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In un attimo, un passato ormai archiviato ritorna
a parlare alla protagonista di fatti e di persone il cui ricordo invade
e sconvolge la sua anima. Gli amici di un tempo, Leda, Massimo, Eddi,
Maria
e Enza, e poi ancora Sara, Gelsomina, Luca, Giovanni
e Sandro, riprendono contorni chiari nella sua vita di quarantenne e soprattutto
Leda, a cui Ambra era legata da una intensa amicizia, riacquista tutta
la sua coinvolgente (e sconvolgente) vitalità...
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Brano
tratto da "Eclissi
d'amore".
(...)
Sei
Ho trovato
la solita folla dinvitati a casa di Carlo Isaia, tre saloni che
davano sul mare, unoasi di ricchezza ereditata e ormai mantenuta
a stento.
Isabella, la compagna di Carlo, appena mi ha visto è venuta a salutarmi
con quella eccitazione travolgente che timbrava le sue modalità
di accoglienza.
- Ambra, che piacere rivederti, era parecchio che non venivi ai nostri
incontri, pensavo che ormai ti annoiassero - ha detto muovendosi insieme
a me tra gli ospiti.
- E Carlo? - le ho chiesto mentre facevo una panoramica.
- Starà a fumare la pipa da qualche parte.
- Vorrei almeno salutarlo.
- Se riesci a trovarlo, chi si aspettava questa affluenza.
- Ma se è sempre così da voi - e continuavo a fare scorrere
gli occhi per vedere se cera anche Maurizio.
Unamicizia ventennale lo legava a Carlo e nei primi tempi che seguirono
alla nostra separazione Isabella fu unabile cerimoniera nel non
farci rincontrare, poi il mio astio si nebulizzò nella rassegnazione.
Il distacco ormai era avvenuto e non cera più la necessità
di evitarci, anche se diventammo entrambi meno assidui nel partecipare
alle loro riunioni. Eravamo cambiati perché la vita ci aveva trasformati.
Eppure il mio istinto, come sollecitato da una forza dalle radici profonde,
ancora si allertava per lui e adesso, nellaffollamento di casa Isaia,
percepivo la sua presenza e fiutavo laria. Lho visto che veniva
dal terrazzo con la cicca della sigaretta in mano e quando si è
girato per gettarla nel posacenere si è accorto di me. Ha fatto
un cenno con la mano e mi è venuto incontro fissandomi stranito.
Siamo rimasti luno di fronte allaltra per un po e solo
quando Isabella ha iniziato a suonare il piano abbiamo smesso di guardarci
e ci siamo seduti sul divano.
Tenerlo così vicino mi procurava una perturbazione nostalgica.
Muovendomi appena, avrei potuto toccarlo e ristabilire un qualche contatto
tra il mio corpo e il suo, tra il mio cuore e il suo, mentre lui mi guardava
lento.
- Scusami, ho voglia di un aperitivo - gli ho detto appena Isa ha finito
di suonare.
Dirigermi verso il buffet è stato il legno salvifico che mi ha
evitato di affondare nel gorgo di rimpianti tediosi e ormai usurati per
averli percorsi nellanima troppe volte. Ho bevuto un cocktail, il
sangue scorreva rimescolato e ho cercato riparo sul terrazzo, nel freddo
di una serata cupa.
Da lì vedevo le persone cicalare in un brusio indistinto, distribuendo
sorrisi con un manierismo che dissimulava buchi nel cuore, ma vedere loro
era come vedere me stessa in situazioni simili. Uguale la performance,
i giochi relazionali e le parole, perciò me ne stavo sul terrazzo,
per quel bisogno di difendere la mia reale identità, ma i pensieri
arrivavano comunque e lo sentivo tutto quel vuoto in cui vivevo, dove
non cera più posto per lamore né voglia di fare
progetti che avessero la levità della luce e neanche pensavo più
a una famiglia mia, a un figlio da abbracciare. Tutto azzerato, nella
vacuità di feste insignificanti e rapporti evanescenti.
Sono tornata nel salone spossata e ho visto Maurizio che mi stava venendo
incontro. Camminava rigido, serrando le mani in pugni chiusi, anche lui
inquieto.
- Non stai bene? - ha chiesto.
- Insomma
- ho abbozzato.
- Vorrei parlarti.
- Non mi sembra il momento.
- Quando allora?
- E che ne so, non so nemmeno se ho voglia di parlare con te.
- Sei con lauto?
- No, di sera preferisco muovermi con un taxi, perché?
- Andiamocene, ti accompagno a casa.
Ero già nella sua auto quando ho avvertito il pericolo.
- Ho bisogno di sapere che cosa ci è successo e perché è
finita la nostra relazione che io ancora rimpiango - ha detto mentre guidava.
Lho guardato. E per pochi istanti lho amato di nuovo.
- Aiutami a capire - mi ha implorato sbattendo un pugno sul volante.
- Dopo tanto tempo? - ho chiesto.
- Per un po ho creduto di avere trovato la rotta della navigata
ma in realtà non avevo capito nulla, né acquistato una qualche
consapevolezza, niente di niente, solo terra bruciata intorno e nessuna
isola della felicità da poter raggiungere.
- Cosa vuoi dire?
- Cavolo, perché è finita tra noi due?
- E lo chiedi a me?
- Sono ancora tante le cose che non riesco a spiegarmi.
- Smettiamola di nasconderci dietro i nostri fallimenti, mi è venuta
la nausea a forza di pensarci e sarebbe anche ora di cambiare del tutto
- gli ho risposto.
- Forse per te è facile.
- Tu non sai più niente di me - ho ribattuto ingoiando lacrime.
- Credi? Per esempio so dove abiti adesso - mi ha interrotto. - Sono passato
diverse volte sotto casa tua, mi dicevo citofona, ma poi mi paralizzavo
e andavo via.
- Per favore stai zitto.
Ha continuato a guidare accigliato fino al portone.
- Posso salire? - ha chiesto.
Mi è sembrato così naturale entrare in casa con lui. Leda
aveva ragione quando diceva che avevo sempre fame damore e che,
forse, non sarei mai stata sufficientemente sazia.
(...)
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Carmen
Scarpelli
è docente di Materie Letterarie,
giornalista e scrittrice.
Ha pubblicato Giovani protagonisti (Ellepiesse, 2010), Adolescenti
a scuola (Loffredo, 2011), Precari in vita (Loffredo, 2011),
Più leggeri dell'aria (Esselibri, 2012), Il bullo innamorato
(Eli La Spiga, 2014), Noi e la natura (Ellepiesse, 2015), "Eclissi
d'amore"
(romanzo, Cicorivolta, 2015) e "Sarò
le tue mani"
(romanzo, Cicorivolta, 2016).
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