Anna Maria. Suggeriscono gli
indizi per iniziare un'indagine senza fine, da sviluppare a piacimento
sulla trama della propria memoria. Perché ogni tavola rimanda
a un'altra fino a svelare altri versi che ispirano nuove rielaborazioni
estetiche. Così i disegni sono sempre tesi a rendere visibile
l'esultanza che il risveglio della parola porta con sé. Nel tratto
solare le figure si illuminano e prendono vita come se rifiutassero
di assopirsi in sé stesse. Linee d'orizzonte Ove il prato
è più smeraldo: "Là, anche la terra/ è
pronta alle nozze/ col tempo e là/ troverai l'amore/ che nulla
chiede,/ che niente dimentica". Citazioni d'amore: donna di schiena
nuda, gambe raccolte, seni puntuti, profili femminili senza piedi e
alberi al posto della testa. "Odo richiami sommessi/ come di gemiti
arcani/ di creature ignote ormai./ Fiati di carne/ per siringhe soffiate/
da spiriti benigni" (Notte dei morti).
È il vento, oggetto di un amore indicibile, che fa suonare i
rami degli alberi. "Parlami ancora/ vento che taci/ e lasci muti/
le foglie e i rami" (Fiaba). È un colpo di vento
che travolge impetuoso per poi svanire e suonare una melodia inedita.
È il vento che apre a un altro infinito e a immagini inconsuete
per raccontare i moti del cuore. Esplosione: "Al muro di
cinta,/ non fiato di vento:/ è arsura di affocate/ spire che
prendono/ respiro così che pare/ ogni cosa immota/ e senza vita".
Fra mito e visionarietà, la poetica di Anna Maria condensa la
sua visione del mondo, nella quale lampi di autobiografia illuminano
un vertiginoso Canto d'Amore. "Cantami una melodia/ là
dove il salice/ si specchia e le fronde/ lievi, sinuose ondeggiano/
nel riflesso che ingannevole/ ridona inafferrabili/ identiche contrarie
immagini/ di sogni e realtà". Alla sfida dei venti fronde
sinuose ondeggiano: "Pare una danza di streghe/ in un magico rito/
di seduzione fatale" (Magia di fronde).
Al cospetto di una natura che riemerge e si infiltra dovunque, i versi
richiamano antichi miti assetati di luce. La "foresta d'invisibili
folletti" è illustrata con rami di mani che si arrampicano
su cosce femminee, tra enormi lombrichi e pesci di mare, il tutto sormontato
dalla stabilità della piramide e dall'equilibrio della sfera
celeste che impediscono di sporgerci al di là dell'orizzonte.
Immagini simboliche che nello stupore immoto aprono all'"estremo
lido illuminato da un sole nascosto...", col tema ricorrente della
donna e la bestia, confortato dall'arcobaleno. "Parli alla luna/
tu che ardi e profumi/ salso di mare?/ Parli alle Pleiadi/ o Cassiopea
ti guida?/ Vieni alla riva,/ tocca la sabbia,/ al chiaro riflesso d'onda,/
cerca labbra fedeli/ come la notte che segue/ il giorno e poi torna"
(Follie notturne). Muse come simboli di una memoria che possiede
l'incertezza d'un attimo che resta uguale a sé stesso e si ripete.
Protagonista assoluto il silenzio che viene prima e dopo le parole.
Prestare attenzione alle cose, osservandone i movimenti e ascoltandone
i suoni, è ciò che ci permette di cogliere il mondo come
se stessimo cavalcando la cresta di un'onda. Per ottenere ciò
occorre risalire all'origine e ascoltare le voci del mito e del sacro.
In quel momento l'esperienza e l'immaginazione si fondono e il mondo
prende vita. Come Talismani: "Nivei di castità/ virginale
intatta,/ biancore regale,/ quale purezza/ d'anima oltre i secoli,/
abbagliate l'eclissi/ dei miei pensieri/ come voi/ senza tempo".
