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Brani
tratti da: "E
giustizia infine fu fatta - Sette giudici uccisi in sette giorni."
(...)
Mi
dica, professor Petix, come avrebbe avuto origine luniverso. Se
esso ha avuto unorigine nel Big Bang non potrà negare che
esso abbia avuto un principio fuori del tempo perché il tempo è
nato con lo stesso Big Bang.
Prima il tempo non esisteva. E qui franano tutte le sue precedenti argomentazioni.
Se vi è un inizio assoluto delluniverso vi sarà pure
una causa assoluta fuori del tempo. E quale causa può essere concepita
se non si presuppone Dio come causa assoluta? E lei sa bene che tutti
gli scienziati non sono in grado di dire alcunché circa ciò
che esistesse prima del Big Bang. Essi preferiscono aggirare questa difficoltà
tacendone. Ma la domanda rimane e non è aggirabile: e prima del
Big Bang? Se luniverso è in espansione continua e la sua
energia va degradando nella sua espansione vi sarà pure la fine
di questa espansione. E questa è una considerazione scientifica
che demolisce da sola tutte le sue precedenti obiezioni, che alla luce
di un inizio assoluto delluniverso appaiono del tutto inessenziali,
se non anche trascurabili. Le ripeto: se esiste
un inizio assoluto delluniverso nella sua espansione esiste anche
una causa assoluta. La chiami come vuole, anche se io preferisco chiamarla
Dio.
A questo punto il cappellano credette che il discorso
sullesistenza di Dio potesse ritenersi concluso. Ma non volle manifestare
oltremodo il suo sentirsi vincitore per non umiliare il prof. Petix, dato
il suo stato di sofferenza. Ma si trovò ben presto di fronte ad
altre inaspettate obiezioni.
Mi dica, disse il prof. Petix: come spiega la creazione dal nulla da
parte di un Dio sotto altro punto di vista? Perché Dio avrebbe
creato il mondo dal nulla se il nulla preesisteva alla creazione? Che
cosa faceva Dio prima della creazione? Nulla? Si era forse stufato di
rimanere solo nel nulla? E perché non lavrebbe creato prima?
Il cappellano lo interruppe: vede che lei si contraddice?
Usa il termine prima come se il tempo esistesse prima della
creazione. Ma prima della creazione il tempo non esisteva. Esisteva solo
leternità di Dio.
Forse il cappellano non aveva riflettuto prima di dare questa risposta.
Infatti fu facile al prof. Petix controbattergli: se non ha senso usare
il termine prima prima della creazione, allora non è
possibile nemmeno la creazione dal nulla. Infatti la creazione sarebbe
avvenuta dalleternità, quella di Dio. E torniamo alla difficoltà
di prima. Se la creazione è avvenuta dalleternità
di Dio allora il mondo è coeterno con Dio. E se è coeterno,
Dio diventa del tutto inutile non avendo il mondo bisogno di essere creato
dal nulla. È più logico pensare che Dio si identifichi con
il Logos, con una razionalità immanente alla natura. Il
Dio di Spinoza, per esempio, o quello di Giordano Bruno. E le ho già
detto che il panteismo è una sorta di ateismo mascherato.
Il cappellano rimase ammutolito. Poi, non volendo arrendersi, non trovò
di meglio che ripetere largomento del Big Bang. Riconosco, disse,
che questa è una difficoltà logicamente insormontabile.
Ma la si può aggirare da un altro punto di vista. Lei non può
negare che vi sia stato un inizio assoluto delluniverso, che postula
una causa. Luniverso non può essersi formato da solo se ha
avuto un inizio assoluto con il Big Bang. Si ricordi che fu proprio un
prete, il famoso scienziato cosmologo belga Georges Lemaître a riconoscere
che luniverso è in espansione e fu lui a coniare per primo
lespressione Big Bang. E lo scoprì prima che il famoso Edwin
Hubble nel 1929 lo verificasse sperimentalmente, ponendo in crisi Einstein,
che credeva che luniverso fosse stazionario e non in espansione.
