i quaderni di Cico
 
 

 

 

ordinalo senza spese di spedizione

... e vai anche alla scheda di "ELEONORA (vol. I°) - A ciascuno il suo destino"

"ELEONORA (vol. III°) - La barriera di fumo"

 

titolo "ELEONORA (vol. II°) - September Moon "
collana i quaderni di Cico
autore Engel Masatti
ISBN 978-88-95106-32-8
©agosto
2007 - € 13,50 - pp. 292
studio e illustrazione di copertina di Simone Pieralli, elaorazione di Phab Postini


 

L'intreccio delle complesse vicende che costituiscono il romanzo ELEONORA prosegue e si accorda mirabilmente con questa seconda parte. Nel pieno svolgimento e dopo il Secondo Conflitto Mondiale, al quale fa seguito lo scoppio della Guerra di Corea: fra Roma, Inghilterra e Giappone, Engel Masatti, con la forza e la passione di chi ha vissuto in prima persona quei tempi e quei luoghi, ci descrive uomini, aviatori sfegatati, azioni ardimentose, passaggi psicologici, fatti, amori, destini e vicissitudini con il valore narrativo e l'ampio respiro propri della migliore tradizione letteraria universale.

 

 


 

(Brani tratti da "ELEONORA (vol. II°)- September Moon")

Roma settembre 1943

Nella notte tra il 9 e il 10 settembre 1943, tra le rovine provocate dal bombardamento del 19 luglio, e precisamente nel quartiere Tiburtino, vagava un'ombra. Era l'ombra di un uomo disperato, che sembrava volesse scavare tra quei cumuli di detriti, muti testimoni di una tragedia che si stava avviando faticosamente alla fine, dopo aver distrutto tutto quello che aveva incontrato sul suo cammino.
L`ombra scavava con le mani. Piangeva e poi si asciugava gli occhi velati di pianto.
Era quasi notte. Poi fu notte, piano, piano, a causa dei lunghi crepuscoli del periodo estivo. Il buio non era completo, perché nel cielo rimaneva ancora quell'alone chiaro e trasparente che proveniva da occidente, favorito anche dalla vicinanza del mare nel quale, poco prima, si era tuffato l'astro infuocato del sole.
L'uomo, evidentemente stanco, sulle soglie del collasso e con le mani sanguinanti, smise di scavare, dopo essersi reso conto dell'inanità dei suoi sforzi.
Si sedette su un cumulo di pietrisco, poi, presosi il volto tra le mani, riprese a singhiozzare senza tregua, sempre più forte, mentre le spalle venivano scosse da un tremito convulso.

(...)

" Ci siamo " esclamò il pilota del piccolo velivolo, indicando col braccio la costa amalfitana, che si intravedeva in lontananza.
" Ora che facciamo? " chiese il Capitano Dowding.
" Aggiriamo la zona " calda " e poi incominceremo la manovra di avvicinamento alla costa calabra."
" Mi sembra di scorgere un gran casino, con tutti quei mezzi in acqua. Come andranno le cose a terra?"
" E chi può dirlo! Da quello che si può vedere da qui, con tutte quelle navi in giro, penso che non ci siano dubbi sulla positiva riuscita dello sbarco."
Erano già le 5,50 del mattino. Il sole stava sbucando proprio allora, infiammando di vivi bagliori l'orizzonte e il mare.
A un tratto, il Capitano Dowding, sempre in vigile attesa, scorse un puntino all'orizzonte in veloce avvicinamento.
" Attento, Max, c'è un aereo in vista."
" Chi vuoi che sprechi delle munizioni per noi!"
" Non si sa mai " replicò l'Inglese.
" Mi abbasso, così offriremo un bersaglio meno agevole. Quella nave sotto di noi, che cos'è?"
" E un incrociatore inglese. Non riesco, però, a scorgere la scritta. Abbassati ancora e avvicinati. Speriamo che non ci sparino."
" E' un apparecchio tedesco, un ME-109. Lo vedo male così controluce. Reggiti forte, ci sta attaccando. Ma è pazzo? Non vede che si tratta di un aereo civile? Attento, mi porto a pelo d'acqua."
Ma, prima che la manovra fosse portata a termine, una scarica di proiettili si abbatté sul minuscolo velivolo. Il motore cominciò a singhiozzare.
" Sono stato colpito alla spalla sinistra " urlò il Capitano Dowding.
" E' grave?"
" Non lo so. Sanguino molto e non posso muovere il braccio. Che facciamo?"
" Stai zitto. Fammi riflettere un istante. Temo che dovremo scendere in mare. Slacciati la cintura di sicurezza e appoggiati col braccio sano al bordo anteriore dell'abitacolo, per evitare di andarci a sbattere col capo, poi cerca di saltare in acqua con la massima rapidità ."
" Well."
" Well, un corno. Sbrigati, stiamo precipitando." Il pilota smise di parlare e si concentrò completamente nella difficile operazione dell'ammaraggio, se così si poteva dire. Che fare? Spense il motore per evitare che prendesse fuoco a causa della completa fuoruscita dell'olio; poi mise l'aereo in planata, ma a quella velocità e col carrello sporgente, il velivolo si sarebbe infilato nelle onde. L'abbrivo stava calando a vista d'occhio. C'era un solo modo per scendere in mare con qualche possibilità di non capottare e cioè: doveva mettere l'aereo in stallo e farlo cadere come un sasso sulla pancia, dopo averne sollevato il muso. Se questa manovra fosse riuscita, i due passeggeri avrebbero avuto pochi secondi per saltare fuori dall'abitacolo.
Le onde si stavano avvicinando velocemente. Il pilota si accorse che stava planando troppo velocemente, per cui rimise in moto il motore per pochi istanti. L'aereo prese un po' di spinta e si sollevò ma, poco dopo, tutto tacque. Non c'era più nulla da fare. Ora, la riuscita della manovra dipendeva soprattutto dalla fortuna.
Ci fu un istante in cui sembrò che l'aereo stesse per fermarsi nell'aria; poi cadde, schiaffeggiando col ventre la superficie del mare, ma non affondò.
Il pilota si slacciò immediatamente la cintura di sicurezza e, rivolgendosi al suo compagno di avventura, lo esortò a fare in fretta:
" Presto, salta fuori. Fai gonfiare il collare salvagente."
Non ottenne risposta. Si girò e vide il Capitano Dowding immobile nell'abitacolo. Altro sangue usciva da un grosso taglio alla fronte. Doveva aver urtato il capo al momento dell'impatto ed era svenuto.
Imprecando contro la sorte, si mise in piedi sulla fusoliera, fece gonfiare il salvagente e poi si accinse a tirar fuori l'Inglese dall'abitacolo.
L'aereo, intanto, stava lentamente affondando. Con uno sforzo sovrumano, il pilota riuscì ad estrarre dall'abitacolo il passeggero privo di sensi e insieme a lui si gettò in mare. Fortunatamente, i salvagente riuscirono a mantenere a galla i due naufraghi. Ora, l'unica salvezza era basata sulla speranza che, al più presto, giungessero aiuti dall'incrociatore che stazionava nelle vicinanze.

