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titolo:
"Sarò
le tue mani"
collana i
quaderni di Cico
autore: Carmen Scarpelli
ISBN 978-88-99021-65-8
€
14,00 - pp.152 -
© 2016
In copertina, fotografia di Rosario Schettino.
"Questa
è una storia di amore e di scontri, di passioni e di spiritualità,
di persone complicate e di cuori buoni. Questa è la storia di
Giordano che improvvisamente vede cambiare la propria vita senza poter
fare nulla. Ma si può sempre fare qualcosa di fronte all'imprevedibilità
degli eventi, lui lo intuisce ed è per questo che decide di vincere
la sua battaglia."
(Camen Scarpelli)

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“Mai prigioniero di nulla e di nessuno”: è questo il
motto di Giordano, giovane fotoreporter che possiede il grande talento
di sapere raccontare storie sublimi attraverso le sue fotografie. È
dinamico, senza certezze ed egocentrico, ma è soprattutto deciso
a rimanere libero da qualsiasi tipo di legame che possa intralciare la
sua brillante carriera. Anche Chiara, la sua compagna, sembra assecondare
lo spirito nomade che c’è in lui e si accontenta di una relazione
priva di prospettive future. Giordano è soddisfatto della vita
che conduce perché ha già ottenuto tutto ciò che
desidera, ma questo magnifico equilibrio incomincia a sgretolarsi quando,
in viaggio per realizzare un servizio richiesto da una famosa rivista,
il fotoreporter viene introdotto casualmente in un fitto intreccio di
storie da cui rimane coinvolto e anche molto turbato. Ma sarà un’altra
esperienza, che accadrà poco dopo, a minare totalmente la vita
di Gio, è così che lo chiamano gli amici, catapultandolo
in una situazione imprevedibile che lo trasformerà profondamente.
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Brano
tratto da "Sarò
le tue mani".
(...)
Al primo
svincolo Giordano è uscito dall’autostrada inoltrandosi nell’abitato.
Il sole s’infilava tra i palazzi con lame dorate e in una lenta ripresa
le strade incominciavano a popolarsi. Anche lui annaspava in un’insolita
stanchezza e ha parcheggiato l’auto per proseguire a piedi. Passeggiare
gli faceva bene, il corpo incontrava le emozioni e con la reflex al collo
e l’aria frizzante nei polmoni si stava riprendendo.
- è il fotografo chiamato per l’evento? - ha chiesto un signore
incrociandolo.
- Quale evento?
- Ma è o non è il fotografo che aspettiamo?
- Non lo sono e lei invece chi è?
- Sono il sindaco.
- A quale evento si riferiva?
- Se arriva in fondo alla strada troverà un albergo dove è
stata organizzata una sfida tra i migliori cuochi della regione, ci sarà
pure la televisione.
- Preferisco fare altro.
- Come vuole.
Invece ci è andato dopo avere recuperato l’auto perché
indossava abiti inadatti al clima già autunnale e c’era anche
da trovare un posto per la notte. è salito subito in camera, voleva
fare una doccia ma si è sdraiato sul letto e stava sognando quando
lo ha svegliato di soprassalto il tonfo di una sedia caduta. Una sagoma
si muoveva nel buio, forse una rapina, e lui è stato velocissimo
nell’afferrare la pistola che aveva nello zaino.
- Non sparate, ho bussato, la porta era aperta, sono il cameriere che
vi ha portato il bagaglio questa mattina.
- Fermo! - e ha acceso l’abat-jour continuando a puntare l’arma.
- Avete dimenticato alla reception la macchina fotografica, eccola…
- si è giustificato l’uomo.
- Mi ha fatto prendere una paura terribile!
- Intendevo non farvi preoccupare.
- E lei entra come un ladro nella camera di una persona? - ha rintuzzato
posando la pistola.
- Ho appena terminato di fare le pulizie, fra un po’ finisce il mio
turno e prima di andare via volevo restituirvi la macchina.
- Che ore sono?
- Quasi l’una.
- A che ora si pranza in questo albergo?
- è l’una di notte, dovete aspettare domani.
- Cavolo, ho dormito tutta la giornata.
- Posso andare?
- Certo.
- Scusatemi ancora - e il cameriere ha chiuso la porta alle sue spalle.
Ormai era sveglio, con il cervello in piena attività. Non sarebbe
stato capace di riaddormentarsi ed è uscito. Nell’oscurità
della strada si sentiva solo il rumore dei suoi passi e, quando è
arrivato davanti al Red Night, è entrato spinto dalla curiosità.
