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GIAMPAOLO FURLOTTI IL
TEMPO È DENARO Il
giallo che si fa politica militante al 100% Intervista
all’Autore
1. Giampaolo Furlotti, “Il tempo è denaro”, tua opera prima pubblicata per Cicorivolta edizioni, è sostanzialmente un giallo, ma con non poche infiltrazioni di satira sociale e politica. Prima di parlare del tuo romanzo, giacché poco o nulla si sa di te, vorresti fornire ai gentili lettori qualche tua indicazione biografica? Speravo fossero sufficienti le note della terza di copertina. Ma se le dovessi integrare, direi che sono divorziato e ho una figlia che sta (almeno spero) per laurearsi in architettura. Ho giocato a livello agonistico a rugby per 22 anni, e questo è stato molto importante sia per la formazione del mio carattere che delle mie amicizie. Ho cambiato un’infinità di lavori perché non riesco a sopportare la routine e in questo momento faccio il consulente aziendale.
In realtà Il MuTamento 5 Frecce come tutti sappiamo è stato uno tsunami nel panorama politico italiano. Ha espresso la rabbia di molti connazionali, che non sopportano più l’arroganza con cui siamo governati. E anche per me è stato liberatorio citare per nome qualcuno dei politici che hanno gozzovigliato alle nostre spalle. Per quanto riguarda l’idea di far parte del movimento prevale in me l’idea che potere e denaro corrompano e quindi preferisco un impegno laterale in modo da poter continuare ad avere stima di me stesso. 3. Il tuo giallo è anche una sorta di accusa nei confronti di movimenti e partiti politici. Tutti, chi più chi meno, vengono colpiti dai tuoi strali. La satira non è quasi mai fine a sé stessa. Sei dell’opinione che oggi la satira possa svegliare la coscienza degli italiani e invitarli così a sollevarsi contro gli oppressori? La satira è l’ultimo baluardo della civiltà prima delle barricate. E’ un modo di focalizzare l’attenzione su questioni importanti ridicolizzando persone e comportamenti biasimevoli. In sostanza direi quindi che un po’ di risveglio lo può favorire. 4. Oggi sono in molti a credere, a ragione o a torto, che generi come il giallo, il thriller, il noir possano dare, per così dire, una svegliata al popolo. Qualcuno ha persino parlato di Nuovo Epico Italiano, ma con risultati alquanto risibili, tant’è che un critico come Giulio Ferroni lo ha subito liquidato. Tu, Giampaolo Furlotti, pensi che la nuova letteratura sia quella che viene data in pasto al pubblico attraverso gialli e thriller, con dei ritmi editoriali a dir poco vertiginosi? Nell’età vittoriana accadde qualcosa di simile; in tanti diedero alle stampe romanzi più o meno truculenti, tuttavia il tempo e la critica, per nostra somma fortuna, hanno lasciato a noi posteri ben pochi nomi vivi e attuali. Come te lo spieghi? Effettivamente
l’espansione della superficialità ha un ritmo talmente vorticoso
che nemmeno l’elevamento a potenza riesce a ben rappresentarla.
Così può capitare che temi delicati debbano essere trattati
in modo molto accattivante per suscitare la giusta attenzione. Quasi
tutti siamo convinti di avere cose importanti da dire e quindi, facendo
leva su questo istinto, l’industria editoriale ne ha fatto un business
consentendo la pubblicazione di un vastissimo numero opere. Per legge
statistica, solo poche sono superiori alle altre, ma ciò non
toglie che qualcosa d’interessante si possa trovare dove non ce
l’aspettiamo. 5. Personaggio principale del tuo romanzo è il questore Bergonzi, un 48enne ancora in gamba, che cura il proprio aspetto ma senza esagerare. Soffre di pressione bassa al mattino oltreché di ipotiroidismo. Niente di invalidante. E però la sua vita non è di quelle che si possano dire felici: l’unica donna che ha amato, Letizia, è morta di cancro tanti anni addietro e lui non si è più rifatto una vita sentimentale. Bergonzi dedica la più parte del suo tempo al lavoro, non guarda alle donne, e nonostante siano passati venti anni dalla morte di Letizia, è ancora un vedovo inconsolabile. Giampaolo, perché tutti gli eroi di un romanzo giallo hanno alle spalle un passato tragico, che loro malgrado li spinge a chiudersi in sé stessi, nella solitudine? Non trovi che sia un cliché un po’ abusato questo? I cliché diventano tali perché riprendono accadimenti osservabili con una certa facilità. Purtroppo oggigiorno in cui il degrado dei valori, esibito con fierezza, sembra diventare un obiettivo per molta gente, sentirsi sempre più soli, si fa quasi inevitabile. Questa solitudine può essere declinata in mille modi e in questo l’autore deve trovare la sua originalità. 