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Beppe Iannozzi Lultimo segreto di Nietzsche "Metaromanzo che sfiora il capolavoro" di Dario Bentivoglio
Se
non dotato di una cultura enciclopedica poco ci manca, Débâcle di una città sullorlo del collasso, Lultimo segreto di Nietzsche spiega il lato più oscuro eppur vivo di una Torino che ha perso le proprie radici storiche. Allinizio incontriamo un Nietzsche disfatto, già contaminato dal seme della pazzia, susseguentemente la scena si sposta in una Torino misterica, ecco dunque far la loro apparizione fantasmatica una galleria impressionate di personaggi reali e inventati: disadattati, pazzoidi, masche, ma anche idioti, umiliati e offesi, tutti ritratti con perfetto nervosismo dostoevskijano. Ma soprattutto Iannozzi riesuma e rinverdisce la leggenda del fantomatico Absu Imaily Swandy, che, grazie a un falso storico, lautore fa incontrare con il filosofo di Ecce homo. Chi ha frequentato e conosce un po la Torino più nera e leggendaria avrà di certo sentito nominare Absu. Nel cuore di Torino, nei pressi di Piazza Castello che si dice nasconda lingresso per lInferno, non è affatto raro imbattersi in volantini appiccicati da anonime sette che inneggiano al ritorno sulla Terra di Absu. Tuttavia sarebbe riduttivo affermare che il romanzo di Beppe Iannozzi è tutto imperniato sulla leggenda di Absu Imaily Swandy, ci troviamo difatti, nostro malgrado, costretti a fare i conti con la droga, con lAids, con streghe bruciate sul rogo e che mai furono perdonate dalla Chiesa (vedi lemblematico caso delle masche di Levone, che lautore ritrae con rara vivacità attingendo a chissà quali fonti darchivio). Attingendo poi a piene mani dai Vangeli apocrifi, lautore porta sulla scena un Gesù umano, ben lontano da quello che il Cattolicesimo ha consegnato ai suoi fedeli. E qui lautore rischia sfiorando la blasfemia, per consegnarci un Cristo debole, talvolta brutale e arrogante come il peggiore degli assassini. Un Cristo che muore sì in croce, ma incapace di risorgere. E anche Cristo un pazzo, uno dei tanti che tengono dassedio Torino grazie alla Sindone, conservata nel Duomo di Torino. Snocciolando precisi accadimenti storici e intrecciandoli con rara maestria, lautore ci conduce per mano lungo le strade di una città corrotta dalla droga, dal razzismo, e dal fascismo dei cabinotti che non storcerebbero il naso se gli eredi di Casa Savoia tornassero a comandare sullItalia. Ma sotto accusa finiscono anche la filosofia aristotelica e di San Tommaso dAquino. Se Jostein Gaarder ha fatto conoscere al grande pubblico, in maniera piuttosto pacchiana ed elementare, la filosofia non risparmiandosi di salvare un po tutti i filosofi, Iannozzi invece usa laccetta per mutilare Sofia e lasciarci intatto il razionale scetticismo di Bertrand Russell. Beppe Iannozzi è un autore che non si presta al minimalismo. Leggere un suo romanzo è una avventura nellavventura perché costringe il lettore, volente o nolente, a ragionare e ad andare oltre. E non è nemmeno autore che si possa etichettare, è esso una stella danzante che brilla di luce propria per condannare superstizioni e pregiudizi. Ogni raffronto con altri autori è di fatto impossibile, ed è questo un pregio considerevole in un panorama editoriale che sol più mira a portare sul mercato romanzetti scritti su commissione, perfettamente uguali fra loro. Lultimo segreto di Nietzsche non è dunque una storia per tutti e non è un semplice romanzo, è invece un metaromanzo che sfiora il capolavoro e che costringe i lettori a guardarsi allo specchio per interrogarsi sulla propria esistenza, se questa sia reale o piuttosto mera illusorietà.
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