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Dopo Tracce di sangue, Samantha Zanoli, particolarmente ispirata, torna con un thriller internazionale dal retrogusto noir,
ambientato in epoca contemporanea.

titolo: "Yvette La Fleur"
collana: blocknotes
autore: Samantha Zanoli
ISBN 978-88-97424-68-0
€ 12,00 - pp. © 2014 - in copertina, "Scala B", di Andrea Livio Volpato.


Ancora una volta Laura e Sophie ci coinvolgono e ci guidano in un viaggio nel lato oscuro dell’Uomo e della società. Due gemelle identiche, che non potrebbero essere più diverse, le cui vite sono attraversate dal dramma e dal delitto.

Ancora una volta il bene e il male sembrano confondersi come fumi d’incenso.

Lui è determinato a ritrovare la sua roba e a vendicare il torto subìto.
Qualcuno vuole togliere di mezzo le sorelle. Sarà davvero la fine per Laura e Sophie?


 
 

 

Brani tratti da "Yvette La Fleur"

Maledetto Gervaso!

Estate 2011
Isola di Mauritius

«I vari capi di stato in tutto il mondo occidentale si criticano a vicenda e annaspano in una crisi economica cronica e di dimensioni tali ormai da non lasciare speranze in un futuro prossimo.
Forse i figli dei nostri figli, se noi tutti ci impegneremo, potranno intravedere un barlume in fondo a questo tunnel.
Ma la classe politica continua senza pudore ad arricchirsi a spese dei cittadini e ogni giorno, ai telegiornali e nei rotocalchi, abbondano gli scandali per le ruberie, gli sprechi e gli assurdi privilegi dei politici, che stridono a fianco dei servizi sulla fatica dei cittadini per arrivare a fine mese dignitosamente, sulla disoccupazione, la povertà e la delinquenza in crescita esponenziale, per non parlare dei servizi sui pensionati, che cercano tra i rifiuti perché non ce la fanno coi soldi della pensione ridotta all’osso, e poi ancora i suicidi di brava gente, lavoratori rovinati dalle tasse e dai rincari, e l’indignazione dei giovani senza lavoro né prospettive… C’è aria di rivolta.
Ci sono disperazione e paura negli sguardi della gente comune.
Si parla di “noi” e di “loro”, il che generalmente è pericoloso.
È soprattutto l’iniquità a sconvolgere gli animi, la mancanza di comunione negli intenti, la sensazione concreta di venire stramunti e sfruttati senza ritegno né vergogna, con l’arroganza del “signorotto”, colui che può e quindi pretende, e fa e disfa.
C’è aria di guerra e nessuno la vuole… ma quando non si ha più nulla da perdere, quando si è costretti a reagire o morire… è questione di tempo…».

Presa da queste riflessioni faceva zapping in TV, aggiornando di tanto in tanto la pagina di facebook sul suo iPhone, e controllando la posta elettronica più volte al giorno.
Costretta a un lungo periodo di riposo forzato, si lasciava vivere mollemente per intere giornate, annebbiata dai farmaci, inchiodata dal dolore, dalla stanchezza, sopraffatta dalla frustrazione di non essere più padrona della propria vita e del proprio corpo.
Un corpo funzionale, che amava, su cui aveva potuto fare affidamento e che in un recente passato le aveva dato tante opportunità e tanta sicurezza.
Già, il suo corpo le si era rivoltato contro, una cellula impazzita aveva preso il sopravvento e aveva generato un tumore maligno, progressivo, aggressivo, infiltrante, che seppure scoperto in tempi brevissimi, aveva già coinvolto il seno destro e i linfonodi del cavo ascellare omolaterale.
Lo chiamava Gervaso, per esorcizzare il suo male, dargli un’altra identità, perché non accettava che fosse parte del suo essere.
Gervaso era per lei un invasore, un parassita che si nutriva del suo corpo e prosciugava le sue energie.
Dal giorno della diagnosi tutto era cambiato, il presente e il futuro erano stati risucchiati in un buco nero.
Ciò che era stato fatto, era fatto, e tutti i progetti in corso o futuri erano improvvisamente sospesi a un tempo da determinare, o definitivamente cancellati.
Lei era forte e decisa non soltanto a sopravvivere, ma avrebbe lottato con indomabile energia e avrebbe vinto.
Ne era certa.
Era a circa metà di un percorso che sarebbe durato almeno un anno e mezzo, quindi sapeva di doversi armare di pazienza, molta pazienza, e forza d’animo.
Laura, una scrittrice di libri per bambini, era una giovane donna moderna e indipendente, senza guinzaglio, sempre in viaggio per il mondo alla ricerca di nuove ispirazioni e nuove emozioni.
Si trovava ora bloccata a mezz’aria, imprigionata in un’istantanea.
Il lato positivo della malattia era il fatto di potersi godere un po’ la casa nativa a Mauritius e la sua famiglia.
Non aveva smesso di lavorare, poiché scrivere l’aiutava anzi a evadere da una realtà anche molto dolorosa e frustrante, difficile da digerire.
Dedicarsi a qualcosa di creativo, che riesca bene oppure no, aiuta a staccare la spina e ossigenare mente e anima.
Ci si rifugia con un senso di gratitudine per qualche ora in un mondo alternativo, dal quale si fa ritorno con rinnovate energie e voglia di vivere.
Spesso è anche una valvola di sfogo, perché in quella realtà fittizia può accadere qualsiasi cosa ed è possibile liberare in sicurezza rabbia e frustrazioni e metabolizzare stati d’animo mostruosamente complessi e devastanti.
Fu per questo motivo che Laura abbandonò i racconti per bambini e decise di scrivere il suo primo romanzo giallo.

