Brano
tratto da "L'ultimo
appuntamento - il segreto di un amore maledetto"
CAPITOLO
1
La morsa dellinverno si stringe su Perugia e la casa famiglia del
CIM della ASL è aggredita da un freddo vento pungente che flette
gli alberi come fuscelli.
Allinterno della casa, in fondo a un lungo corridoio bianco sporco,
cè un piccolo studio spartano, illuminato da una grande abat-jour
poggiata sulla scrivania.
Davanti al dottor Renzi, lo psicologo più anziano del Centro, è
seduto Giordano Frattini, che dopo quindici anni di carcere scontati per
omicidio, per la prima volta sta tentando di liberarsi dallimmenso
fardello che continua a far sanguinare la sua anima. Per vivere nuovamente,
per ripercorrere i momenti che lhanno gettato nelloscurità
più profonda. Per tornare a vivere.
Giordano guarda fisso negli occhi lo psicologo senza pronunciare una parola.
Renzi lo invita, con un sorriso loquace, a lasciarsi andare, cercando
di trasmettergli quel senso di sicurezza che sarà fondamentale
per affrontare il lungo e doloroso cammino.
«Dai Giordano, raccontami qualcosa di te
ripeto, un argomento
qualsiasi andrà bene, per adesso».
«Io
non so davvero
».
Lo specialista si fa molto serio, schiarisce la voce, poi col tono più
caldo che riesce a confezionare, spiega: «Noi abbiamo bisogno solo
di un inizio. Raccontami, non temere, sai bene che ti ascolterò
senza giudicarti, e cercherò di capire insieme a te quello che
hai dentro. Il nostro rapporto sarà basato sulla fiducia».
«Non è così semplice
».
«Lo so bene. E che tu ne sia consapevole ha un grande valore. Significa
che sei pronto a comunicare. Una parte di te urla, ti supplica di farlo».
Qualcosa cambia nello sguardo di Giordano, uno scatto impercettibile,
che rende sereno il castano scuro dei suoi occhi. Mette in fila qualche
idea, prende un respiro e accenna delle parole confuse, passandosi le
mani tra i capelli.
«Dottore, mi scusi».
«Ma no, va benissimo
ora cerca solo di calmarti un po».
«Calmarmi
certo».
Renzi stavolta non aggiunge altro, sa bene che deve aspettare, e che la
palla è ormai del suo paziente, a un passo dallo scoprire i primissimi
nervi.
Ancora pochi minuti, e i trentacinque anni di esperienza non lo tradiscono:
uno spiraglio si apre. Luomo che ha di fronte, provato, rialza la
testa e lo fissa negli occhi.
«Mi chiamo Giordano, ho cinquantanni, quindici li ho passati
in carcere, per aver commesso un omicidio
».
Poi abbassa di nuovo lo sguardo, si blocca.
Riprende a raccontarsi, spezzetta frasi di poco senso, cerca di giustificare
unazione dai contorni fumosi, che non riesce a descrivere del tutto.
A quel punto non ce la fa più, lascia il racconto in sospeso, e
viene colto da una crisi di pianto.
Lo psicologo prova a tranquillizzarlo, cambia discorso con abilità,
e scherzando inizia a parlare dellultima partita del Perugia. Sa
che Giordano è un grande tifoso, e gli strappa un sorriso con una
battuta al vetriolo nei confronti dellallenatore della squadra.
Luomo si aggrappa a quellinaspettato stemperamento come un
naufrago a un salvagente. Il mare della verità che aveva cominciato
a ribollire dentro di lui torna a calmarsi.
Giordano sembra essersi tranquillizzato, e Renzi sorridendo dice: «Oggi
abbiamo mosso il primo passo, un passo molto importante, tienilo bene
a mente. Riprenderemo il nostro cammino lunedì. Ora puoi andare».
Giordano
si alza dalla sedia, stringe la mano al dottore e risponde: «Allora
a lunedì».
Si muove con grande fatica, quasi fosse reduce dal più pesante
lavoro fisico mai affrontato. Senza voltarsi si trascina alla porta e
poi lungo il corridoio, con in testa un unico pensiero: annullarsi tra
le lenzuola del suo letto, nella speranza di perdersi in un nero sonno,
senza sogni.
(...)
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