Ancora una volta il cappellano si sentì vincitore, pur evitando
anche questa volta di manifestare la gioia di una vittoria finale.
Il prof. Petix, rimanendo imperturbabile, si limitò a dire inizialmente:
ha mai studiato Kant?
Certamente, rispose il cappellano. Il suo pensiero filosofico rientra
anche nel campo della teologia.
E allora dovrebbe sapere che lei ha usato il termine causa
impropriamente riferendolo a Dio. Dovrebbe sapere che la causa è
una delle dodici categorie kantiane che riguardano la spiegazione dei
fenomeni naturali. Usare il termine causa fuori della natura
non ha senso. Altrimenti, aggiungo io, bisognerebbe domandarsi chi abbia
creato Dio. Ma lasciamo perdere questuso
improprio del termine causa riferito a Dio. E veniamo piuttosto
alla scienza. Ha mai sentito parlare di pluriverso o universi paralleli?
Sa che ormai è superata la teoria del Big Bang? Esso sarebbe solo
linizio delluniverso visibile, oltre il quale esisterebbero
altri universi, come sembra dimostrato dal fatto che tra le galassie esiste
un grande vuoto che indicherebbe che luniverso visibile sarebbe
stato attraversato da un altro universo. Il Big Bang sarebbe
solo un episodio marginale e casuale allinterno del pluriverso,
dove casualmente si formano bolle o concentrazioni massime di energia,
che esplodono dando origine allespansione. Dunque alla sua domanda
e prima del Big Bang? si può oggi rispondere che non
vi era il nulla da cui Dio avrebbe derivato la creazione. Vi era il pluriverso.
E Dio diventa nuovamente per la scienza un inutile orpello. Le suggerisco
di leggere su questo tema il libro di Alexander Vilenkin intitolato Un
solo mondo o infiniti? Daltra parte, mi sono sempre domandato,
è mai possibile che un Dio creatore delluniverso e incarnatosi
in Gesù non abbia mai tradito la sua presenza tra gli uomini facendo
riferimento a cognizioni che contrastassero con quelle del suo tempo?
Gli uomini credevano in un universo finito rappresentato da un sistema
geocentrico. E invece Gesù appare un individuo abbastanza ignorante.
Forse non conosceva nemmeno lebraico perché parlava in aramaico.
Se fosse stato veramente figlio di Dio che gli sarebbe costato dire che
le conoscenze scientifiche del suo tempo erano tutte sbagliate? Forse
lincarnazione gli aveva fatto perdere le conoscenze divine?
Non era questo il suo compito, lo interruppe il cappellano. Venne su questa
Terra per altri motivi. Per lasciare un messaggio morale e per dimostrare
con i suoi miracoli e con la sua resurrezione che la vita umana aveva
un destino ultraterreno. E se avesse detto qualcosa che riguardasse luniverso
non sarebbe stato capito. Si ricordi che il famoso astronomo greco Aristarco
dovette fuggire per scampare alla morte perché accusato di eresia
nel suo sostenere che era la Terra che girava intorno al sole. E per questo
è ritenuto oggi il Copernico dellantichità. Se Gesù
avesse detto una cosa simile sarebbe stato accusato anchegli di
eresia. Gli sarebbe stata aggiunta laccusa di unulteriore
bestemmia oltre a quella ingiusta di essersi proclamato re dei giudei.
Egli doveva attenersi alle conoscenze che gli uomini avevano della natura.
La sua risposta non mi convince affatto, rispose il prof. Petix. È
vecchia come quella di Galileo, che cercò di salvare capra e cavoli,
fede e scienza, nel suo inutile tentativo di salvarsi dalla condanna.
Visto che Gesù è per lei Dio incarnato quale maggiore miracolo,
maggiore anche della resurrezione, sarebbe stato per i posteri il suo
dire la verità sulluniverso. Si immagini un Gesù
che avesse detto: tutto ciò che sinora avete pensato sulla natura
è sbagliato. La Terra non è al centro del mondo. Adamo ed
Eva non sono mai esistiti. Luomo è il risultato di unevoluzione
durata milioni di anni. Sarebbe stata una vera rivoluzione, anche morale.