La scrittrice amava la sua casa, semplice e accogliente, che si articolava su due piani con mansarda; all’esterno completamente in legno dipinto di bianco, come la staccionata, che racchiudeva un bel giardino curato e rigoglioso.
La cassetta della posta rossa.
Le persiane azzurre.
La veranda col dondolo.
La loro micina, Bijoux, una ex randagina bianca, dal pelo non corto, non lungo, soffice e candido, con grandi macchie grigio-nero-beige tigrate, un musino da adorabile birbetta, nasino e cuscinetti rosa, sempre morbidi e lindi.
Le rose di sua madre, Babita Purayampallil, cinquantasei anni, di origine indiana, che si trasferì sull’Isola di Mauritius insieme alla sorella Geetha quando era poco più che ventenne.
Erano ormai entrambe vedove da qualche anno.
Ne era contenta Geetha, che detestava il marito violento.
Infinitamente triste, ma ormai rassegnata Babita, che amava ancora il suo uomo, Lyam Connery, un ingegnere scozzese, dal fisico asciutto, tonico, rosso di capelli e pieno di lentiggini.
Un marito quasi perfetto e un padre amorevole e giusto.
Era morto in un incidente stradale, durante una discussione animata con la gemella di Laura, Sophie, mentre lui era al volante.
Laura non aveva notizie della sorella gemella da diversi mesi, e del tempo sarebbe ancora trascorso prima di poterla informare della malattia.
Intanto sperava che non fosse toccata la stessa sorte anche a lei.
Talvolta, nelle giornate buone, sedeva sulla spiaggia e scrutava l’orizzonte, dove mare e cielo si fondono, e le sembrava di essere in contatto con Sophie, che il vento le portasse i pensieri della sorella e portasse via i suoi fino a chissà dove… magari verso un’altra spiaggia, dove Sophie sedeva con i piedi nella sabbia, provando le stesse sensazioni.
E tornavano vividi i ricordi dell’anno precedente al Cairo, dove aveva visto Sophie l’ultima volta in carcere, dietro quel vetro troppo spesso, senza poterla abbracciare.
Il Cairo, dove Robert aveva tradito tutti, pagando con la vita i suoi egoismi.
Eppure il pensiero di lui la turbava ancora e nonostante tutto.
Ripensava alla sua scelta di non accettare quell’invito insolente quanto inaspettato a raggiungerlo al Cairo, per una vacanza di puro piacere carnale in barba alla moglie, Sabrina.
Aveva preso quella decisione per amor proprio, ma soprattutto perché lui ormai era sposato con la sua storica rivale, e Laura considerava l’impegno matrimoniale una cosa seria, un impegno da rispettare.
Robert naturalmente no.
Come al solito non sembrava riuscire a decidersi.
Lui in realtà le desiderava entrambe e sapeva che Laura sarebbe stata troppo intelligente e idealista per accettare che lui frequentasse anche Sabrina.
Mentre per Sabrina era un gioco avvincente sapere che lui aveva altre donne, trovando divertente combinarne di tutti i colori e farsi scenate di gelosia a vicenda, e soprattutto studiare sotterfugi e scappatelle, che fossero però a un certo punto scoperti dal partner ufficiale!
Altrimenti non ci sarebbe stato gusto…
Si leggevano di nascosto gli sms a vicenda sui cellulari, organizzavano pedinamenti, chiedevano agli amici di assecondarli nei loro giochi, aiutandoli negli inseguimenti, informandoli sugli spostamenti o addirittura inscenando tentazioni, trappole studiate apposta per valutare la reazione del partner!
Una cosa assurda per Laura.
Da qui la posizione di Sabrina come fidanzata ufficiale prima e di moglie in seguito…
Laura non era mai riuscita a comprenderli, anzi li aveva sempre biasimati, perché non voleva prendere parte a questo trastullo.
In più di un’occasione aveva chiesto loro di non cercarla più, di lasciarla in pace.
Ma poi Robert in qualche modo riusciva a riavvicinarla, qualche volta le aveva raccontato di aver chiuso definitivamente con Sabrina, ma puntuale questa spuntava dal nulla protestando per il tradimento subìto.
In una decina d’anni Robert e Laura avevano collezionato una serie di ricordi bellissimi, da favola, e altrettanti ricordi drammatici e strazianti, se non grotteschi.
Una volta Sabrina ebbe anche il coraggio di investire Robert con l’auto durante una scenata di gelosia, rompendogli una gamba, ma al pronto soccorso già ne ridevano e si baciavano con trasporto davanti agli occhi increduli di Laura e dei soccorritori.
In quel momento alla TV Sade cantava Is it a crime, una delle canzoni con cui Laura si era tante volte macerata pensando a Sabrina e Robert…

