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temalibero
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titolo:
"Translalie" “Queste
sono narrazioni dischiuse a mo’ di finestrelle, su un orizzonte
in continua mutabilità. Procedono, trascorrono, si dispiegano
in preludi, vengono incontro a chi le interpreta come breccia per accedere
ad altri panorami interpretativi…
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(Carla
Paolini) |
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Elogio all’ardente incostante bellezza di ciò che sta per raggiungere una nuova forma: alla dissociazione e all’associazione, all’accumulazione e alla sottrazione, all’interconnessione, all’osmosi e allo scambio fra alto e basso, fra gerghi ed eleganti raffinatezze linguistiche, ai tentativi di aprire un varco nella struttura del metodo, al vuoto che frammenta le pagine e “mostra la finitudine come orrizzonte e limite della conoscenza”… Mi servo di tutto per cercare la mia misura. Traccio
segni: sinopie irrisolte, campi espressivi aperti, dove il pensiero
riesca a dispiegarsi espandendosi oltre la gabbia del definito…
propongo la suggestione del non detto, dell’intuibile... Queste
sono narrazioni dischiuse a mo’ di finestrelle, su un orizzonte
in continua mutabilità. Procedono, trascorrono, si dispiegano
in preludi, vengono incontro a chi le interpreta come breccia per accedere
ad altri panorami interpretativi… Ho il “frivolo sogno” di immaginare il mio lavoro non come un frutto ma un seme, che abbia la forza germinativa di far buttare pensieri rigogliosi in quelli che lo accolgono. Vorrei avvicinarmi a chi non può confidare su un altrove verso cui evadere, ma deve sopravvivere senza speranza di evasioni. Forzato ad affrontare la fatica di essere qui e adesso, costretto a non arrendersi… e tuttavia, attraverso il riverbero della parola riesca a sorprendere, nella banalità del normale… lo straordinario. Riprendo, scatto… sono flash, che illuminando, isolano minime vertigini di esperienza, movimenti di vita orchestrati in discontinuità, aperture attive, prese dalla smania di aver presente l’architettura della domanda… materiali in cui circostanza e forma si intramano, prima di sospendersi nello stacco della cesura. Imbastisco giochi di ricordo, favoleggio su cose dal respiro breve. Situazioni interrotte che lasciano distinguere, “dalla soglia della parzialità e del non compimento le sconfinate regioni dell’inconoscibile”. Hanno subito la sorte dell’indugio, dell’isolamento e invocano la protezione della scrittura per non galleggiare alla deriva. Mi figuro il possibile… mi raffiguro ogni possibile, dispiegato su un affresco senza fine, un insieme che non potremmo afferrare se non allontanandoci a distanze stellari. Eppure da vicino, proprio in quell’affresco, incontriamo dettagli, nuclei marginali di esistenze impazienti, da ritagliare, esplorare, identificare: da ammettere alla nostra dimessa comprensione. Ma attenti, che la consonanza non ci faccia accostare troppo… tutto si offuscherebbe. Nella misura delle sillabe, nel ritmo, nella loro disposizione, come organi vitali, incistati nel corpo del linguaggio, inseguo la capacità evocativa… eco e orma traforata della nostra erranza. Non
c’è differenza fra la stesura di qualche riga e la narrazione
illimitata, nessuna raggiungerà mai una compiutezza che abbracci
tutta la conoscenza… “In ciascuna idea molto è l’essere,
ma infinito il non essere” sosteneva Platone e in questo “non
essere” sta tutto ciò che rimane aperto all’indagine,
all’esplorazione, all’operatività, allo studio e rende
la testimonianza umana inesauribile.
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Carla
Paolini vive e lavora a Cremona. website:
www.carlapaolini.com
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