Che cosa aveva da perdere dicendo ciò? Nulla. Sarebbe stato
accusato anche per questo di eresia? E che doveva importargliene se già
sapeva che sarebbe stato condannato a morte e che, anzi, doveva essere
condannato a morte comunque perché si realizzasse la sua missione
di salvezza delluomo dal peccato? Vede. Lei non ha capito che non
è lasserito miracolo della resurrezione che può indurre
i non credenti a credere. Oggi tutti sarebbero credenti nel Dio cristiano
se Gesù, ammesso che fosse figlio di Dio, avesse detto cose che
sarebbero state un miracolo maggiore: lavere detto delle verità
sulluniverso, oggi verificabili, dimostrando che solo una mente
di origine divina avrebbe potuto dirle. Questa sarebbe stata la migliore
testimonianza della sua divinità perché nessuno avrebbe
potuto negarla. Infatti sarebbe stata verificabile. Mentre pochi credono
nella sua resurrezione, non essendo verificabile. E se Gesù
non è risorto, tutto è stato inutile perché in tal
caso la vostra fede è vana ha scritto S. Paolo (Lettera
1 ai Corinzi, 15, 17). Io mi immagino un Gesù
che, essendo figlio di Dio, avesse scritto su una pietra, per lasciarla
ai posteri, la formula di Newton sulla gravitazione universale. Magari
questa formula non avrebbe corrisposto esattamente alla realtà,
vista la successiva relatività generale di Einstein, che lha
ritenuta parzialmente valida inglobandola in essa, e non falsificandola,
come credono gli ignoranti. Ma anche qualche filosofo della scienza come
Karl Popper.
Ma si rende conto che lavrebbero preso
per pazzo? osservò il cappellano.
Già, rispose il prof. Petix. Come se non lavessero già
preso per pazzo per altri motivi. Pazzia in più o pazzia in meno,
tanto valeva far valere una falsa pazzia che sarebbe stata benefica per
tutta la storia dellumanità. E poi se lo immagina uno Jahweh
creatore delluniverso che dice che gli piace soprattutto lodore
del grasso di animale bruciato, per lui soave odore? E questo
sarebbe lo stesso Dio che avrebbe creato dal nulla luniverso in
conformità con la teoria delle stringhe che vibrano producendo
i quark quali componenti delle particelle subatomiche? Non la fa ridere
tutto ciò? Ma ritorniamo al tema iniziale, da cui ci siamo allontanati.
Come giustifica il male nel mondo se Dio esiste? E non mi riferisco al
male morale in quanto questo deriverebbe da un supposto, ma non dimostrabile
scientificamente, arbitrio delluomo creato libero di scegliere tra
il bene ed il male. Mi riferisco al male fisico, alle migliaia di malattie
connaturate nello stesso DNA. E non sarebbe Dio stesso ad avere creato
il DNA se è creatore della natura?
Il cappellano stette nuovamente in silenzio. Stava quasi per arrendersi
definitivamente. Non avendo più argomenti scientifici a sua disposizione
si rigettò nella fede. Ma iniziò non riferendosi al Dio
cristiano perché aveva capito che gli sarebbe stato difficile difenderlo
ad oltranza. Preferì prima riferirsi ad un Dio mistero che esistesse
al di là di ogni religione rivelata ben sapendo che gli sarebbe
stato impossibile difendersi sul piano di una fede nelle Sacre Scritture,
visti i precedenti argomenti. Ma capendo che ciò non sarebbe bastato
non seppe aggiungere altro se non ritornando al Dio della Bibbia. Anzitutto,
disse, deve prima dire chi sia Dio. Risponda alla domanda: chi è
Dio? Se non risponde a questo non ha la prima chiave di lettura in
mano. Perché il suo ragionamento o Dio è onnipotente
ma non è buono, oppure Dio non è onnipotente ma buono
mi sembra il ragionamento di uno che di Dio si è formato un concetto
sbagliato. Mi pare il ragionamento di uno che di Dio si è fatto
lidea che sia semplicemente un superuomo.
