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Brano
tratto da La
fragilità dei corpi
DELAY
La pioggia
graffia sui vetri dellauto in corsa. Scroscianti ondate di schiaffi
colpiscono le lamiere. La violenza di quel terremoto dacqua nel
cielo, il suo rumore, a tratti mettono quasi spavento. Tony chiude gli
occhi, per quei pochi secondi in levitazione che ha voglia di provare
ad allungare come un fascio di membrane, prima che si dileguino. Se ne
sta indolente sui sedili posteriori, il suo cranio è un mozzicone
schiacciato dentro un posacenere, piegato sul finestrino. Unimmersione,
un altro dileguamento verso linterno, quando tutti i piani devasione
e i bluff sono stati sgamati e non cè gioco per nessuno.
Solo la pioggia che cade, da guardarla sfilettarsi sui finestrini come
un cane ringhioso alla catena nel suo serraglio, con uno sbeffeggio annoiato
e sprezzante compassione.
Notte di diluvi da fine stagione. Lestate a Palermo è stata
una secca, uno screpolarsi lento e costante dintonaci sulle facciate
dei palazzi, che adesso assorbono ingorde brindando alla fine di quella
congiura. Le strade sono fiumi in tracimazione, argini le carreggiate.
I tombini rigettano acqua e melma dalle fogne intasate e lauto ci
naviga in mezzo, nello sbando della deriva, eppure Tony percepisce tutto
come una sospensione statica, una fissità arenata ai fondali dasfalto
della notte.
Vins sembra concentrato alla guida. Punta dritto di fronte a sé
come sapesse di preciso dove stanno andando, ma il suo sguardo non focalizza
nessun punto preciso, non cè nemmeno unombra puntiforme
nella sua mente che assomigli a una direzione, un arrivo o un destino.
Tutti i posti in cui solitamente racimolano le loro notti gli si srotolano
nella mente come una pellicola di sovrapposizioni sgranate, pensieri di
celluloide. I loro posti: La Vucciria, Piazzetta della canna, Piazza Bologni,
i Candelai, la Champagneria. Una sequenza di Texas cittadini, dismissioni
siderali, magnetismi della quiete.
Corso Vittorio Emanuele sembra una motrice, un vettore in grado di spingerli
verso il porto o verso lalba senza bisogno che un motore fornisca
la spinta a quella scatola di lamiera. Mentre i semafori sono andati in
tilt e Vins tira dritto senza rallentare, preoccuparsi di scalate di marce
dalla quarta alla prima o frenare, di foto infami e conseguenti multe,
della morte che tiene la sua falce puntata verso quel fragile parabrezza
di cristallo proprio al centro di ogni incrocio. Una scommessa ogni volta,
in cui reinvestire il fondo grattato via dai bicchieri della vita e provare
a vincere una mano. Il silenzio di Vins è la stanchezza di tutti.
Sono in corsa, verso il vuoto che li insegue, con il passato davanti e
il futuro pronto ad aggredirli alle spalle.
Tony tiene ancora gli occhi chiusi. Se ci sarà uno schianto non
se ne accorgerà nemmeno, i suoi secondi di buio si allungheranno
allinfinito. La sua testa batte contro il finestrino a ogni maledetta
buca nellasfalto e lui non fa nulla per attutire gli urti. Ha voglia
solo di continuare ad ascoltare la pioggia martellare, gli sembra lunica
cosa che abbia una vita da possedere, stanotte, lunica che sembra
avere un suono reale, un battito forte, un respiro vivo e incessante.
Tutto il resto, compresi loro, sembra solo fingere di esistere.
Angela ha girato uno spino con la sua solita infallibile abilità
e poi è tornata assorta in un qualche trip telefonico. Affondata
nel sedile passeggero che di solito spetta a Susan, la ragazza di Vins,
in paese dai suoi per gli ultimi giorni feriali. Angela è un passeggero
di quelli che odieresti in condizioni normali o se non fosse lei, così
bella e assente, affascinante ed eterea illuminata dalla luce artificiale
bluastra sprigionata dallo schermo che le mette in risalto i tratti ipertesi
del viso, le linearità orientali sottili e dure del suo volto,
che fai caso solo a quello e sorvoli su tutto il resto. Te ne fotti del
fatto che non toglie mai il sonoro, quando gioca o messaggia, che è
capace di farti strippare. Un bip tecnologico che batte il tempo di quel
viaggio e annullamenti mentali hi-tech per distrarsi dal nulla che accade
intorno.
Tony vorrebbe scuoterla con tutta la sua forza. Dove sei Angela? Svegliati.
Stiamo andando alla deriva. Ma forse questo Angela già lo sa. Allappello
tutti assenti. Lo spino gira di mano in mano seguito in rapida successione
da una bottiglia di miscela alcolica di gin e coca. Puro collante sociale.
