Ciconauti
 
 

 


ordin
alo senza spese di spedizione




titolo: "Fratello sole, sorella luna - (San Francesco, 1200-1226 a.D.)"- (romanzo storico)
collana
Ciconauti
autore: Angelo Vaccari
ISBN 978-88-32124-20-0
€18,00 - pp. 368 - © 2020 - In copertina, progetto grafico di Javier Guado.


Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle...

 

 
 

La storia

San Francesco è nato ad Assisi il 26 Settembre 1182.
Suo padre, Pietro Bernardone, era un commerciante della borghesia emergente di Assisi, sua madre, la nobile Pica Bourlemont, era di origine francese.
Alla nascita venne battezzato con il nome Giovanni perché suo padre era assente, quando tornò lo chiamò Francesco in onore della Francia alla quale Bernardone doveva la sua fortuna.
Il padre andava spesso in Provenza per acquistare stoffe che poi rivendeva in tutto il territorio del Ducato di Spoleto del quale faceva parte la città di Assisi.
Francesco frequentò la scuola presso i canonici della Cattedrale e a quattordici anni cominciò ad aiutare negli affari di famiglia.
Come ogni giovane ricco trascorreva il suo tempo nell’attività paterna e con le liete brigate dei ricchi e degli aristocratici.
Nel 1194 Assisi era contrapposta a Perugia, fra le due città esisteva una forte rivalità che aumentò quando Perugia si schierò con i guelfi e Assisi con i ghibellini.
Nel 1202 gli assisani combatterono contro i perugini e furono sconfitti pesantemente a Collestrada.
Francesco che aveva partecipato al combattimento venne catturato e rinchiuso in carcere.
L’esperienza della prigione lo cambiò e lo sconvolse a tal punto che ripensò alla sua vita precedente.
Nel 1203 finì la guerra e Francesco fu scarcerato dietro il pagamento di un forte riscatto, era gravemente ammalato dopo più di un anno di prigione.
Di nuovo a casa guarì lentamente e cominciò ad isolarsi nei possedimenti in campagna del padre, da qui ebbe l’inizio del suo amore per la natura.
Nel 1204, Francesco decise di partecipare alla crociata e provò ad aggregarsi alla corte di Gualtieri III a Lecce, ma giunto a Spoleto si ammalò ancora e tornò ad Assisi.
Forse al suo cambiamento contribuì anche il fatto che non riuscì a partecipare alla crociata.
Più tardi raccontò di aver avuto due visioni notturne: nella prima vide un castello pieno di armi, una voce gli diceva che tutto quello sarebbe stato suo. Nella seconda visione la stessa voce gli chiedeva se era più utile seguire il servo oppure il padrone. Quando Francesco rispose “il padrone”, la voce rispose “allora perché hai abbandonato il padrone, per seguire il servo?”
Un giorno suo padre lo mandò a Roma per vendere una partita di merce, Francesco distribuì ai poveri il denaro ricavato e cambiò le sue vesti con quelle di un mendicante, poi cominciò a chiedere l’elemosina davanti a San Pietro.
Un altro giorno incontrò un lebbroso, gli diede l’elemosina, lo abbracciò e lo baciò; come racconterà lo stesso Francesco prima non riusciva nemmeno a guardarli i lebbrosi.
Più tardi scrisse: “Ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo”.
Nel 1205, pregando nella chiesa di San Damiano, Francesco sentì una voce che gli diceva: “Vai e ripara la mia casa, che come vedi è tutta in rovina”.
Da quel giorno diventò sempre più strano, fino a quando prese molte stoffe e andò a venderle a Foligno, vendette anche il cavallo e tornò a casa a piedi offrendo il ricavato al sacerdote di San Damiano per riparare la chiesa.
Suo padre Pietro si infuriò, secondo lui e secondo molta gente di Assisi il giovane dava segni di grave squilibrio mentale.
Il padre allontanò Francesco nella casa di campagna, poi, visto che insisteva cocciuto e non voleva pentirsi lo denunciò ai consoli.
Francesco ricorse al vescovo e il processo ebbe luogo nei primi mesi del 1206, con tutta Assisi che assisteva.
In quella occasione Francesco restituì i propri abiti al padre, si denudò completamente e queste furono le sue parole. “Finora, ho chiamato te, mio padre sulla terra. Da oggi posso dire con sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza.”
Il vescovo Guido lo coprì e quel gesto fu l’accoglienza della Chiesa.
Nel 1206 Francesco partì per Gubbio e andò dal suo amico Federico Spadalonga che era stato in prigione con lui, l’amico lo rivestì e lo sfamò.
Pochi mesi dopo Francesco si trasferì nel lebbrosario e servì i lebbrosi con grande cura.