In secondo luogo perché non ci sono soltanto i ragionamenti umani.
Ci sono anche quelli divini. E allora perché non ascoltare Dio
che risponde a queste domande delluomo? In realtà, come ricorda
il Concilio, il male e la morte sono un enigma insolubile per luomo,
se rimane al di qua della fede.
Si possono emettere sentenze, affermando che Dio è sadico, o che
la permissione del male è un assurdo. Ma con queste affermazioni
non viene data ancora alcuna risposta vitale al problema del male. Solo
la fede dà le ali per volare più in alto e comprendere quello
che la ragione da sola non può comprendere.
Alluomo, affannato per tali domande, Dio risponde e dice: apri le
sacre scritture, attraverso le quali ti ho parlato e ti ho dato la risposta.
Giovanni Paolo II ha detto che la sacra scrittura è un grande
libro sulla sofferenza (Salvifici doloris, 6). Se apriamo
questo libro, vediamo che il male non esiste in sé e per sé.
È venuto fuori col peccato, con labbandono di Dio. Dio ha
creato luomo a sua immagine, gli ha dato la più alta dignità:
quella di essere libero. E la libertà delluomo Dio la prende
sul serio. Agisce con lui come fa una mamma col suo figlio: per farlo
camminare lo espone al rischio di cadere. Ma se cade, non lo lascia per
terra, lo tira su, lo pulisce e gli insegna di nuovo a camminare.
A questo punto il prof. Petix cercò di frenare la sua rabbia preso
da una delusione di fronte ad argomenti che non soltanto riproponevano
lappello alla fede per risolvere il dilemma teologico, ma che gli
apparivano contraddittori anche allinterno di tale appello. Lei,
disse al cappellano, prima riconosce che il male, non dico la morte, che
è un fatto naturale, rimane un mistero. Poi per giustificarlo ricorre
allesempio di un Dio che soffre nella sua incarnazione in Gesù
dovuta al peccato delluomo da cui sarebbe derivato il male. Ma quale
peccato? Quello di Adamo ed Eva? E tutto per una mela? Non sia ridicolo.
Conosce il racconto del cosiddetto apocrifo dellAntico Testamento
riguardante Adamo ed Eva? domandò il prof. Petix.
Non sapevo che vi fosse questo racconto apocrifo,
oltre ai Vangeli apogrifi, rispose il cappellano.
Allora glielo riassumo io. Dio avrebbe creato prima
Eva senza trarla da una costola di Adamo, e poi Adamo, che, trovandosi
di fronte ad Eva (nuda?) fugge spaventato. Perché? Non si capisce.
Allora Dio invia un angelo ad Adamo affinché lo riconduca di fronte
ad Eva. E a tutti e due dice: vi sono due alberi. Il primo dà frutti
che hanno sapore mutevole e danno leternità. Rimarrete lunica
coppia della terra perché siete eterni e non avete bisogno di avere
discendenza. Il secondo è lalbero delle mele che dà
la conoscenza, il progresso scientifico, nonostante il dubbio e la mancanza
di certezze, ma dà anche lamore, che vi porterà ad
accoppiarvi e ad avere discendenza, ma insieme anche la morte. Eva sceglie
subito il secondo albero. Evidentemente, visto Adamo, aveva una voglia
matta di accoppiarsi e far figli.
Attenzione, dico io, questo non è amore, è istinto animale
di accoppiamento. Adamo ha qualche dubbio ma poi fa la stessa scelta di
Eva. E io mi domando: avevano tutti e due gli organi genitali? Se li
avevano, come potevano scegliere il primo albero? Li avrebbero avuti inutilmente.
Come se Dio avesse loro detto: attenzione, se preferite il primo albero,
quello delleternità, non dovete accoppiarvi facendo uso dei
genitali. Altrimenti i frutti della prima pianta non fanno effetto. Ma
questo non viene detto. Comunque, per me la scelta di Adamo ed Eva fu
sbagliata. Essi si fecero prendere da un desiderio dettato dal presente.
