
ordinalo
senza spese di spedizione
*La
traduttrice, Federica
Pistono,
è
laureata in Lingua e Letteratura araba presso l’Università
degli Studi L’Orientale di Napoli, ha conseguito un diploma
di master in Traduzione letteraria ed editoriale dall’Arabo presso
la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Vicenza.
Ha inoltre conseguito il Diploma in Lingua araba presso l’Istituto
di Lingua Araba dell’Università Statale di Damasco nonché
il Diploma in Lingua araba presso lo Yemen Language Center di
Sana'a.
Ha tradotto, di Ghassan Kanafani, il romanzo
“L'altra
cosa (Chi ha ucciso Layla al-Hayk?)”,
i racconti “Uomini
e fucili”
e i tre romanzi brevi,
o racconti lunghi, L’Innamorato, Susine di aprile
e Il cieco e il sordo, contenuti nell’opera dal titolo
“L’Innamorato”
. Ha inoltre tradotto “Primavera
nella cenere e altri racconti”
e la raccolta “Il
tuono”,
tratti dall’Opera di Zakaryya Tamer, nonché il romanzo “L’oasi
del tramonto”
di Bahaa Taher, già vincitore dell’International Prize for
Arabic fiction e “Sarmada”
di Fadi ‘Azzam, romanzo finalista all’Arabic Booker Prize
del 2012.
Tutti
pubblicati per la prima volta in Italia da Cicorivolta tra il 2011 e
il 2013.
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titolo:
"La
nipote americana"
collana i quaderni di Cico
autore Inaam
Kachachi (traduzione
dall'arabo e nota introduttiva di Federica Pistono*)
ISBN 978-88-97424-99-4
© 2013 - € 13,00 - pp. 211 - in
copertina, illustrazione originale di Ilaria
Grimaldi (www.ilariagrimaldi.it).
Zayna,
una giovane donna di origine irachena, vive da quindici anni a Detroit;
da quando, cioè, la sua famiglia è fuggita dall’Iraq
di Saddam Hussein. Sconvolta dagli attentati dell’Undici settembre,
quando gli Stati Uniti dichiarano guerra all’Iraq, nel 2003, Zayna
sceglie di arruolarsi come interprete di lingua araba nell’esercito
americano... Per la giovane interprete comincia così un drammatico,
duplice percorso. Da un lato, un viaggio nell’inferno iracheno,
in un Paese dilaniato dai bombardamenti, immerso nel lutto, nella devastazione
e nella rabbia, dall’altro, un ancor più tragico viaggio
interiore, alla ricerca della propria identità: Americana o Irachena?...
In
Iraq, ritrova Rahma, la nonna adorata nell'infanzia, ma l'incontro tra
le due donne è terribile: Rahma, vedova di un colonnello iracheno
e saldamente ancorata ai propri principi e all'amor di patria,
è infatti indignata e furiosa quando scopre che la “nipote
americana” lavora per gli invasori.
Americana, dunque?, come i commilitoni e gli amici uccisi dai razzi
e dalle mine della Resistenza, o Irachena?, come Muhaymen,
il misterioso militante islamista
di cui Zayna si innamora?

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Nota
del traduttore
La
nipote americana è un romanzo dedicato alla tragedia del popolo
iracheno, vessato dalla feroce dittatura di Saddam Hussein, quindi lacerato
e sconvolto dall’invasione americana e dalla conseguente guerra civile.
L’azione ha inizio a Detroit, dove Zayna, una giovane donna di origine
irachena, vive da quindici anni; da quando, cioè, la sua famiglia
è fuggita dall’Iraq. Il padre della giovane, infatti, un tempo
giornalista televisivo, era stato accusato di trame contro il regime,
gettato in carcere e torturato. Dopo la sua liberazione, la famiglia aveva
scelto di rifugiarsi negli Stati Uniti, di cui Zayna aveva in seguito
ottenuto la cittadinanza.
Pur rimanendo legata alle proprie origini, la ragazza, cresciuta a Detroit,
è ormai totalmente americanizzata, fiera della sua mentalità
e del suo stile di vita occidentale.
Sconvolta dagli attentati dell’11 settembre, desiderosa di pagare
il debito di riconoscenza a quella che considera ormai la sua nuova patria,
quando gli Stati Uniti dichiarano guerra all’Iraq, nel 2003, Zayna
sceglie di arruolarsi come interprete di lingua araba nell’esercito
americano. Di ritorno nel Paese natio dopo una lunghissima assenza, l’impatto
con la realtà della guerra è duro, traumatico: gli iracheni
sono ostili, non considerano affatto gli Americani dei liberatori, come
la protagonista si era ingenuamente aspettata. E, d’altro canto,
i soldati americani non hanno affatto instaurato relazioni amichevoli
con la popolazione irachena.
Zayna si sente in bilico tra due mondi, guardata con sospetto dai commilitoni
americani, ritenuta una collaborazionista dagli amici iracheni.
In Iraq, Zayna ritrova la nonna adorata nell’infanzia, ma l’incontro
tra le due donne è terribile: la nonna è infatti indignata
e furiosa quando scopre che la “nipote americana” lavora per
gli invasori.
Per la giovane interprete comincia un drammatico, duplice percorso: da
un lato, un viaggio nell’inferno iracheno, in un Paese dilaniato
dai bombardamenti, immerso nel lutto, nella devastazione e nella rabbia,
in un’atmosfera di brutali interrogatori e di stragi, in cui muoiono
non soltanto migliaia di iracheni, ma anche tanti giovani soldati americani;
dall’altro, un ancor più tragico viaggio interiore, alla ricerca
della propria identità: americana o irachena? Americana, come i
commilitoni e gli amici uccisi dai razzi e dalle mine della Resistenza,
o irachena, come la nonna o come Muhaymen, il misterioso militante islamista
di cui Zayna si innamora?
