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i quaderni di Cico
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titolo:
"OTORUT" Otorut è un mantra, una metafora. Ed è la pronuncia del termine francese autoroute, cioè autostrada. Oltre a questo, è una storia di incontri e disincontri. Un romanzo fatto di relazioni casuali e determinanti, familiari e problematiche, affettive, amorose, sessuali, che coinvolge e abbraccia personaggi giovani, anziani e di mezzetà. Gustavo, Sofia, Charlie sono alcuni di loro. |
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Gustavo conosce Charlie, il simbolo delluomo libero, conscio dei propri errori e limiti, costruttivo e spontaneo: si confida con lui, gli narra del proprio rapporto con lamico-nemico Fiorenzo. Gustavo e Charlie conoscono Sofia e Baba, in autostrada. Baba, il pappagallo, è primo attore insieme agli umani: accompagna passo per passo levoluzione della giovane Sofia. Lino, in contrasto con Sofia, rappresenta luomo invischiato nel bozzolo di malsano egocentrismo da cui non è mai uscito. Luigia, fra tutti, è la vestale dei sentimenti e infonde sicurezza. Per il concorrere di varie circostanze, Charlie, Gustavo, Sofia, Lino e Luigia si troveranno a trascorrere insieme un breve ma intenso periodo. La loro vita ne uscirà cambiata. Otorut, suddiviso in 8 capitoli, è ambientato in parte a Varese, in parte a Nizza, principalmente a Sanremo-Ospedaletti.
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Brano tratto da "OTORUT" (...) Giovanna
aveva notato Gustavo per via dellorecchio un po a sventola,
ed era entrata a far parte del suo gruppo di studio. Ogni tanto, mentre
studiavano, egli coglieva lo sguardo di lei che indugiava a fissargli
le orecchie, con un sorrisino di divertimento. Gustavo non aveva gradito,
e si adombrava ogni volta di più: le orecchie per lui non avevano
mai costituito un complesso. Senti bimba, guarda altrove, mi stai
rompendo i maroni: cosa pensi, di essere più bella
tu, che ti sei trasformata quelle cazzo di orecchie in due lampadari?.
Lo stesso Gustavo era rimasto stupito dal proprio linguaggio e dalla propria
veemenza; anche i compagni, che lo conoscevano come persona poco ciarliera
per motivi frivoli, sempre attenta e garbata nel rivolgersi agli altri.
Gustavo aveva ritenuto opportuno scusarsi, ma Giovanna laveva interrotto
con una risata divertita e squillante. Hai detto una cosa giustissima,
mi sono torturata le orecchie con questi fottuti pezzi di vetro per poi
non piacermi: oltretutto, se unidiota li scambiasse per brillanti
veri, correrei pure il rischio di trovarmi i lobi mozzati. Temo che dovrò
mettere in preventivo una plastica, ma non subito: ho già altri
problemi, sono in tesi, devo ancora terminare gli esami, dunque non ho
un minuto da perdere. Giovanna era davvero un mulo, il trainer del
gruppo di studio. Possedeva una mente lucida e logica, e Gustavo la ammirava,
più di tutti gli altri compagni; nessuno aveva mai assistito a
un suo esame, ma era senzaltro la più preparata. Poco a poco,
Gustavo aveva finito con linnamorarsene e Giovanna laveva
capito benissimo, ma con gli occhi brillanti da rapace notturno sorvolava
sopra quelli color caramello di lui, e taceva. Gustavo però aveva
deciso di rompere gli argini: la sera, rigirandosi nel letto e pensando
a Giovanna, rammentava la prima Giovanna, ed il desiderio di fare allamore
con la seconda cresceva. Giovanna seconda era abile: anziché sorvolare,
ogni tanto fulminava Gustavo nel profondo degli occhi e continuava a tacere,
parlando soltanto di argomenti riguardanti lo studio. Un giorno, arrivati
in anticipo nellaula ancora deserta, mentre lei gli si era seduta
di fronte e aveva iniziato a illustrargli la propria ricerca, dopo avere
continuato a fissarle le labbra, Gustavo si era alzato dalla sedia e si
era proteso sul tavolo. Con una mano si puntellava, e con laltra
aveva quasi afferrato Giovanna da dietro il collo. Laveva costretta
ad alzarsi e a protendersi verso di lui quel tanto che gli era bastato
per stamparle un bacio molto rozzo e loquace sulla bocca ancora atteggiata
a parlare. Giovanna seconda lo stuzzicava molto più della prima,
e questa volta i termini erano chiari: Gustavo non voleva parlare né
sentirla parlare, ma scoparsela, e avvertiva che anche lei voleva che
lui la scopasse. Tutto normale, e nel pomeriggio fissato per recarsi al
motel più vicino, pagato da lei, che aveva a disposizione molti
più soldi di lui e la macchina, Gustavo si sentiva felice. Scomparsa
nel nulla la prima Giovanna, da parecchi anni il giovane non aveva più
fatto sesso completo e Giovanna seconda gli piaceva in un modo intenso,
indefinibile, carico di eccitazione. I due giovani avevano a disposizione
tre ore abbondanti, ma Gustavo cominciava a pensare che Giovanna, attardandosi
in bagno, sprecasse tempo prezioso. Finalmente, Giovanna seconda, dopo
averlo avvertito di spegnere tutte le luci, si era infilata nel letto,
distesa prona, e si lasciava baciare sul collo, sulle spalle, sulla schiena.