Mostrarono di essere solo animali privi di ragione. Non pensarono che
avrebbero dato luogo ad una inutile umanità, condannata a vivere
nei dubbi, nella mancanza di certezze, che nessuna religione avrebbe potuto
loro dare. Ma vi è unaltra contraddizione in questa favola.
Prima della scelta del secondo albero Adamo ed Eva avevano delle conoscenze?
E quali? Se avessero scelto il primo albero sarebbero vissuti per leternità
avendo conoscenze sul mondo già creato? Non viene detto. Ma vi
è da supporre che, se avessero scelto leternità, venendo
così equiparati alla natura divina, avrebbero avuto una conoscenza
divina del mondo. Sino al momento della scelta avevano delle conoscenze
divine? Se non le avevano, solo così si giustifica la scelta del
secondo albero. Se avevano già conoscenze divine, come potevano
scegliere il secondo albero disposti a perdere le conoscenze divine sul
mondo e sulla futura storia dellumanità, fatta di crudeltà,
di guerre, di lutti, di tormenti e di tutto ciò che di negativo
la storia umana avrebbe comportato? Essi si comportarono da incoscienti.
Da pazzi tutti e due. Se ne fregarono. Preferirono comportarsi da animali
non umani. Farsi subito una bella scopata per dare inizio ad una catena
di morte. Oltre che pazzi furono anche assai egoisti. Pensarono subito
a se stessi e non alle conseguenze delle loro scopate. E poi i loro figli
avrebbero avuto una discendenza passando tra vari incesti. Fratelli con
sorelle, padri con i figli etc. Che bellinizio. Nemmeno a questo
pensarono. Questa favola è stata interpretata come emblema di una
scelta damore. Ma che amore! Amore del cazzo! Fu una scelta egoistica
dettata dalla mancanza di preveggenza. Io al posto
di Adamo avrei detto a Dio: a me per il culo non mi prendi. Prima
di tutto non mi hai detto se, preferendo il secondo albero, avrei avuto
dopo la morte unanima immortale. E questo è grave. Almeno
questo mi avresti dovuto dire. Perché questa è la massima
incertezza della vita. Chi se ne fregherebbe del progresso scientifico,
dovuto ad un lungo e faticoso lavoro, di fronte al piacere di farsi delle
belle scopate con una donna! Se mi dicessi che dopo la morte vi è
una vita eterna, allora che differenza vi sarebbe tra il primo e il secondo
albero? Nessuna. Non vi sarebbe alcuna differenza tra il morire giovani
e il morire vecchi. Che conta infatti vivere anche 100 anni di fronte
alleternità? Solo con la certezza di una vita eterna dopo
la morte potrei accettare di dar luogo ad una umanità mortale,
pur al prezzo di una futura storia di essa fatta di crudeltà. E
poi perché, se vi fosse una vita eterna dopo la morte - ma tu non
me lo vuoi dire - perché questa vita eterna dovrebbe essere limitata
alluomo a non estesa a tutti gli animali, che sarebbero i veri innocenti
della Terra, giacché tu mi avresti creato responsabile e dunque
passibile di punizione in una supposta vita oltre la morte? Ti
accorgi o Dio di essere del tutto illogico? Ma io non posso pensare che
esista un Dio privo di ragione, se mi hai dato la capacità di pensare
tutto ciò mentre tu stesso sei incapace di prevedere tutto ciò
che io già prevedo prima di fare la scelta che mi hai proposto.
Sai che ti dico? Che per me non esisti. No. Non puoi esistere.
Io non sono stato creato da te. Sei un imbroglione. Tu sei solo una proiezione
della mia mente. Io non so come mi trovi ad esistere di fronte ad Eva.
Non mi hai nemmeno detto come avresti fatto a crearmi. Da dove mi hai
ricavato? Non mi hai detto nemmeno questo. E che cosa facevi prima dora?
Perché hai creato il mondo solo adesso? Che cosa facevi prima,
standotene tutto solo? Eri stufo di rimanere solo? Qual è il motivo
che ti ha indotto, dopo una semieternità, a creare il mondo? È
stato un tuo improvviso chiribizzo non dettato dalla ragione? Perché
se tu avessi la ragione non avresti atteso una semieternità prima
di creare il mondo. Altrimenti lavresti creato dalleternità.
