ilmiospazio
   

 

 

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titolo: "La malagrazia "
collana ILMIOSPAZIO
autore Davide Corongiu
ISBN 978-88- 97424-44-4
€ 12,00 - pp.190 - © 2012 in copertina, "mil vezes, alguma vez”.


Lisbona. Tre persone ricevono un invito a cena da un vecchio conoscente comune, Rui Carvalho Gomes. Ritrovandosi al ristorante scoprono con sorpresa di essere state assegnate allo stesso tavolo, pur senza conoscersi e in assenza di Rui. Perché si trovano lì? Quando arriverà il convitato assente? Solo una cosa resta da fare ai tre personaggi: raccontare ciascuno la storia del proprio incontro con Carvalho Gomes.

Dunque, tre racconti e tre flashback che rimandano a momenti chiave della recente storia portoghese, il tutto incorniciato dallo svolgersi della cena, intervallato da ricette di cucina lusitana e fino all'incalzante epilogo.

 

... e di Davide Corongiu leggi anche "Come se nulla fosse successo"

 


 
 

 

Un libro sul pregiudizio, sulla malagrazia, sulla vecchiaia
e che sotto sotto vuole essere un omaggio al Portogallo.

 

 

Brano tratto da "La malagrazia "

(...)

CALDO VERDE
(ZUPPA DI CAVOLO)

Ingredienti:
800 g. di patate farinose
400 g. di cavolo verza
1 cipolla
6 cucchiai di olio d’oliva
100 g. di salsiccia secca al peperoncino rosso ma non eccessivamente piccante (a gusto)
1 spicchio di aglio
sale e pepe q.b.

Preparazione:
Sbucciate le patate e tagliatele in pezzi grandi e fate lo stesso con la cipolla, poi mettetele a bollire in acqua salata. Quando saranno cotte, filtrate le patate e le cipolle con un colino (tenendo da parte il brodo di cottura) e passatele al passaverdura. Ora mettete il passato in una casseruola, unitevi il cavolo pulito, lavato e tagliato a striscioline sottilissime e un po’ dell’acqua di cottura delle patate. Riposizionate il tutto sul fuoco per far cuocere il cavolo.
Quando sarà cotto, aggiungete l’olio d’oliva, lo spicchio d’aglio spremuto e altro brodo di cottura delle patate fino ad ottenere la consistenza desiderata.
Aggiustate di sale e pepe.
Servite la zuppa calda in ciotole individuali, distribuendo sopra la salsiccia secca affettata sottilmente.

 