Non conoscendo le abitudini di Giovanna seconda, la quale a sua volta
non lo conosceva, Gustavo, dopo quei preliminari, esitava. Giovanna, sempre
prona, si muoveva in un modo particolare, per cui Gustavo aveva dedotto
che la ragazza non disdegnasse la sodomia. Un po imbarazzato Gustavo
si era deciso a penetrarla con enorme cautela nel pertugio stretto e cedevole.
Dopo, Gustavo si era disteso sul letto, accanto a Giovanna, in attesa
che lei si girasse e si decidesse ad aprirgli per bene le gambe. Invece,
Giovanna gli si era addossata e Gustavo aveva dovuto capire che Giovanna
pretendeva di fare con lui ciò che egli aveva appena terminato
di farle. Allidea, la prima reazione era stata di rifiutare
però, come con la prima Giovanna, Gustavo era rimasto insoddisfatto
ed era anche curioso, inoltre sapeva che quel corpo, con pisello o no,
gli piaceva comunque. Dopo un tentativo per nulla riuscito, Giovanni-Giovanna
gli aveva spiegato che prima di divenire una donna a tutti gli effetti,
avrebbe dovuto affrontare ulteriori interventi, e Gustavo aveva trovato
naturale accettare altri incontri senza porsi il problema di chi o cosa
fosse Giovanna: sodomizzandola, compensava egualmente gli arretrati dovuti
alla prolungata astinenza, e gli approcci, mai riusciti, dellaltra-altro,
quasi lo intenerivano. Raggiunta la laurea, prima di entrare in clinica,
la futura Giovanna aveva presentato a Gustavo un ragazzo di nemmeno ventanni,
molto bello, chiaramente fuori dal giro delle abituali frequentazioni
allinterno delluniversità. Si chiamava Fiorenzo, di
cognome Enrique; era biondo con occhi verdissimi, ed aveva rivolto la
parola a Gustavo come se lo conoscesse da tempo, con aria di complicità.
Giovanna aveva assunto unespressione compiaciuta e perfida, e Gustavo
aveva pensato che la ragazza si era presa gioco di lui, che se in futuro
lavesse incontrata dopo loperazione, le avrebbe scassato la
nuova e costosa vagina a furia di colpi ben assestati. Poi, mentre Giovanna
e Fiorenzo erano intenti a parlare fra loro di un conoscente comune, Gustavo
aveva dovuto ammettere in pieno la propria corresponsabilità. Da
una parte egli si era sentito quasi magnanimo verso un Giovannino destinato
a soccombere, morituro innocente già mezzo stroncato dai farmaci;
un povero piccolo passero ostinato a spiccare gli ultimi timidi frulli.
Daltra parte, la proprietaria aveva il pieno diritto di ritrovare
la sua vera natura; nellattesa, si accontentava, e Gustavo con lei.
Come maschio, Gustavo era perplesso: la persona chiamata Giovanni era
una larva prossima a trasformarsi nella farfalla Giovanna, a suo parere
una futura assassina di poveri maschi. Ma egli, che cosera? (...)
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Ione
Vernazza è nata a Parma. Laureata
in Lettere, divide la propria residenza fra la Liguria e la Lombardia.
Ha scritto e pubblicato numerosi racconti e diversi romanzi: Il suo luogo internet è:www.ione-anguilla.it
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