Giunta l’estate tornò ad Assisi ed era solo, era impegnato a riparare alcune chiese in rovina tra le quali la Porziuncola.
Il giovane pregava, serviva i lebbrosi, lavorava come muratore e chiedeva l’elemosina, aveva scelto di vivere in povertà ispirandosi al Cristo. Era un uomo felice e viveva gioiosamente dimostrando che non era il possesso di cose a rendere felici.
Nel 1208 sentì che doveva portare la parola di Dio nel mondo e iniziò la predicazione nei dintorni di Assisi. Ben presto trovò persone che si unirono a lui e il primo fu Bernardo di Quintavalle suo amico di infanzia.
I compagni aumentarono e le prediche semplici di Francesco conquistarono gli ascoltatori, nel paese di Cannara ebbe una specie di conversione in massa e pensò alla creazione del Terzo Ordine poi divenuto Ordine Francescano.
Qualcuno associa questo fatto al miracolo delle rondini.
Nel 1209 Francesco aveva dodici compagni e andò a Roma per ottenere l’autorizzazione della regola dal Papa, il quale la concesse e nacque l’Odine dei frati minori.
Tornando da Roma i frati abitarono presso Rivotorto vicino ad un ospedale di lebbrosi, poi andarono nella badia di Santa Maria degli Angeli in località Porziuncola.
Nel 1209 è famosa la persecuzione dei Catari.
Nel 1211 Chiara si reca da Francesco alla Porziuncola dopo essere fuggita di casa, Francesco la destina al monastero benedettino di Bastia Umbra dove poco dopo sarà raggiunta dalla sorella Agnese.
Poco dopo Chiara andò ad abitare in un piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano che era stata restaurata da Francesco, qui la raggiungono la madre Ortolana e un’altra sorella. Presto arriveranno altre ragazze fino a raggiungere il numero di cinquanta
E’ nel periodo di Quaresima che si ritira sull’isola del lago Trasimeno per quaranta giorni, cercando di imitare Gesù.
Passarono gli anni e Francesco amava la natura e gli animali, l’essere umano per lui era l’essere da amare maggiormente. La pace interiore era serenità, amore, perdono e gioia di vivere.
In quel tempo crebbero la sua fama e anche i suoi seguaci.
Nel 1217 presiedette il primo dei capitoli generali dell’ordine alla Porziuncola, dove i frati impostarono la vita in comunità, decisero le nuove missioni e rinsaldarono l’unità fra di loro. In questo primo capitolo decisero di inviare missioni in Germania, Francia e Spagna.
Nel 1219 Francesco insieme a frate Illuminato si imbarcò per la Palestina dov’era in corso la quinta crociata, attraversò l’esercito saraceno e parlò con il sultano nipote di Saladino per predicargli il Vangelo e far cessare le ostilità. Il sultano lo ammirò e gli diede un salvacondotto.
Bonaventura, uno dei cronisti francescani, narra che in Terra Santa i soldati musulmani maltrattarono i frati, ma il sultano ascoltò Francesco con benevolenza. Racconta anche che Francesco propose l’ordalia del fuoco (attraversare il fuoco) e che il sultano lo proibì. In quella occasione il sultano gli fece molti regali che Francesco non accettò.
Nel 1220, temendo che il veloce ingrandire dell’ordine significasse un allontanamento dai propositi iniziali, Francesco rinunciò al governo dei frati a favore dell’amico Pietro Cattani che morì un anno dopo e fu sostituito da frate Elia.
Nel 1223 Papa Onorio III approvò la seconda regola dei francescani e Francesco in quel tempo fu quasi costretto ad accettare che i suoi frati accettassero doni per poter meglio servire il prossimo.
Sempre nel 1223 fece una rappresentazione vivente del presepe, il putto raffigurante Gesù neonato prese vita più volte fra le sue braccia.
Era sempre molto ammalato e si ritirava sempre più spesso in luoghi solitari come l’eremo delle Carceri di Assisi, l’isola sul lago Trasimeno e l’eremo delle Celle a Cortona. In questi luoghi poteva pregare e riflettere serenamente.
Il 14 Settembre 1224 si trovava a pregare sul monte della Verna, quando gli apparve un Serafino crocifisso.
Dopo la visione ricevette le stigmate sulle mani, sui piedi e sul fianco destro.
Tra il 1224 e il 1226 era gravemente malato agli occhi e compose il Cantico delle Creature.
Francesco era sempre più ammalato al fegato, al sistema digestivo, allo stomaco, alla milza e alla vista, si tentarono interventi chirurgici per farlo soffrire meno.
Nel giugno del 1226 dettò il ‘testamento’ alle celle di Tortona, dove esortava i suoi frati a non allontanarsi dallo spirito originario della regola.
Il 3 ottobre del 1226 morì alla Porziuncola.

