i quaderni di Cico
 
 

 

 

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titolo:Mentre seguivo Orfeo
collana i quaderni di Cico
autore Marisa Miozzi
ISBN 978-88-95106-72-4
- € 12,00 -
pp. 159 - in copertina, studio e illustrazione di Simone Pieralli


Mi chiede di raccontargli qualcosa.
“Mi piace ascoltarti, lo sai”.
E io: “C’era una volta a Bagdad...”.
“No, non prendermi in giro,
perché una favola?”.
“Perché mi va di raccontartela e perché non ha una morale ipocrita, anzi dice una verità sacrosanta: che non puoi sottrarre a una persona la sua autonomia, rubarle la sua identità, anche se lo fai per amore”.

Una scrittura disincantata e avvolgente, per un romanzo dell’io che è un percorso trasversale di rinascita e di morte, di senso
di perdita e di solitudine, ma al contempo vivida testimonianza di un appassionato sentimento per tutto ciò che significa l’altro da sé.

 

 


... e di Marisa Miozzi,
leggi anche
"
Perché era lui, perché ero io"


 
 

 

Brano tratto da Mentre seguivo Orfeo

(...)

Quando ti ho chiamato da Livorno, dove mi ero trattenuta qualche giorno a casa di un’amica, e tu mi hai proposto di vederci al mio ritorno alla stazione di Firenze, l’emozione mi ha sopraffatta.
Gli piacerò ancora?
Sono mesi che non lo vedo: solo qualche telefonata (di dovere? di piacere convinto?) trattiene l’esile filo della nostra relazione.
Mi proporrà di restare?
Se lo desiderasse, che cosa glielo impedirebbe di chiedermelo?
Sinceramente mi sono detestata; come potevo cancellare tutto il lavoro fatto su di me e la presunta convinzione di avere interiorizzato i dovuti meccanismi di difesa nelle relazioni con il sesso maschile?
E invece eccomi sul treno in prossimità di Santa Maria Novella a spiarmi nervosamente allo specchio chiedendogli clemenza e poi scendere e muovermi con circospezione come se, invece che nell’atrio di una stazione, mi trovassi a camminare in Afghanistan con la possibilità di saltare su una mina.
Mi guardo attorno, oddio, dove ha detto che si trova la via in cui mi ha dato appuntamento?
“A sinistra, sì, ricordo, mi ha detto proprio a sinistra, ma uscendo dalla stazione o entrandovi?”
Il buon senso direbbe… che cosa direbbe il buon senso? A me nulla, è una categoria dello spirito che di certo non mi appartiene.
Raccolgo faticosamente le idee, sono stanca, vorrei averti già visto ed essere di nuovo in treno alla volta della mia casa, della tana, dove rielaborare a mio piacimento il ricordo di averti rivisto.
Perché ho sempre paura del presente?
No, io non so giocare, ho troppa paura di perdere… ma che cosa, di grazia, perderei in questa partita di cui so già il risultato prima ancora che inizi?
Tu non sei e non vuoi neppure essere la persona che cerco, sei solo la proiezione di un desiderio cui ho dato un volto e un nome per dimenticare la solitudine e poi non so forse che quando il desiderio crea l’oggetto e lo anticipa, tutto è mistificazione? Questo è importante che io tenga a mente, anziché avere paura di incontrarti.
Riconosco la tua auto da lontano; il sorriso che intravedo dietro il parabrezza mentre ti accosti al marciapiedi, non scioglie la tristezza, tanto meno il senso di disagio che sto provando.

 

(...)


 
 
 



Marisa Miozzi è nata e vive a Ferrara. Laureata in Filosofia, ha svolto per diversi anni l’attività di insegnante. Le sue passioni sono i viaggi, le letture, il cinema e la sua gatta Ginevra. Ha pubblicato: “Mentre seguivo Orfeo” (romanzo, Cicorivolta, 2010) e "Perché era lui, perché ero io" (romanzo, Cicorivolta, 2014).