|
|
titolo:
"Gehenna"
collana i
quaderni di Cico
autore Francesco De Nigris -
Prefazione di Beppe Iannozzi
ISBN 978-88- 97424-91-8
€16,00 - pp.384
- © 2014 - In
copertina, in una foto di Giuseppe Di Padova, (per
la serie Facce dattore/Volti dautore),
Viktor Icks, alias our great
friend Icks Borea.
Gehenna
è il nome dell'Inferno, la vecchia distilleria Kuntz è
una Gehenna. Ci vivono relitti umani, quelli che nessuno vede e se li
incrocia li scansa. Ci vive Viktor, che ha disceso fino in fondo l'abisso,
ha lambito la follia, circumnavigato quel che restava di sé,
senza trovare risposte alla frattura che lo ha condotto in quell'inferno
di terza mano. Anche Vanessa, una quindicenne rapita e violentata, vive
nella distilleria Kuntz insieme a Viktor, che l'ha salvata dalla strada.
|
|
Gehenna è una storia di fallimenti, una presa
d'atto dell'imponderabilità, e spesso dell'insensatezza, dell'esistenza;
ma è anche la dimostrazione che la "volontà" - per
dirla con Schopenhauer - si impone sopra le macerie di esistenze "inutili".
Nell'inferno della distilleria Kuntz sbocciano storie, relazioni, amori
storti, di seconda mano, quanto basta per illudersi di esistere.
|
|
Brano tratto da
"Gehenna"
(...)
Viktor sollevò
la testa, e rivide la ragazza. Gli teneva una mano sulla spalla. Lo scuoteva.
Alla ragazza sembrò che lui non la riconoscesse.
Sono io
ma che ti succede?
Allora
allora sono qui, balbettò Viktor stringendo
al petto la cartella di cuoio: Eri tu dunque
la tua voce?
Chi credevi che fosse? Mi dici che ti succede?
Niente
ero
sono stato lontano.
Ma se non ti sei mai mosso.
Credi che sia necessario?
Cosa?
Credi che sia necessario muoversi, per essere altrove?
Non lo so
non ti capisco.
Oh, non importa
La vedi questa mano?
La vedo, e allora?
Era la mano di un dio.
La ragazza davvero non capiva, ma notò con quanta forza Viktor
stringesse a sé la cartella.
E lì cosa ci tieni?
Viktor non rispose subito, abbassò lo sguardo, poi lo rialzò
e fissò la ragazza; a lei sembrò che sorridesse.
Quel che resta della mia vita da dio.
La ragazza ebbe un moto di irritazione, voltò le spalle a Viktor
come se volesse piantarlo lì e andarsene. Davvero non capiva, non
sapeva cosa pensare.
Hai proprio deciso di trattarmi come una
una stupida?,
urlò. La voce della ragazza lacerò la cortina di nebbia
che si era alzata dal fiume, andò a infrangersi contro i palazzi
sullaltra sponda e ritornò attutita. Pareva che fossero soli,
che al di là della nebbia la città fosse svanita. Viktor
continuava a tenersi aggrappato alla cartella come se stringesse tra le
braccia un bambino.
Dobbiamo andarcene disse allora la ragazza. Presto,
dobbiamo fare presto, non possiamo rimanere qui, dobbiamo muoverci
adesso, subito!, urlò la ragazza, e intanto non smetteva
di tenere docchio laltro capo del ponte, ormai avvolto dalla
nebbia. Era tornata la paura, che la compagnia di Viktor aveva in parte
fugato, era tornata prepotente a ricordarle che non era lì per
accompagnare Viktor in quella stravagante passeggiata notturna; che non
le importava girare a vuoto, e anche se la presenza delluomo poteva
averla momentaneamente rincuorata, non aveva dimenticato perché
adesso era lì, perché aveva dovuto nascondersi e da cosa
stava scappando, anche se questo a lui non lo avrebbe rivelato.
Dài, andiamo, muoviamoci
andiamo via da qui, ho un
presentimento.
Viktor non disse nulla. Si rialzò. Camminare era per lui una consuetudine
che non aveva bisogno di essere incoraggiata. Il campanone della Cattedrale
batté le quattro. Viktor indicò alla ragazza la strada.
La ragazza, che aveva detto di chiamarsi Vanessa, precedeva Viktor di
qualche passo, voltandosi di continuo e sollecitandolo a fare presto.
(...)
|
|
|
Francesco
De Nigris vive ad Andria (BT) e insegna educazione musicale nella
scuola media.
Ha pubblicato i romanzi: Parole morte (Oppure, 2001), Sotto
un cielo senza angeli (Palomar, 2006) e la raccolta di racconti
Humoresque (Cicorivolta, 2012).
|
|