Ognuno fa i suoi due -tre tiri buoni e si tiene stretta la bottiglia tra
le gambe pensando ai cazzi propri, il ghiaccio si è squagliato
e nemmeno i genitali hanno un motivo per smuoversi. Il sodalizio tra loro
tre rimane a un livello recondito, occulto ma pur sempre inesaurito. Sono
daccordo su un fatto non dichiarato e comunque inciso, che torneranno
a casa a quattro zampe anche stanotte. In quella idea cè
lunica presa di posizione di cui sono capaci. Un atto di ribellione,
per quel che vale. Nessuna testa regnante di noie sovrane sarebbe caduta
al patibolo per cambiare il corso di quella storia. E puoi pensare che
non riuscirai mai a stonarti davvero chiuso dentro unauto, comodamente
seduto, ma te ne accorgerai, quando salirà come un orgasmo non
appena metterai il primo piede in terra e ti sembrerà la gravità
della luna.
Tony richiude gli occhi e si stringe le braccia attorno allo stomaco dopo
aver passato il giro. Scivola nel sedile, si lascia ingoiare. Adesso la
sua testa batte contro la plastica dello sportello o al meglio vi aderisce.
Non cè musica in macchina. Di solito è così
alta che a mala pena riescono a parlare. Di solito gli circola nelle vene,
veloce ed elettrizzante, di solito sono pulsar, balugini di stelle.
Ma stasera non cè traccia di un loro riflesso sui muri
di suono né di una nova in cielo. Assenze di cose da dire, cose
da dirsi. Accettazioni auto esplicative. Pioggia. Il primo freddo a solleticare
le ossa. Tutto è sospeso in un luogo imprecisato dello spirito.
Allora lassenza diventa un trucco per sopravvivere, superare i livelli
di un tetris esistenziale; la sopravvivenza è una vita non
del tutto vissuta e le loro sono vite mancate.
Tony ha riaperto gli occhi e Palermo scorre oltre i finestrini, veloce,
bagnata dalle luci arancio dei lampioni che le colano sulla faccia e le
squagliano il trucco da vecchia puttana. Le strade sono deserte, le case
spente, le piazze disabitate. Palermo se ne frega di tutto. Chiusa dentro
se stessa, bruttaddormentata, indifferente alla pioggia che la sta violentando
e a quei tre che la stanno attraversando in attesa di schiantarsi contro
le luci del giorno.
E pensare che a Tony era sembrata accogliente e loquace, sfrontata come
una ragazzina. E se la scopava ogni notte penetrando dentro di lei, i
primi periodi del suo arrivo in città dalla provincia dellhinterland
così remota e tetra. Ma Palermo prima o poi si rivela sempre per
quello che è. E Palermo è mille cose diverse, e intanto
che provi a definirla o a cercarti un tuo posto, lei ti definisce a suo
modo e ti sbatte dove meglio crede. Ha fauci da mantide, bellezze menzognere,
un matriarcato religioso, ha seduzioni miasmatiche. Palermo ti sbrana
senza sensi di colpa. Ti lascia morire di sopravvivenza nelle sue strade
lerce, nelle viuzze degradate. Palermo davvero se ne frega.
Tony si è steso sul sedile posteriore. Si è trovato una
sacrosanta comodità orizzontale. Con quel mozzicone di cranio sul
bomber di Vins che gli fa da cuscino. Tony è stanco. Stanco di
questa città. Stanco di cercare un senso alla sua vita. Tony vorrebbe
avere la rabbia per cambiare tutto quello che non ha mai scelto. Tony
vorrebbe unalternativa, non di luoghi o di gente, ma unalternativa
di sentimenti, di pulsazioni. Vorrebbe soltanto esistere in un modo diverso
dentro questa notte senza odore, dentro questo silenzio, sotto questa
pioggia. Vorrebbe come lei essere incessante. Adesso vuole solo tenere
gli occhi chiusi e sentire le gomme che vanno. La leggerezza che innalza
lanima su altri livelli oltre quello del suono. Vorrebbe che la
macchina potesse liberarsi dallattrito dellasfalto, catapultarsi
nel cielo nero per un viaggio sonico di pure sensazioni lucenti. Lui e
Angela, Vins e Susan in volo abbracciati, a occhi chiusi per non sentire
lo schianto. Qualcuno là davanti finalmente accende lo stereo.
Carica la traccia e innesca lattesa. I Bush sussurrano una 40 miles
from the sun che si stende sopra un velo di nicotina e hashish aspirato,
senza smuoverlo. Una voce svenevole, in fin di vita. Iniziano a planare
dentro un cielo che immaginano sgombro di nuvole e di fantasmi, sorvolando
le cose, passandoci sopra senza ferirsi, sputando e pisciando di sotto
impertinenti come i bambini, o forse gli angeli, degli ultimi banchi.
Angela ha steso il suo cappotto addosso a Tony.
- Angela le sussurra, con la voce rannicchiata in gola.
- Sì, Tony
- Svegliami quando siamo arrivati al sole.
(...)
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