This may come as some surprise but I miss you.
I could see through all of your lies but still I miss you.
He takes her love but it doesn’t feel like mine.
He takes her kiss.
Her kisses are not wine, are not mine.
He takes, but surely she can’t give what I’m feeling now.
She takes but surely she doesn’t know how.

Is it a crime that I still want you and I want you to want me too?

… Abbassando le palpebre riusciva a vedere gli occhi di Roby, quella ciocca di capelli chiari, che gli cadeva sulla fronte e poteva ancora sentire sulle sue labbra quelle di lui, il suo respiro caldo e leggero, i loro corpi fremere.
Si alzò, andò allo specchio, e guardandosi negli occhi si confidò imbarazzata, eppure con aria di sfida e di rabbia:

… E sono ancora convinta,
qui lo dico e qui lo nego,
che sarebbe stata la cosa più giusta per la mia vita

me lo dice la pancia
e lei ha sempre ragione.

La quasi perfezione,
la gioia,
l’estasi…

Mi domando se sia stato giusto
farsi violenza e costringersi,
in attesa che non fosse più così sbagliato in un’altra vita
di qua o di là.

Quando si scombinano le carte a giochi fatti,
ogni scelta risulta sbagliata in qualche maniera.
Una parte di noi
viene sepolta viva…

Mi domando infine
se sia poi così sbagliato scegliere di fare la cosa più giusta
e rispettare gli impegni presi,

a discapito di ciò che urla il cuore,
ignorando ciò che le viscere ci chiedono di fare…

Insomma:
come comportarsi
quando il destino beffardo scombina le carte
a giochi fatti?

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Il gatto e il topo

Inverno 2010
Il Cairo (Egitto)