(...)

Massimiliano da un bel po' di tempo mancava da casa.
Fatta la pratica di volo sui simulatori, salì finalmente a bordo degli aerei commerciali, primi fra tutti i Lancastrian, gli Hermes e i Tudor.
Nel settembre del 1946, fece il suo primo volo su una linea interna, come osservatore. Presto avrebbe ottenuto il posto di secondo pilota.
La sera del 20 settembre, vigilia del primo vero impegno sulle linee interne, Max era emozionato come quando era salito in volo, per la prima volta, nei cieli di Roma, sugli aerei scuola
C'era, come sempre, la solita luna. " September Moon ". La luna, dopo la tragedia che lo aveva colpito nel settembre del 1943, gli stava portando fortuna e quindi la osservò a lungo, trattandosi di una cosa rara, data la frequenza delle nottate nebbiose in Inghilterra e in special modo a Londra.

(...)
" Sono in Inghilterra già da tre anni."
" Ti ci trovi bene?"
" Molto, direi. Però ho sempre il timore di non essere all'altezza della situazione, per cui dubito che potrò mai ripagarvi per quello che mi avete dato e che continuate a darmi."
" Nessuno ti presenterà il conto, Max."
" No, Sibyl, non è giusto. Una donazione senza corrispettivo somiglierebbe a un' elemosina. E' difficile accettare elemosine dopo che si è toccato il fondo della disperazione e si comincia a risalire."
" Max, mi farai rattristare se continui a trattare questo argomento."
Max, per tutta risposta, prese la ragazza tra le braccia, la coccolò, le accarezzò dolcemente i capelli, come di solito si fa con i bambini timorosi del buio.
La luna guardava. I passanti guardavano quella dolce coppietta senza volto, solo contorni, dato il controluce causato dalle vetrine accese.
Poi i due giovani si presero per mano e, sempre in silenzio, ripresero a camminare tra la miriade di negozi di Piccadilly, senza vedere nulla. Fu soltanto un baleno nella vita di Massimiliano perché, poco dopo, i vecchi ricordi lo riassalirono, facendogli rivivere quella condizione d'estasi che aveva già provato sei anni prima in condizioni ben diverse. Poi ebbe un brivido e ritornò alla realtà soltanto quando Sibyl gli si pose davanti e lo bloccò.
" Abbracciami di nuovo, Max."

 

 

Engel Masatti (alias Lino Fabiani) è nato e vive a Tolentino, in provincia di Macerata. Il lieto evento, trasformatosi in tragedia per la morte della mamma, avvenne in un mese grigio come il novembre. La condizione di semi-orfano, oltre alla nascita in un mese - come dice lui - "assurdo per venire al mondo", influì forse negativamente, "ma non troppo", sul suo modo di vivere. Incertezza e curiosità furono gli elementi che concorsero a formare il suo carattere: a volte estroso, a volte esuberante e, in altre occasioni, grigio come un cimitero sommerso dalla nebbia. Con il tempo, oltre alla curiosità, Engel Masatti si accorse di avere una fervida immaginazione; perché, dunque, non tentare di fare il Narratore? Come cominciare? A un tratto, si ricordò di essere ancora in possesso di un manoscritto del 1942, nel quale si narrava di un fatto accaduto nel periodo più brutto della storia d'Italia, nell'ambiente studentesco. Aggiungendo elementi fantasiosi, pensò, poteva venirne fuori qualche cosa di interessante. Provò e, terminata la stesura della prima parte, dal titolo appunto A ciascuno il suo destino (Cicorivolta 2007), non soddisfatto della presunta fine ingloriosa del suo eroe, sotto l'irresistibile impulso creativo, completò l'opera con altri due volumi, September Moon, appunto, e La barriera di fumo, che andarono a costituire l'intero romanzo ELEONORA.

Fra le altre opere di Engel Masatti ricordiamo: 'Il mondo di Gaia. Un'estate da dimenticare', 'Il letto caldo di Vicka' e 'Il tutto di niente'.