- Cosa posso portarle? - ha chiesto un cameriere quando Gio si è
seduto.
- Una birra e delle sfizioserie.
- Vuole compagnia?
- No.
Nell’attesa si è guardato intorno, la pelle bruciava nell’aria
infiammata dal riscaldamento e dal rosso degli abiti che indossavano i
ballerini. Quasi mai aveva trovato qualcosa di interessante nell’eccentrico,
ma in quel posto c’era una elettricità che lo attraeva e ha
fatto qualche scatto.
- Non dovresti fare foto - ha detto una ragazza avvicinandosi al tavolo.
Aveva i capelli cortissimi e le unghie smaltate di nero.
- Siediti - l’ha invitata.
- Mi chiamo Lisa.
- Io sono Giordano, Giocap nel lavoro e Gio per gli amici.
- Noi non siamo amici e non abbiamo un rapporto di lavoro.
- Chiamami come vuoi.
Il cameriere è arrivato con la consumazione e lui ha chiesto da
bere anche per la ragazza.
- Sei un giornalista? - ha indagato lei.
- No.
- E allora? - ha domandato indicando la reflex.
- Mi piace fare foto, è come potersi permettere più vite
parallele.
- Cioè?
- L’esistenza di tutti, se ci pensi, è una sequenza di fotogrammi
minimi.
Lisa ha bevuto con avidità, lasciando orme di rossetto sul vetro.
- Tu invece chi sei? - ha domandato lui.
- La proprietaria del locale, ma ci sto male qui dentro.
- Per quale motivo?
- Perché dovrei dirtelo? Sei un estraneo.
- Fa bene parlare con chi non si conosce. Uno sfogo e poi non lo rivedi
più, niente pettegolezzi, niente commenti postumi, zero coinvolgimento
nella comunicazione.
Lei ha annuito, ma non erano state le parole di Giordano a convincerla
perché era già pronta a liberarsi.
- A trenta anni mi sento una naufraga che sta affondando - ha detto.
- Non hai un uomo? - ha ribattuto lui, come se fosse stata una soluzione.
Lisa ha corrugato le emozioni in una smorfia e poi ha risposto che un
tempo lo aveva avuto ma che poi situazioni imprevedibili avevano distrutto
un grande amore.
- Però questo posto è simpatico! - l’ha interrotta
Gio.
- Non dire idiozie - è stata la replica, perché, ha seguitato
a raccontare in un effluvio di recriminazioni, quel locale ereditato dalla
madre era diventato un carcere che le impediva di trovare un punto intorno
al quale costruire qualcosa di soddisfacente. Le sbarre se le sentiva
addosso come un peso che sfondava le spalle e per questo era sempre insofferente,
ma ogni tanto scappava da lì per cercare un’altra direzione.
Si è fatta portare un whisky e l’ha consumato in un solo sorso.
- Ma esiste un’alternativa? - gli ha domandato riavviando il flusso
di parole che uscivano senza levigazione.
Gio la osservava. Così esile e divorata da una rabbia compressa,
rigirava tra le mani il bicchiere vuoto. La sedia era distante dal tavolino
e anche da lui, eppure quel corpo sembrava pronto a un abbraccio che lei
non avrebbe mai ammesso di desiderare.
Ha preso la macchina fotografica e ha scattato a ripetizione puntando
quel viso irrigidito da pensieri scuri.
- Ti va di ballare? - ha chiesto Lisa ignorando gli scatti.
- Non lo so fare.
- Allora vuoi una camera per pernottare?
- Dovrei per forza volere qualcosa?
- Si è sempre in cerca di qualcosa.
- Non credo.
- Vuoi fare l’amore?
- Con te? - le ha chiesto mentre assaporava la scioltezza della quarta
birra.
- Sei pazzo?
- Non credo e tu?
- Ti aspetto domani sera - ha detto Lisa e si è alzata.
L’ha vista andare via tra i fasci di luce che roteavano sulla pista.
I suoi passi erano lievi, adatti per volare ad alta quota.
(...)
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Carmen
Scarpelli
è docente di Materie Letterarie,
giornalista e scrittrice.
Ha pubblicato Giovani protagonisti (Ellepiesse, 2010), Adolescenti
a scuola (Loffredo, 2011), Precari in vita (Loffredo, 2011),
Più leggeri dell'aria (Esselibri, 2012), Il bullo innamorato
(Eli La Spiga, 2014), Noi e la natura (Ellepiesse, 2015) e "Eclissi
d'amore"
(romanzo, Cicorivolta, 2015).
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