|
|
Brano
tratto da Comarmo
Fine
dicembre. Genova Nervi.
Piove. Le
sere di pioggia fermano il tempo e i fari delle auto in coda non hanno
pietà; ti fanno male, ti fanno, illuminano il dolore e lo riflettono
sullasfalto. Saranno state le diciannove, forse più tardi,
limpazienza dei clacson era assordante. I cellulari squillavano
sui cruscotti accesi e i lumini rossi delle cicche disegnavano saette
dietro i parabrezza spazzolati al ritmo del radio giornale. Lassù
il semaforo appeso segnava via libera e qualche stronzo aveva ancora voglia
di dire la sua: nonostante le sirene, nonostante la radio già dicesse
di loro. Carmine Lo Tullo, ventisei anni, catanese, incensurato. Paolo
Rovelli, cinquantanni a novembre: genovese, incensurato e medico
di famiglia. Il loro sangue seguiva la scia e qua e là ristagnava
al largo delle pozzanghere.
I militi della croce rossa ne protessero i corpi con delle lenzuola, i
vigili urbani si gettarono nella mischia. Lelmetto bianco, la mantella
blu raso; a fischiare il fischio, a sventolare la paletta. Poi le prime
transenne. Per circoscrivere il delitto con la pietà di mestiere;
per limitare i curiosi, la carta stampata, le telecamere che tra poco
sarebbero scese sulla scena della cronaca nera e avrebbero dato del filo
da torcere al senso del privato. Ma delitto è pubblico dominio;
e cronaca è libero arbitrio.
Una foto, due lenzuola e un titolo: MAFIA DOCCIDENTE.
Merda!
Era rimasto sulla strada, sino a due ore fa, ed era sorpreso di come la
stampa sapesse già tutto. Posò la tazza e gli venne uno
starnuto. - Ispettore capita quando piove - gli disse il barista. Ma il
suo era uno starnuto di stizza, una reazione emotiva anomala; una delle
tante, alle quali aveva imparato negli anni a non dare un peso eccessivo.
Così come ad altre cose da cui si teneva al riparo grazie allesperienza,
ne aveva una discreta scorta oramai. Bisogna essere fieri, pensava, di
quel che si fa; e di quel che non si farebbe mai, soprattutto a priori.
E fare il reporter, certamente, non sarebbe stato il mestiere suo, nonostante
sbirri e giornalisti lavorino entrambi per una cosa soltanto, la notizia
del giorno. Ma cosè una notizia, di cosa parlava quel giorno?
No davvero del suo essersi aggirato silente attorno ai cadaveri. E non
dei suoi dubbi, quelli pubblici di servitore e uomo di Stato. Un poliziotto
rispetta lo Stato. A volte lo odia ma è per servirlo che lo pagano
e allora va fatto bene: anche quando la puzza di bruciato è più
acre persino del senso di nausea che adesso gli macerava lo stomaco.
Si era tenuto a distanza, Comarmo. A quella più consona a non farsi
distrarre dagli sguardi che gli rivolgevano gli altri. E i pensieri avevano
riconosciuto la strada, la solita di dieci anni prima; la solita fra ventanni
ancora. Quel catanese, il più giovane: incensurato e morto ammazzato.
Fosse stato genovese, lo avrebbe visto crescere da lontano. Perché
dieci anni di più fanno la differenza a scuola e anche con le donne
la fanno.
Con chi scopava Lo Tullo; aveva una moglie, dei figli? E Rovelli: ce laveva
una famiglia sua, il dottore? e con la moglie: ci scopava ancora con lei,
o le ultime cartucce le aveva riservate a unamante bambina, che
di farlo invecchiare in pace non ne aveva voluto sapere
Congetture
da ispettore. Glielo dice sempre il commissario di andarci piano con le
fantasie; di attenersi ai fatti perché sono lor signori, i fatti,
a stanare i colpevoli.
