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Brano
tratto da
"La
malagrazia "
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CALDO VERDE
(ZUPPA DI CAVOLO)
Ingredienti:
800 g. di patate farinose
400 g. di cavolo verza
1 cipolla
6 cucchiai di olio d’oliva
100 g. di salsiccia secca al peperoncino rosso ma non eccessivamente piccante
(a gusto)
1 spicchio di aglio
sale e pepe q.b.
Preparazione:
Sbucciate le patate e tagliatele in pezzi grandi e fate lo stesso con
la cipolla, poi mettetele a bollire in acqua salata. Quando saranno cotte,
filtrate le patate e le cipolle con un colino (tenendo da parte il brodo
di cottura) e passatele al passaverdura. Ora mettete il passato in una
casseruola, unitevi il cavolo pulito, lavato e tagliato a striscioline
sottilissime e un po’ dell’acqua di cottura delle patate. Riposizionate
il tutto sul fuoco per far cuocere il cavolo.
Quando sarà cotto, aggiungete l’olio d’oliva, lo spicchio
d’aglio spremuto e altro brodo di cottura delle patate fino ad ottenere
la consistenza desiderata.
Aggiustate di sale e pepe.
Servite la zuppa calda in ciotole individuali, distribuendo sopra la salsiccia
secca affettata sottilmente.
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Se lo si vedesse nei suoi primi chilometri di vita, mentre ad esempio
costeggia irrequieto la cittadina di Toledo, vicino a Madrid, lo si definirebbe
un normale torrente dell’entroterra. Se lo si osservasse mentre scorre
piccolo e calmo lungo le pianure dell’Estremadura spagnola, di certo
non si scommetterebbe un granché sul suo futuro. Persino a poche
centinaia di metri dal suo estuario, poco prima di bagnare gli argini
di Vila Franca de Xira, in Portogallo, ci si chiederebbe ancora perché
si ostinino a chiamarlo fiume. E’ forse solo di fronte a Lisbona,
quando si allarga nella zona conosciuta come mare di paglia, che il Tago,
dopo aver percorso il ragguardevole tragitto di 680 chilometri, mostra
tutta la sua immane, sconvolgente maestosità. Almeno tredici chilometri
di larghezza, un’infinità di metri cubi di acqua in continuo
movimento lo rendono un mare quieto e possente, saggiamente rispettoso
di una delle capitali più belle dell’intero continente. Mancano
ormai poco più di quattro chilometri prima che il Tago si riversi
nudo dentro il grande Oceano Atlantico. Solo allora il piccolo fiume intorno
a Toledo cambia la sua sostanza e diventa il luogo da cui le genti lusitane
diedero l’avvio alle più sensazionali scoperte geografiche
della storia dell’umanità.
A sessanta metri sopra questo immane specchio d’acqua, la macchina
sfrecciava sulla carreggiata destra del “Ponte 25 Aprile”. Direzione
Lisbona. Una Volvo V40 grigia, millenovecento centimetri cubici di cilindrata,
16 valvole e dodici insignificanti secondi per portare quell’ammasso
di ferraglia ai cento chilometri orari. L’uomo alla guida, Pedro
Carlos Neves, guardava l’orizzonte. Di fronte ai suoi occhi le sette
colline di Lisbona, illuminate debolmente dalla luce del sole in procinto
di tramontare dietro l’oceano. Laggiù sulla destra, si ergeva
maestosa la cupola del Pantheon nazionale, gigante cappello che sovrasta
le intricate viuzze di origine araba dell’Alfama. Più a sinistra,
in una nuova collina, il moderno complesso commerciale delle Amoreiras.
Di fianco, la basilica bianca dell’Estrela, dipinta a chiazze calde
dal rosso dell’ultimo sole.
L’uomo tolse il piede dall’acceleratore e riportò la
vettura sugli ottanta chilometri orari. Il cellulare iniziò a squillare.
L’uomo impugnò l’apparecchio con la mano destra, una
mano piena di rughe. I pochi capelli bianchi circondavano ormai solo le
grandi orecchie che, come il naso, continuando a crescere fino alla morte,
conferiscono agli anziani quei tratti buffi del viso.
- Neves?
- Sì, sono io, chi parla?
- Buonasera, sono il Dottor Freitas, volevo chiederle conferma in merito
alla sua presenza per la prossima settimana. A proposito, la sto disturbando?
- Ah, Dottor Freitas, buona sera. Non si preoccupi, non mi disturba affatto.
Mi sto recando ad una cena, direi quasi che potrebbe trattarsi di una
rimpatriata.
- Beh mi fa piacere.
- Non si illuda troppo presto, dottore, dia retta ad un povero anziano.
- Comandante Neves, capisco la sua sottile modestia ma credo non la si
possa definire un povero vecchietto. Se fosse così cortese da confermarmi
la sua presenza, tra una settimana potrebbe vestire la medaglia all’onore
dell’esercito portoghese.
- Lei sa sempre quali tasti toccare con me, Dottore. Certo che le confermo
la mia presenza. E ora se non le dispiace sto guidando. Sarà mia
premura richiamarla domattina per accordarci meglio.
- Certo Comandante, non si preoccupi. Passi una buona serata.
- Se lo dice lei...
Il comandante interruppe la chiamata nell’esatto istante in cui imboccava
la prima uscita sulla destra, in direzione del porto di Alcantara. Fermo
al semaforo seguente aprì il vano portaoggetti del lato passeggero.
Ne estrasse un biglietto ocra, stampato con font garamond, carattere probabilmente
quattordici. Lo rilesse.
Salve
Comandante Neves,
Ne è passato di tempo, non conviene? Credo che dopo tutti questi
anni ci siano ancora delle cose non dette. La ricordo una persona determinata,
che non ha paura di tirarsi indietro. Sarebbe un onore averla a cena,
trattoria “Cassiopea”, in Rua das Janelas Verdes, mercoledì
13 ottobre, ore 21.
Cordiali
Saluti
Rui Carvalho Gomes
Il biglietto
lo aveva sorpreso, era inutile nasconderlo. Ma in fondo Gomes aveva ragione.
Lui non era certo il tipo da tirarsi indietro. Il navigatore satellitare
indicava due chilometri alla destinazione. Fu allora che il semaforo ritornò
verde e Neves pigiò nuovamente sull’acceleratore.
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