Così la poesia nasce in un canto intimo e prezioso, presente
e arcaico, che riconsacra il significato delle parole. Come Muse, le
parole fuggono dal clamore degli uomini e traggono forza e bellezza
dalla natura segreta e incontaminata. "Voi sentite il mio canto/
che torna indietro/ al tempo delle fiabe/ e l'oro delle vesti/ che ora
indossate/ a me reca effigi/ calde di tenerezza,/ quasi come sacre,/
mai perdute" (Voi).
Il linguaggio luminoso squarcia l'apparenza della realtà e il
suono della poesia suscita un flusso di dolcezza che porta al cuore
dei problemi irrisolti. L'infinita sequenza di eventi che compongono
la vita non è soltanto una combinazione casuale, come dune di
sabbia che si disperdono sulla spiaggia. La poesia è impegnata
nel trovare una rotta per navigare nel labirinto indecifrabile della
vita. Ecco! "Sarò per te/ raggio di cammino/ e tu
mia roccia/ rorida di gocce come perle". Anna Maria celebra amori
che profumano di un mare lontano. Abbandono: "Vascello dei
miei pensieri/ pesante di risposte;/ fantasma di ieri,/ ornata la prua/
d'una polena dai mille/ e mille volti intrecciati,/ navighi verso/ l'estremo
lido illuminato/ da un sole nascosto". Poesie che esplodono di
luce e di attesa: presenza nostalgica della lingua materna. Madre:
"Ora come un tempo/ mi appaga l'infinito/ dei tuoi sorrisi/ nel
tuo chiamarmi/ alla dolcezza/ del tuo sguardo". Sono attimi che
resistono all'aria della sera, alla vastità dell'orizzonte, all'azzurro
del cielo. Attimi: "Mi volsi allora/ quasi avessi gridato/
con mille voci diverse.// Vidi solo/ l'infinito e mi prese/ il tuo respiro".
I dipinti di Ferrone seguono il filo onirico di una fantasia sempre
sorprendente: donne sensuali e provocanti, animali giganti, simboli
esoterici. Gli animali che accompagnano le illustrazioni dell'eterna
seduzione femminile sono benefattori segreti, pesci lumache granchi,
balzati da lontananze primordiali che condividono la profonda intimità.
Alba: "Rade nubi/ lente ad un corteo/ di tuoni persi/ nell'aere
s'avviano./ Fantasmi ubbidienti/ per un'alba scossa/ da cupi richiami
".
Tinte forti nella fierezza di rivolgersi alla donna come bellezza assoluta,
come destinataria d'amore, passione e dolcezza. "Trovi nuovo incanto/
nel divenire tu/ messaggera di venti/ salsi d'onda che/ avvinghia le
polene,/ segno di forza/ avido di dolcezza,/ profondo di note/ non ancora
sibilanti,/ vestite di pudore/ come orchidee nascoste/ al calcio degli
ulivi./ Cogli il disincanto/ e fanciulla torna/ alle rose amate;/ piglia
sorriso,/ rugiada di vita e vola/ sulla Fenice nuova" (Orchidee
nascoste).
Nel dialogo tra le poesie di Anna Maria e le illustrazioni di Alfredo
si differenzia il carattere dell'uomo, dove prevale l'astrazione sognata
e irreale, dal carattere femminile legato alla concretezza del sentimento
amoroso. Ma in entrambi i casi l'arte si rivela come una sospensione
lirica dello stato normale delle cose. Le immagini sono sospese da ogni
funzione e, proprio in virtù di ciò, diventano allegorie
ancestrali che aprono nuove visioni. Per Anna Maria la poesia è
un impulso a toccare e superare i limiti comuni del pensare con la sua
naturale attitudine metaforica. Così inventa un linguaggio che
nasce dall'introiezione di un passato e che si esprime in forme rinnovate
e dense di meraviglia. Poesie che dicono del germogliare e del rinascere,
ma sempre indissolubilmente attraverso il senso della continuità
e della memoria profonda. Accade allora che questi versi diventino autentici
semi di speranza in un presente che ci appare sempre più oscuro.
"Sale ogni ombra/ da ipogei oscuri,/ ma nulla teme/ l'animo mio/
se luce splende/ divina, eterna" (Certezza).