Il commissario Marconi, ci vuole fegato. Per digerire un superiore senza
capelli grigi alle orecchie. Che ti guarda negli occhi come se fosse più
esperto di te e più anziano di quei soliti dieci anni che invece
ti deve. è il tipico iato che rende complicata la convivenza tra
strada e burocrazia, tra lapplicare le procedure e il fidarsi di
loro.
Dalla bocca di Rovelli colava un filo di sangue, già secco prima
dimbrattargli il colletto dellabito. Un bellabito, da
dottore dinverno, la cui stoffa marrone non presentava a prima vista
ammaccature di rilievo; merito dellimpermeabile vecchio stile, quasi
del tutto abbottonato. I capelli li aveva fitti e spettinati per la caduta,
il braccio destro aveva riparato la fronte ma non il mento, dove la pelle
era escoriata e bagnata dalla pioggia.
Gli occhi spalancati di Lo Tullo, invece, guardavano il cielo, sopra le
nubi e oltre la sera. Aveva battuto la nuca, però la morte gliela
aveva regalata una raffica di mitra, sparata probabilmente da unauto
in corsa: e adesso in salvo, nascosta chissà dove.
Le rotatorie, sintasano facile. Vanno e vengono, da e per Genova
Nervi, tutto il giorno, tutta la notte. Cè la polizia, lampeggiano
le ambulanze; forse un incidente, oppure una rapina. Per la radio due
morti ammazzati. Intorno finestre illuminate, le televisioni accese; è
sabato sera e la Samp gioca fuori. Il commissario non tifa Genoa, Comarmo
è per la Sampdoria; incredibile lo scudetto ormai una vita fa.
Mancio, Vialli, Boskov: è rigore quando arbitro fischia
E
Sinisa, le punizioni da centrocampo di Sinisa
Cè la scientifica. Gli sbirri in camice bianco, che tutto
sanno senza domande da fare; tra loro cè anche Roberto Buongiorni,
suo vecchio amico da sempre. Ha un pinzo sul mento che coltiva da anni,
come si fa con un una pianta piccola e rara; mentre la Barba di Comarmo
è cresciuta un po alla rinfusa così come i capelli
un po alla rinfusa e adesso anche ingrigiti, ma solo un po.
Si toglie gli occhiali il dottore, perché le lenti riflettono la
luce di fari e lampioni e non vede come dovrebbe.
I due uomini non avevano armi. Sono morti indifesi. Non lo sapevano di
morire, non quel giorno almeno; speravano di vivere, chissà per
quanto. Carmine Lo Tullo ha un Cristo al collo e probabilmente ci credeva,
che sarebbe stato il suo Dio a decidere quando; ad armare la mitraglietta
del suo sicario. Il dottor Rovelli probabilmente no, non ci credeva: era
la sua tessera di partito custodita dentro la patente, a farlo pensare.
Adesso occorreva il nulla osta del P.M. e le salme avrebbero raggiunto
lobitorio a bordo di due ambulanze silenti, per finire a disposizione
dei ferri del medico legale. Roberto guarda Comarmo negli occhi senza
parlare e già lo sa, che stanotte lo avrebbe avuto tra i piedi.
Il P.M. non porta la gonna e i suoi capelli sono neri, corti. E si chiama
Giordana. Dottoressa Mariella Giordana figlia darte di un P.M. del
profondo nord, tale dottor Giordana Pietro. Li aveva convocati per le
ore nove e non si sgarra, nel suo ufficio al quarto piano del palazzo
di giustizia in piazza Portoria. Un luogo austero, un ufficio fatto su
misura per le autorità di tutti i tempi, dove solo arredi e tecnologia
erano figli del XXI secolo. Pochi gli scaffali a muro e sullampia
scrivania laccata di perla, faceva bella mostra di sé il piatto
monitor di un pc dirigenziale. La dottoressa non era in ufficio ma, alle
nove e non si sgarra, un voce amplificata proveniente dal pc diede loro
il benvenuto. E poi apparve il suo viso ovale, con le sopraciglia ricamate,
il naso vero, il carnato rosa pallido. La novità a Marconi piacque
molto, non così a Comarmo sbirro di strada. Insomma, una riunione
in videoconferenza e tutti, compreso il dott. Roberto Buongiorni della
scientifica, si misero allascolto.