1


Se lo si vedesse nei suoi primi chilometri di vita, mentre ad esempio costeggia irrequieto la cittadina di Toledo, vicino a Madrid, lo si definirebbe un normale torrente dell’entroterra. Se lo si osservasse mentre scorre piccolo e calmo lungo le pianure dell’Estremadura spagnola, di certo non si scommetterebbe un granché sul suo futuro. Persino a poche centinaia di metri dal suo estuario, poco prima di bagnare gli argini di Vila Franca de Xira, in Portogallo, ci si chiederebbe ancora perché si ostinino a chiamarlo fiume. E’ forse solo di fronte a Lisbona, quando si allarga nella zona conosciuta come mare di paglia, che il Tago, dopo aver percorso il ragguardevole tragitto di 680 chilometri, mostra tutta la sua immane, sconvolgente maestosità. Almeno tredici chilometri di larghezza, un’infinità di metri cubi di acqua in continuo movimento lo rendono un mare quieto e possente, saggiamente rispettoso di una delle capitali più belle dell’intero continente. Mancano ormai poco più di quattro chilometri prima che il Tago si riversi nudo dentro il grande Oceano Atlantico. Solo allora il piccolo fiume intorno a Toledo cambia la sua sostanza e diventa il luogo da cui le genti lusitane diedero l’avvio alle più sensazionali scoperte geografiche della storia dell’umanità.
A sessanta metri sopra questo immane specchio d’acqua, la macchina sfrecciava sulla carreggiata destra del “Ponte 25 Aprile”. Direzione Lisbona. Una Volvo V40 grigia, millenovecento centimetri cubici di cilindrata, 16 valvole e dodici insignificanti secondi per portare quell’ammasso di ferraglia ai cento chilometri orari. L’uomo alla guida, Pedro Carlos Neves, guardava l’orizzonte. Di fronte ai suoi occhi le sette colline di Lisbona, illuminate debolmente dalla luce del sole in procinto di tramontare dietro l’oceano. Laggiù sulla destra, si ergeva maestosa la cupola del Pantheon nazionale, gigante cappello che sovrasta le intricate viuzze di origine araba dell’Alfama. Più a sinistra, in una nuova collina, il moderno complesso commerciale delle Amoreiras. Di fianco, la basilica bianca dell’Estrela, dipinta a chiazze calde dal rosso dell’ultimo sole.
L’uomo tolse il piede dall’acceleratore e riportò la vettura sugli ottanta chilometri orari. Il cellulare iniziò a squillare. L’uomo impugnò l’apparecchio con la mano destra, una mano piena di rughe. I pochi capelli bianchi circondavano ormai solo le grandi orecchie che, come il naso, continuando a crescere fino alla morte, conferiscono agli anziani quei tratti buffi del viso.
- Neves?
- Sì, sono io, chi parla?
- Buonasera, sono il Dottor Freitas, volevo chiederle conferma in merito alla sua presenza per la prossima settimana. A proposito, la sto disturbando?
- Ah, Dottor Freitas, buona sera. Non si preoccupi, non mi disturba affatto. Mi sto recando ad una cena, direi quasi che potrebbe trattarsi di una rimpatriata.
- Beh mi fa piacere.
- Non si illuda troppo presto, dottore, dia retta ad un povero anziano.
- Comandante Neves, capisco la sua sottile modestia ma credo non la si possa definire un povero vecchietto. Se fosse così cortese da confermarmi la sua presenza, tra una settimana potrebbe vestire la medaglia all’onore dell’esercito portoghese.
- Lei sa sempre quali tasti toccare con me, Dottore. Certo che le confermo la mia presenza. E ora se non le dispiace sto guidando. Sarà mia premura richiamarla domattina per accordarci meglio.
- Certo Comandante, non si preoccupi. Passi una buona serata.
- Se lo dice lei...
Il comandante interruppe la chiamata nell’esatto istante in cui imboccava la prima uscita sulla destra, in direzione del porto di Alcantara. Fermo al semaforo seguente aprì il vano portaoggetti del lato passeggero. Ne estrasse un biglietto ocra, stampato con font garamond, carattere probabilmente quattordici. Lo rilesse.

Salve Comandante Neves,
Ne è passato di tempo, non conviene? Credo che dopo tutti questi anni ci siano ancora delle cose non dette. La ricordo una persona determinata, che non ha paura di tirarsi indietro. Sarebbe un onore averla a cena, trattoria “Cassiopea”, in Rua das Janelas Verdes, mercoledì 13 ottobre, ore 21.

Cordiali Saluti
Rui Carvalho Gomes

Il biglietto lo aveva sorpreso, era inutile nasconderlo. Ma in fondo Gomes aveva ragione. Lui non era certo il tipo da tirarsi indietro. Il navigatore satellitare indicava due chilometri alla destinazione. Fu allora che il semaforo ritornò verde e Neves pigiò nuovamente sull’acceleratore.

(...)



 

Davide Corongiu è nato a Genova ma vive a Milano.
Gli mancano il mare e la focaccia con le cipolle e odia il clima del lombardoveneto. Ha lavorato nella cooperazione internazionale con missioni in Africa australe e sud-est asiatico
prima di trasferirsi a Lisbona dove ha vissuto quattro anni frequentando anche corsi di scrittura creativa.
Da Cicorivolta ha pubblicato Come se nulla fosse successo (romanzo - 2011).

Questo è il suo secondo libro.