Ma se il mondo fosse coeterno con te non vi sarebbe più bisogno
di te. Basterebbe la materia eterna con le sue leggi fisiche. No. Non
mi freghi. Tu non puoi esistere. Io sto solo sognando, come ha sognato
Eva. Il primo albero non esiste. E nemmeno il secondo. Avresti potuto
trovare una terza soluzione. Domandare a tutti e due se avessimo preferito
rinunciare sia al primo che al secondo albero in mancanza di certezze
di sopravvivenza dopo la morte scegliendo il secondo albero. E allora
ti avrei chiesto di farmici pensare a lungo. Perché in tutti e
due i casi anche uneternità di puro spirito mi spaventa.
Mi dovrei annoiare per leternità come hai fatto tu sinora?
Che me ne faccio di uneternità di puro spirito senza il piacere
di farmi una bella scopata con Eva e altre donne dopo? Uneternità
senza corpo non è gioia. È noia. Solo noia. Che hai fatto
infatti sino ad ora per una semieternità? Mi trovo qui sulla terra
con la sola voglia di accoppiarmi per istinto animale e poi dovrei vivere
per leternità senza corpo? Ci troviamo tutti e due qui senza
sapere da dove siamo venuti. Ma ammesso, e non concesso, che tu esista,
sai che ti dico? Lascia vivere da mortali gli altri animali. Essi infatti
non sono in grado di porsi la domanda che senso ha la vita?.
Ma sarebbe stato meglio che tu non avessi creato nemmeno essi. Infatti
saranno costretti a soffrire, a mangiarsi tra loro, senza nemmeno avere
unaltra vita. Ti sembra bello tutto ciò? Ma perché
non hai continuato a rimanertene solo invece di rompere i coglioni a tutti
creando il mondo? No. Non è possibile che tu esista. Ma se esisti
ti dico: io non accetto né il primo né il secondo albero.
Trovami tu unaltra soluzione. Potrebbe essere la reincarnazione?
Non lo so. Non sono convinto nemmeno di questo. Altrimenti facci sparire
tutti e due ancor prima di accoppiarci, e senza soffrire a causa delle
future sofferenze della futura umanità, che creerà maggiori
sofferenze anche tra gli animali non umani a causa del suo credere di
essere padrona della loro vita, come tu stesso hai voluto che pensasse.
Ti prego Dio, se esisti, sparisci e fammi sparire. Me ne faccio nulla
della vita e delleternità.
Lei è troppo materialista, osservò il cappellano. Non riesce
a concepire una vita migliore, di spirito, in cui non si hanno più
desideri sessuali. E poi lasci perdere questa favola, che è così
lontana dal racconto vero del Genesi, in cui si vuole simboleggiare, con
la proibizione di mangiare il frutto dellalbero della conoscenza,
la superbia umana che vuole ascendere alla conoscenza divina.
E allora, replicò il prof. Petix, mi spieghi perché per
punizione Dio proibì successivamente che Adamo ed Eva mangiassero
i frutti dellalbero della vita rendendoli così mortali. Forse
sarebbero rimasti immortali se non avessero mangiato i frutti dellalbero
della conoscenza? Ma se fossero rimasti immortali, come sarebbe stata
possibile una discendenza? Anche tutti i discendenti sarebbero diventati
immortali. Anche nel racconto del Genesi vi è una totale illogicità.
Si ha limpressione che il serpente che indusse Eva a mangiare il
frutto della conoscenza fosse un subdolo strumento voluto da Dio stesso,
che già aveva predisposto la mortalità della coppia Adamo
ed Eva. Altrimenti non vi sarebbe stata tutta lumanità successiva.
Come vede, sia il racconto apocrifo che quello del Genesi peccano completamente
di illogicità. Non poteva darsi unimmortalità della
specie umana. Lalbero della vita, cioè dellimmortalità,
era soltanto un albero inesistente. Né si dice se dopo la morte
Adamo ed Eva avrebbero avuto unanima immortale. Con essi lumanità
tutta era destinata a vivere nellincertezza, nei tormenti dei dubbi.
