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La fragilità dei corpi intervista
a a cura di www.delirio.net Delirio.NET: Ci racconti della nascita de La fragilità dei corpi e della sua costruzione? Pietro
Presti:
Non ricordo con particolare precisione quando
ho iniziato a scrivere questo romanzo, sicuramente è "nato"
molto prima del suo titolo e della linea d'inchiostro che ha sporcato
la prima pagina. Delirio.NET: Dalla lettura si intuisce un'urgenza di scrittura: quanto hai "vissuto" di ciò che racconti e quanto hai "filtrato" della realtà? Pietro Presti: Esistono storie di fantasia dove la realtà non viene affatto filtrata. La fragilità dei corpi è un'altra di queste storie che innescano la formula chimica tra materia e desiderio, carne e vocabolo, elementi che diventano indissolubili e indistinguibili; esperienza totale e, un solo istante dopo, ricordo concreto. Perciò non importa fare distinzione. Vins, Susan, Tony e Angela esistono davvero, ne sono certo, se ne staranno infognati chissà dove dentro il dedalo di vie dei quartieri vecchi o del centro palermitano. Io ho raccontato la loro storia, ma non li ho mai conosciuti, anche se un giorno mi piacerebbe che accadesse per chiedergli com'è finita. Delirio.NET: Dal romanzo d'esordio a questo c'è stata una maturazione della tua scrittura: senti che il tuo rapporto con le parole è cambiato in qualche modo? Pietro
Presti:
E' cambiato il mio rapporto con l'esistenza o
forse si è solo evoluto, le parole ne sono state una conseguenza
e non il contrario. E' un tempo che scorro in
piena, sbattendo contro stive succose di navi cariche che mi risalgono
le vene. Nel sangue c'è una curiosità magmatica
infinita, c'è l'urgenza, e ogni parola scritta e letta come se
io la potessi toccare. Falene, lucciole impazzite.
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