Un duplice percorso che ha come punto di arrivo la perdita dell’innocenza,
della giovinezza, dell’identità. Zayna perderà, una
dopo l’altra, tutte le sue illusioni, tutte le sue certezze. Tornerà
in America spezzata, con un cimitero nel cuore.
Il
tema centrale del romanzo è, indubbiamente, la crisi di identità
della protagonista, lo strappo interiore, la lacerazione tra l’appartenenza
per nascita al popolo iracheno e l’appartenenza per adozione al popolo
americano; la consapevolezza di non poter più accettare e condividere
i valori del popolo iracheno ma neppure le scelte del governo americano.
A innescare il conflitto nel cuore di Zayna è Rahma, la nonna ottuagenaria,
vedova di un colonnello iracheno, una donna saldamente ancorata ai propri
principi e all’amor di patria.
Anche Rahma è lacerata tra l’amore immenso per la nipote e
il disgusto che la scelta della giovane le ispira. Alla fine, la nonna
morirà di crepacuore, incapace di accettare quello che considera
un infame, imperdonabile tradimento. La sua forte fibra sarà spezzata
dal dolore e dalla vergogna.
Il terzo personaggio del romanzo è Muhaymen, un giovane legato
a Zayna da una “fratellanza di latte”: ex comunista, ex prigioniero
degli iraniani durante la guerra Iran-Iraq, l’uomo è ora militante
nell’Armata del Mahdi, l’organizzazione armata islamista guidata
dall’Imam Muqtada al-Sadr.
Tra Zayna e Muhaymen è subito colpo di fulmine, ma l’amore
muore sul nascere, spento dalle divergenze insanabili, dalla consapevolezza
di combattere sui lati opposti della barricata.
Il
romanzo ci offre uno spaccato inedito della società irachena: attraverso
la tecnica del flashback, l’Autrice ci riporta indietro nel tempo,
al periodo dell’infanzia e dell’adolescenza di Zayna, nella
Baghdad di Saddam, del terrore, delle delazioni e delle torture, ma anche
nella Baghdad e nella Mossul della gente comune, in un Paese in cui convivevano
Cristiani e Musulmani, Caldei e Assiri, Sunniti e Sciiti. Un Paese in
cui risuonava l’appello alla preghiera dei muezzin, ma in cui i bambini
cristiani potevano andarea scuola dalle Suore. Un Paese dove viveva un
popolo variegato da tante appartenenze culturali, etniche e religiose.
E poi i ritorni al presente, in un Paese devastato dalla guerra e dalla
distruzione.
Nella continua alternanza di passato e presente, di ricordi e di tempo
attuale, si consuma il dramma di Zayna e del popolo iracheno.
Il finale è amarissimo: la protagonista torna a casa in America,
apparentemente sana e salva, ma con ferite interiori probabilmente inguaribili:
il senso di colpa per la morte della nonna, il dolore per i tanti commilitoni
uccisi, lo strazio per un popolo sprofondato nell’inferno, la disperazione
per un amore incompiuto e, soprattutto, la perdita dell’identità
e della sicurezza di sé.
Zayna si sente “un cane con due case”, ma non si trova a suo
agio in nessuna delle due.
Dal
punto di vista della lingua e del lessico, il romanzo è estremamente
moderno. La lingua è un arabo snello ed elegante, semplice e scorrevole.
Anche in questo libro si assiste al fenomeno della diglossia, comune a
tanta narrativa araba contemporanea: la cornice del romanzo è in
arabo classico, i dialoghi sono quasi tutti in dialetto iracheno.
Nel testo sono presenti citazioni di brani di poesia araba, ma anche proverbi
e detti popolari: ho scelto di rendere il dialetto in un italiano colloquiale.
Si trovano inoltre, nel testo arabo, alcuni brevi dialoghi ed espressioni
in lingua inglese, quando a parlare sono i personaggi americani: in questo
caso ho scelto di lasciarli in inglese, rispettando la scelta dell’Autrice.
Federica
Pistono
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L’autrice
Inaam
Kachachi è nata a Baghdad nel 1952.
Dopo la laurea in Giornalismo, ha iniziato a lavorare in Iraq per la stampa
e la radio. Corrispondente a Parigi per diverse testate arabe, ha conseguito
un dottorato in Storia del Giornalismo alla Sorbona.
Nel 1988 ha pubblicato il libro Lorna, i suoi anni con Hawad Selim, tradotto
in inglese e in francese. Nel 2003, Parole di donne irachene, un’antologia
di brani di poesia e di prosa di tredici scrittrici irachene, ciascuna
di appartenenza culturale diversa. L’opera, oltre che in italiano,
è stata tradotta in francese e in inglese. Nel 2004 la Kachachi
ha realizzato un documentario su Naziha al-Dulaimi, la dottoressa irachena
che nel 1959 è stata la prima donna ministro in un Paese arabo.
Il suo primo romanzo, risalente al 2005, si intitola Sawaqi al-Qulub,
tradotto in italiano con il titolo I cuori sono ruscelli che scorrono
(2007). Il suo secondo romanzo, La nipote americana, del 2008,
si è classificato nella short list dell’International Prize
for Arabic Fiction del 2009, ed è stato tradotto in inglese
e in francese. Del 2013 il suo terzo romanzo, Tashari.
Inaam Kachachi vive attualmente a Parigi, dove lavora come giornalista
e docente universitaria.
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