Da quando Robert Trawell era stato ucciso, LUI non aveva smesso di cercare le pietre preziose e il denaro, che erano stati fatti sparire.
A nulla era servito corrompere e minacciare poliziotti e camerieri dello Swiss Inn Resort al Cairo, dove Trawell alloggiava quando venne ucciso.
Nessuna traccia.
– Prima viene ammazzato Peter, il nostro tramite con Trawel, poi qualcuno uccide Trawel. Nella suite dove alloggiava nessuna traccia delle pietre, né del denaro… O almeno così sosteneva quell’ispettore maledetto… Tarek! Neanche ad ammazzarlo come un cane ha parlato! – ringhiava LUI – A casa sua non abbiamo trovato niente! Sua moglie e i suoi figli vivono nella miseria peggio di prima… Insomma! DOVE SI TROVA LA MIA ROBA?
Tuonò guardando negli occhi a uno ad uno i suoi tirapiedi.
– Siete degli incompetenti! Voi dovete incutere il terrore tra chi era vicino a Trawel e cavargli di bocca DOVE SI TROVA LA MIA ROBA! È una questione di rispetto! Dove andremo a finire se la gente non ha più paura di noi?
Sospirò lentamente gonfiando il petto e asciugandosi il sudore con un fazzoletto di seta pregiatissima.
– Tu Mansur, terrai d’occhio il direttore del resort Ralph Reisen, sbavava dietro a quella Sophie Connery e chissà che non abbia recuperato lui ciò che mi appartiene dalla cassaforte del resort? Tu Kafele, sorveglierai la barman napoletana Fiorella Maglia, era collega e molto amica di Sophie, che le abbia affidato pietre e denaro? Anche loro due potevano essere d’accordo… Tu Badu, mi renderai conto di ogni passo di Miguel Corazon, receptionist allo Swiss Inn Resort, che ha avuto una relazione con Sophie poco prima dell’arrivo di Trawel, magari quei due erano d’accordo fin dall’inizio per spennare il pollo e spartirsi il bottino! Tu Kato, terrai sotto stretta sorveglianza il cuoco francese, Lorent Patel, perché so che era amico di Tarek, il nostro investigatore della polizia. Non mi stupirei se Tarek avesse in mente di sparire abbandonando moglie e figli nella miseria, e può darsi che avesse trovato nel cuoco un complice all’interno del resort per recuperare la roba dalla suite di Trawel. E tu Amir invece prendi il primo volo per Zurigo! Ti ho scritto l’indirizzo qui, vedi? Cerca la moglie di Trawel, quella Sabrina, ma usa i guanti di velluto con lei, sei fuori dalla mia portata e se farai cazzate, non potrò intervenire, mi hai capito?
Bevve un lungo sorso di vino rosso rubino e fece schioccare la lingua con soddisfazione.
– Ho fatto preparare una scheda per ciascuno di voi. Avrete informazioni e una fotografia. Dovete memorizzare tutto e bruciare i fascicoli entro stasera. Annoterete orari, luoghi, incontri… tutto sul vostro smartphone e ogni sera m’invierete un rapporto via e-mail. Chiamatemi SOLTANTO se sta succedendo qualcosa d’importante. NON prendete decisioni di testa vostra. SE riuscite ad introdurvi nelle loro abitazioni per frugare, fatelo, ma siate professionali, capito?
Poi si portò proprio di fronte a Kato per guardarlo dritto negli occhi severo:
– Kato… – sospirò socchiudendo le palpebre – pensi di riuscire a non ammazzare nessuno questa volta? È un cuoco francese, vive con un barboncino… santo cielo, non sarà necessario essere aggressivo, non credi?
– Certo capo. Naturalmente…
Kato era un tipo nervoso e poco sveglio, ma era il figlio di SUA sorella e doveva affidargli qualche incarico, dandogli l’occasione di dimostrare le sue capacità. Ma puntualmente Kato perdeva il controllo della situazione e ammazzava tutti.
SUA sorella avrebbe voluto che Kato prendesse in mano gli affari di famiglia un giorno, ma LUI nutriva forti dubbi a riguardo.
Le dinamiche familiari si ripropongono un po’ dappertutto!
LUI avrebbe preferito passare lo scettro a Badu: forte, affidabile, intelligente, sensibile e spietato all’occorrenza. Non l’aveva mai deluso. Mai dato problemi.

(...)

 

 

 

Per contattare l’autrice:
traccedisangue@hotmail.it


Samantha Zanoli
, (1975), nasce, cresce e vive nel ridente Oltrepo’ Pavese.
Biologa, vive con curiosità ed entusiasmo
nel bene e nel male. È convinta che la felicità sia un diritto e dovere naturale “perché”, sostiene, “altrimenti come potremmo condividere qualcosa che non abbiamo?”.

Ha pubblicato il romanzo Tracce di sangue” (Cicorivolta 2012).

Questo è il suo secondo libro.