- Cosa ne pensa - chiese il PM al commissario.
- Quello che è chiaro - rispose.
Chiaro per tutti? Buongiorni aveva i suoi dubbi. è un uomo pacato,
raffinato nei modi, ben educato nel vestire e nellesporre; conosce
il mestiere e il fatto suo.
- Una resa dei conti - insistette Marconi - di competenza della DDA. -
- Non mi pare - si oppose Comarmo.
- Sono strane morti - concluse Buongiorni. Dopo una breve riflessione
il PM Giordana chiese:
- In che senso strane? -
- Nel senso dello sperma - rispose il dottore senza battere ciglio.
A riunione
finita i tre si divisero. Ognuno con direttive aggiornate, che per lispettore
prevedevano lonere di una visita ufficiale a casa Rovelli. Rovelli
laveva una famiglia sua. Abitava in una casetta nellentroterra,
assieme alla moglie e a una figlia di ventunanni studente di giurisprudenza.
Mara e Giuliana, vedova e orfana. Mara, ciuffo biondo e figura magra,
aprì il cancelletto nero e fece accomodare lispettore nel
salotto.
- Prende qualcosa? -
- Si sieda signora. -
In quella frase, il tono di una notizia definitiva.
Come piange la moglie di un medico; e come piange sua figlia. Il silenzio
ovattò le pareti, la mobilia antica, il vento che soffiava grigio
al di là della vetrata. E il pudore si fece di Stato assieme alle
lacrime da tenere nascoste. Era fatto così: il dolore non lo lasciava
indifferente mai.
- Ce la fa? -
- Dica
- gli rispose lei, con lo sguardo puntato dentro una cornice
poggiata sul tavolino da fumo davanti a loro.
- Posso tornare
-
- E' meglio adesso. -
Le domande di rito. I nemici di suo marito, le sue abitudini; cosa cera
stato di strano nei suoi comportamenti, prima di morire sparato sulla
pubblica via.
- Nulla, signore... proprio nulla. -
Una vita tranquilla, priva di scosse apparenti. Un amore nato in ateneo,
il loro, sullincrocio di due facoltà; poi il matrimonio,
poi la bambina. Rare le fotografie, ma davvero belle: di una figlia riccia
e ben cresciuta, da due genitori che lhanno tirata su come si deve
e con amore. Fu dura lasciarle sole. Ma il lavoro deve andare avanti,
lindagine deve andare avanti; e cominciò a riordinare i pezzi
come fosse un rebus. Nel cruscotto della Brava teneva la Settimana e quando
poteva si teneva in esercizio, perché poi ragionare gli veniva
meglio. Lo Tullo, riteneva, era vittima due volte: anche del pregiudizio.
- I giornali parlano di mafia, solo perché un siciliano è
finito morto ammazzato sulle strade di Genova! - gridava dentro di sé.
- Lo Tullo è catanese e Marconi vuole lantimafia, la DDA!
- Un medico della mutua e un artista: due mafiosi per eccellenza - si
disse infine con sarcasmo.
Cosa faceva Carmine al nord e perché abitava a Boccadasse. A Boccadasse
ci sono le barche, i pescatori; un mercatino, qualche ristorante. E le
gallerie per larte. Per questo Carmine era lì che abitava.
Esponeva dieci quadri in una piccola galleria davanti al mare e neppure
pareva, di essere da unaltra parte. Barche, pescatori e cielo: e
in basso le onde che schiumavano in genovese. Il tutto per sempre sulla
tela.
I pescatori mormorano. E ti ricordano. Per quello che sei, al di là
di come ti vedono. Lo sanno di essere in via di estinzione. Ma sanno altresì
che mai accadrà perché Boccadasse è una riserva indiana
e Lo Tullo, romantico pittore, li ritraeva a quel modo: come se fotografasse
la storia. Sarebbe andato sin là Comarmo, a cercare qualcuno che
lo conoscesse, o si ricordasse di lui.
(...)
|