E anche in questo caso sarebbe stato meglio per tutti e due non essere
creati. Sia con lapocrifo che con il Genesi si arriva alla stessa
conclusione. Un Dio sadico che crea unumanità con il gusto
di lasciarla nellignoranza, nel non senso della vita, non distinguendola
per questo dallignoranza di tutti gli animali. Le sembra giusto
tutto ciò?
Convengo che nel Genesi non viene attribuita alcuna immortalità
allanima umana, commentò il cappellano. Ma lei sa bene che
lAntico Testamento è stato poi completato dai Vangeli, dove
il discorso è del tutto diverso. Gesù fu la testimonianza,
con la sua resurrezione, dellimmortalità dellanima
umana.
E perché Dio avrebbe aspettato tanto tempo per rivelarla agli uomini
con i Vangeli? lo interruppe il prof. Petix. Per favore, non cerchi di
salvare ciò che non è salvabile. Vi sono tante contraddizioni
che costringono a pensare che anche i Vangeli siano pieni di favole.
A parte il fatto che Giovanni Paolo II in un documento del 1996 riconobbe
la verità dellevoluzione biologica, che ha mandato in soffitta
la favola di Adamo ed Eva. Dunque lei mi ha citato un papa schizofrenico,
che si appella al peccato originale delluomo come causa del male
ma che poi non spiega quando sarebbe avvenuto e in che cosa sarebbe consistito
tale peccato se si accetta levoluzione biologica. Lei crede nellevoluzione
biologica? domandò il prof. Petix al cappellano. Se ci crede dovrebbe
dirmi allora come si possa conciliare il peccato con levoluzione
biologica.
I teologi hanno cercato di dare una soluzione anche a questa apparente
contraddizione, rispose il cappellano. Il peccato sarebbe consistito nel
peccato di una comunità che, in una certa fase dellevoluzione,
si sarebbe rivoltata contro Dio. Peccato che si sarebbe trasmesso a tutta
lumanità per comune partecipazione ad una stessa specie.
Certamente il papa non poteva fare riferimento a questa spiegazione per
non turbare la fede della gran massa ignorante dei credenti.
Conosco bene questa spiegazione, rispose il prof. Petix, e lho citata
in un mio libro facendo il nome di tanti teologi che la sostengono, pur
riconoscendo che si tratta soltanto di ipotesi volte a trovare una soluzione
che accordi la fede con la scienza. Ma essa è come un arrampicarsi
sugli specchi, deve riconoscere, se è intellettualmente onesto
e non soltanto un raccontatore di favole. E poi, mi dica, in quale fase
dellevoluzione il suo Dio avrebbe infuso nelluomo lanima
immortale? Era già dotato lhomo erectus di anima immortale?
O lanima immortale sopravvenne solo con lhomo sapiens?
Si arriverebbe anche a questo paradosso, che i teologi non hanno tenuto
presente. I genitori delluomo dotato per la prima volta di anima
immortale sarebbero morti privi di anima immortale se morti prima che
Dio avesse infuso nei figli lanima immortale. Ci aveva pensato?
Lei mi sorprende, professor Petix, per questa sua
sottigliezza. Veramente non ci avevo mai pensato. Ma non creiamoci problemi
irrisolvibili che vanno oltre la ragione. Anche ciò fa parte di
tanti misteri.