6. “Il tempo è denaro” è ambientato a Parma, una città che sol ieri era ricca e fiorente, mentre oggi è ricca di extracomunitari che sbarcano il lunario come possono. I cittadini guardano agli extracomunitari che si arrabattano e non possono fare a meno di pensare che, presto o tardi, uguale destino potrebbe toccare anche a loro. La politica, o meglio i politici corrotti hanno mangiato alla grande e sono rimasti impuniti, e la crisi economica (mondiale) ha fatto il resto. Quali ragioni ti hanno spinto ad ambientare il tuo giallo proprio a Parma? Parma è stata la roccaforte del M5F (al momento ho un po’ di confusione tra realtà e fantasia), per dirla con Trillo, la sua Stalingrado. Questo avvenimento epocale è stato determinante per la scelta della città. Ma altre caratteristiche di Parma la hanno resa particolarmente adatta all’ambientazione del libro. In particolare quell’essere stata un’isola felice ha reso i contrasti tra il mondo prima della crisi e quanto rimasto dopo particolarmente duri, offrendo all’osservatore un punto di vista privilegiato. 7. Dopo la morte della moglie Letizia, Bergonzi si è gettato a capofitto nel lavoro ottenendo promozioni ed encomi. Poi, dopo lo scandalo nella regione Lazio, a Bergonzi viene ordinato di trasferirsi a Parma. La sua fama è ben consolidata e, forse, con un po’ di ingenuità, crede che a Parma non avrà un granché da fare. E invece, di punto in bianco, muore un certo Baldi, un economista di grido. Parrebbe che Baldi sia morto per cause naturali, così però non è. La testardaggine di Bergonzi svelerà che Baldi è stato fatto fuori ricorrendo a una neurotossina. Per disegnare il personaggio della vittima, hai preso spunto da un personaggio realmente esistito, o hai lavorato di immaginazione punto e basta? A me Andrea Baldi ha dato l’impressione di essere un personaggio che ha molti punti in comune con Marco Biagi, assassinato dalle Nuove Brigate Rosse il 19 maggio 2002. No, devo contraddirti. Ad ispirare quel personaggio è Enrico Bondi, il grand commiss dei governi italiani. Molto freddo, distaccato, disilluso. Marco Biagi, di cui condivido molti pensieri, era un uomo molto più umano. Ha capito che la lotta di classe aveva un senso quando le ricchezze erano divise in modo diverso e i meccanismi democratici molto più labili. Non mi dilungo ulteriormente su questo tema perché nemmeno un libro sarebbe sufficiente per sviscerarlo in modo almeno decente, e non voglio sembrar superficiale. 8. Andrea Baldi era un uomo che piaceva, soprattutto alle donne. Baldi operava un po’ nell’ombra, ciononostante la sua fama era ben conosciuta, era difatti un uomo con le mani in pasta un po’ in tutti gli ambiti politici. A tuo avviso, oggi come oggi, le redini della politica sono in mano a persone come Baldi mentre i politici sono invece delle comparse molto molto ben pagate da noi italiani (italioti)? Le
dinamiche del potere sono assai complicate. Non esiste un potere indiscutibile
(se si escludono quelli religiosi, che però spesso non sono tali
in senso stretto), prova ne sono i continui rovesciamenti che la storia
ci ha sempre mostrato. Si potrebbe addirittura pensare che tanto più
sono cogenti, tanto più rischiano di essere rivoltati violentemente.
In una democrazia (distorta) questa legge è ben nota a chi governa,
che regolarmente baratta concessioni con i sottoposti al fine di mantenersi. 9. Qualcuno parla di nuovi fascisti, facendo riferimento ai “trillini” di Michele Trillo. Perché? Non sarebbero dunque loro il cambiamento Yes We Can? José Saramago aveva riposto molta fiducia nell’Idv di Antonio Di Pietro, da sempre inviso a un po’ tutte le forze politiche italiane. A tuo avviso, Giampaolo, il M5F si sfascerà come l’Idv? Chi
parla di nuovi fascisti o ha qualcosa da nascondere o è immobile
cerebralmente. Nel corso degli anni abbiamo visto tante nuove formazioni
politiche alternarsi nel richiedere un profondo cambiamento. Per restare
al recente passato, Lega, IDV, M5S oltre a tutti i movimenti locali.
Ognuno di essi è crollato non appena è entrato nei gangli
del potere. 10. Qual è stata la genesi di “Il tempo è denaro”? E’ un romanzo che, perlopiù, raccoglie accadimenti anche degli ultimi giorni. Un romanzo scritto in fretta e furia? Non
saprei. Ti è parso scritto in fretta e furia? 11. Quali sono stati gli autori ai quali guardato e che forse un po’ ti sono venuti in soccorso nel corso della stesura del tuo giallo ambientato a Parma? Mi
chiedi di rivelare segreti scottanti. 12. Tu, Giampaolo Furlotti, hai studiato Economia e Commercio. Nel tuo romanzo la tua cultura in campo economico è ben evidente, e se uno volesse leggere fra le righe sarebbe tentato di dire che la crisi che oggi viviamo potrebbe durare ancora a lungo. E forse potrebbe non finire affatto. Te la senti di sbilanciarti, di proporre una tua ricetta come un vero “trillino” per risanare il Belpaese? Che
la crisi sia destinata a non finire mi pare assolutamente evidente.
Basti pensare che la Merkel, facendoci una figura molto migliore di
chi negli ultimi anni l’ha regolarmente prevista per fine anno,
nel 2011 ha ipotizzato la ripresa dopo il 2015. Ma, ahimè, si
sbaglia. 13. Quale potrebbe esser il target ideale di lettori per il tuo “Il tempo è denaro”, trattandosi di un romanzo di impossibile evasione politica? Spero che possa piacere ai curiosi che non si accontentano delle risposte facili. 14. Esiste od è esistita la letteratura militante? E “Il tempo è danaro” è letteratura militante, e se sì, in che misura? Esiste, esiste. Da 1 a 10 direi 100.
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