Le regole

Fraternità i frati non devono vivere soli, devono prendersi cura dei propri fratelli e di tutti con amore e dedizione. La regola si estende a tutto il creato in quanto opera di Dio.
Umiltà porsi al di sotto di tutto e di tutti, al servizio dell’ultimo per essere davvero al servizio di Dio. Liberarsi dai desideri terreni che allontanano l’uomo dal bene e dalla giustizia.
Povertà rinuncia a possedere qualsiasi bene condividendo tutto ciò che ci è dato con tutti.

Miracoli

La predica agli uccelli.
Camminando fra Cannaia e Bevagna vide molti alberi sui quali vi erano moltissimi uccelli. Francesco cominciò a predicare e tutti gli uccelli scesero in terra. Finita la predica Francesco fece il segno della croce e disse agli uccelli che potevano andare. Questi si alzarono in volo cantando e si divisero in quattro parti come la croce che aveva fatto il santo.
Il lupo di Gubbio.
C’era un grosso lupo che terrorizzava gli abitanti di Gubbio, gli abitanti si rivolsero a Francesco e questi si inoltrò nel bosco. Trovata la belva gli chiese di smetterla di spaventare gli abitanti di Gubbio e gli promise che l’avrebbero sfamato ogni giorno. Quando il lupo morì anni dopo, gli abitanti della città se ne dispiacquero molto.
Francesco guarì il figlio zoppo di un cavaliere e un paralitico di nome Pietro a Nardi, diede la vista ad una donna, guarì le mani rattrappite di una donna e un frate colpito da epilessia, cacciò il demonio da una donna posseduta e tolse la lebbra ad un lebbroso.
Una donna devota morì, improvvisamente si svegliò e chiese di essere confessata. “Ero in attesa di una dura pena, ma San Francesco ha ottenuto per me di tornare in vita per pentirmi e confessare le mie colpe.”
Sono tantissimi i miracoli attribuiti al santo e non serve riportarli tutti.

Santa Chiara

Santa Chiara di Assisi nasce nel 1194 e appartiene alla classe sociale di nobiltà alta.
A diciotto anni fugge di casa e raggiunge San Francesco presso la chiesetta della Porziuncola.
Francesco le taglia i capelli, la veste con un saio e l’accompagna al monastero benedettino di San Paolo delle Badesse a Bastia Umbra. Più tardi Chiara si trasferisce in un piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano dove viene raggiunta dalla sorella Beatrice, dalla madre Ortolana e da gruppi di ragazze e donne.
Qui trascorre 42 anni, 29 dei quali in malattia.
Affascinata dalla vita di Francesco, Chiara diede vita ad una famiglia di claustrali povere che saranno chiamate le Clarisse.



 
 

Angelo Vaccari è nato a Nonantola (MO) nel 1952. Dopo una brillante carriera in banca, arrivato in pensione, ha cominciato a scrivere romanzi storici. Ha pubblicato La reliquia di Nonantola, Anselmo e l'Abbazia, Dammi un segno, La charta, Sangue fraterno, Vendetta, tutti premiati in svariati concorsi letterari. Da Cicorivolta ha pubblicato, nel 2014, Santa o prostituta? Matilde di Canossa e Nonantola (a.D. 1076-115) e, nel 2015, Lajos il barbaro (a.D 887-924). Angelo scrive romanzando il medioevo, vorrebbe avvicinare alla storia quelle persone che non hanno tempo e voglia di studiarla e narra del suo paese, che per molti secoli è stato un importante centro di fede e di cultura.