E lei allora, in conclusione, disse il prof. Petix, vuole risolvere tutto
con lappello ai misteri? Se lei si limitasse a dire che lo stesso
cristianesimo è un mistero le darei ragione. Ma non può
pretendere di propormi dei misteri come verità. La prego di non
continuare a cercare di convincermi facendo appello ai misteri. Se li
tenga per sé. E le faccio notare che, data levoluzione biologica
da una comune origine di tutte le forme di vita, lei si trova ad avere
lobbligo di spiegarmi perché solo luomo avrebbe lanima
immortale. Che sarebbe costato al suo Dio estendere lanima immortale
anche a tutti gli animali non umani, veri innocenti della Terra perché
immuni da peccato? Infatti i predatori non uccidono per crudeltà,
come fa luomo, ma solo per motivi di sopravvivenza. E infine ho
da osservare che lei si è riferito solo al male come derivato dal
peccato umano. Ma io mi sono riferito al male come intrinseco alla stessa
struttura della natura. Mi sono riferito, per esempio, a tutte le sofferenze
dovute a malattie che affliggono anche gli innocenti, uomini sin dalla
tenera età e animali di ogni specie. Anche questi debbono scontare
il peccato originale? Io le dico: basta con queste
sciocchezze. Non ne posso più. Se io fossi Dio avrei creato un
mondo migliore. E poiché non sono Dio ne deduco che Dio non può
esistere. Mi consola il pensiero che sto per abbandonare
questo mondo che odio. Anche se istintivamente, come animale, mi sento
legato alla vita e come uomo ho il terrore di tornare nel nulla. Per
questo odio quei due che mi hanno fatto nascere. E per loro egoismo, non
per amore, come dicono gli imbecilli. Solo per gli animali non umani la
vita ha un senso perché non si domandano che senso abbia la vita.
La fine dellumanità non sarebbe
una tragedia, ma la fine di una tragedia, ha detto Peter
Wessel Zapffe in Sul tragico.
(...)
Lei
ha mai letto I fratelli Karamazov di Dostoevskij?
Sì, rispose il prof. Petix. E con ciò che vuol dire?
Si ricordi, continuò il cappellano, quella frase in cui si dice
che, se Dio non esiste, tutto è permesso e non ha più senso
nemmeno la pratica del bene. Luomo può diventare anche assassino
senza avere alcun rimorso di coscienza. (...) Ecco le conseguenze avutesi
dopo Nietzsche, che lei ha citato, e che disse: Dio è morto. Lei
è allievo di Nietzsche.
Il prof. Petix ebbe una reazione violenta, prima nellespressione
del volto e poi nel tono di voce. Dostoevskij, disse, era un cristiano
a modo suo perché condannava le istituzioni storiche della Chiesa,
specialmente quella cattolica, che aveva ritenuto di dover privare luomo
della sua libertà di coscienza e di doverlo assoggettare ad un
potere ecclesiastico perché convinta che solo sentendo un potere
coercitivo esterno luomo avrebbe potuto frenare la sua natura peggiore.
Ma ciò contrastava con il vero pensiero cristiano dei Vangeli,
dove ad ognuno viene assegnata una responsabilità di coscienza
personale nel rispetto della sua libertà individuale. E comunque,
Dostoevskij, nonostante avesse letto Kant nella sua prigionia, aveva capito
un bel nulla. Non aveva capito che, se Dio esiste, ogni azione morale
del credente non ha alcun merito di fronte a Dio. La sua morale, direbbe
Kant, è eteronoma, non autonoma, perché dettata da motivazioni
esterne, da opportunismo, dal suo volersi salvare lanima. La conseguenza
sarebbe che nessun uomo che non fosse credente sarebbe capace di unazione
giusta, non dico morale, giacché bisogna distinguere la morale,
che vuole la pratica del bene - un oggetto rimasto sempre misterioso nellimpossibilità
di definirlo, come si accorse già Platone, che infatti non seppe
mai darne una definizione - dalla giustizia, che vuole che nessuno faccia
agli altri del male, inteso come danno. Perché ognuno vede il bene
a modo suo, mentre il danno è ben visibile da tutti. Infatti ognuno
vede il bene solo con i propri occhi, sino ad uccidere credendo di fare
del bene, come spesso è capitato nella storia, e capita tuttora,
specialmente per fanatismo religioso, come quello islamico, mentre il
male può essere visto oggettivamente bastando la vecchia norma
della giurisprudenza romana neminem laedere, non danneggiare alcuno.
La morale è pericolosa perché richiede lavvicinarsi
nel voler fare del bene. La giustizia, al contrario, richiede il rispetto,
che significa distanza. E chi rimane distante non uccide.
(...)
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