Gennaro
Morra
ALL'OMBRA
DELLA GRANDE FABBRICA
Noi
cresciuti all'ombra della grande fabbrica
di
TANIA SABATINO
(articolo
apparso su
www.denaro.it)
Come sono i destini di coloro che sono cresciuti all'ombra di un'industria
che ha dato da vivere a migliaia di famiglie, ma, al contempo, ha pesato
negativamente sulla salute di molte
troppe persone? A tentare
di dare una risposta a questa domanda è Gennaro Morra, con il
suo romanzo di esordio "All'ombra della grande fabbrica" edito
da Cicorivolta Edizioni e fresco di stampa. E la grande fabbrica altri
non è se non l'Italsider, la grande acciaieria, cuore pulsante
del settore industriale partenopeo, che ha chiuso i battenti quasi vent'anni
fa, nel 1990. "L'dea fondamentale - spiega l'autore - era quella
di raccontare l'ambivalenza di uno stesso evento. Negativo per gli operai,
soprattutto i quarantacinquenni-cinquantenni che erano difficilmente
ricollocabili, che furono messi in cassintegrazione o prepensionamento.
Positivo per coloro che ritenevano che la fabbrica fosse un mostro che
stava avvelenando irrimediabilmente l'ecosistema". Mostro per alcuni,
dunque, benefattrice e speranza per il futuro per altri. Un romanzo,
di stampo critico, che però non si limita a prendere in considerazione
una sola voce, ma dà spazio anche al coro, raccontando l'intreccio
di varie esistenze e destini, accomunati da un comune denominatore:
il rapporto, simbiotico o di rottura, con la grande fabbrica. Ed una
delle vicende umane narrate è proprio quella di Stefano Reale,
alter ego dello scrittore, ragazzo disabile, uno scricciolo di quaranta
chili che stringe i denti e non si arrende di fronte ai colpi della
vita, che viene colpito da un linfoma di Hodgin a causa di quel fumo
denso e nero, di quei miasmi respirati ogni giorno. In Stefano rifluiscono
la vita, le speranze e le emozioni di Gennaro, del Gennaro di quasi
vent'anni fa. Di quello stesso Gennaro che, con uno stile diretto, immediato,
a volte crudo, che non cede alla trappola dei toni pietistici, ha voluto
raccontare una storia, la sua storia, e contemporaneamente quella di
molti altri. Un romanzo che si nutre di lunghe ed approfondite ricerche
storiche e che vede la luce dopo una lunga gestazione. Apparso per la
prima volta, infatti, come articolo su Repubblica, ha poi assunto la
forma di un racconto breve ed oggi diventa un romanzo. "Ho scelto
questa forma narrativa - continua Morra - perché volevo che i
messaggi contenuti nel libro potessero arrivare trasversalmente al maggior
numero di persone possibile. Se avessi scelto di scrivere un saggio
probabilmente i potenziali lettori sarebbero stati molti meno, un pubblico
di nicchia". Ed invece "All'Ombra della grande Fabbrica"
arriva dritto al cuore di ognuno, che in queste pagine può ritrovare
un pezzetto di sé e ripercorrere la storia di una città
in perenne attesa, divisa tra progetti per il futuro, mai realizzati,
e promesse.