i quaderni di Cico
 
 

 

 

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titolo: "Cugini, addio"
(romanzo iracheno)

collana i quaderni di Cico
autore
Muhsin al-Ramli
(traduzione dall'arabo e nota introduttiva di Federica Pistono*)

ISBN 978-88-99021-12-2
© 2015 - € 12,00 - pp. 109 - in copertina, illustrazione
gentilmente concessa dall'autore.


Si tratta di un breve romanzo autobiografico che ricostruisce, attraverso il prisma dell’esilio e della nostalgia, un affresco dell’Iraq sotto la dittatura di Saddam Hussein, descritta attraverso le vicende di una famiglia contadina che vive in un villaggio rurale sulle rive del Tigri. Il libro ci consegna dunque uno spaccato della vita di un piccolo borgo iracheno nell’ultimo trentennio del Novecento.

 

 
 


Il romanzo racconta come l’esistenza semplice e serena della piccola comunità, con i suoi vizi e le sue virtù, con le sue tradizioni, le sue leggende, le sue credenze, venga dilacerata e sconvolta dalle esperienze della dittatura e della guerra, perdendo per sempre le proprie caratteristiche originarie.

(Federica Pistono)*


"Dita di datteri"di Muhsin al-Ramli:
il romanzo dell’esilio

di Lorenzo Mazzoni per "IL FATTO QUOTIDIANO" (leggi)


 

“Dita di datteri”
di Muhsin al-Ramli
leggi l'intervista di Giuseppe Iannozzi
a Federica Pistono


 


leggi: Federica Pistono e Bahaa Taher. Intervista alla traduttrice e curatrice de "L'oasi del tramonto"

 

leggi anche l'intervista di Giuseppe Iannozzi a Federica Pistono

“La nipote americana”
e “Sarmada”.
Inaam Kachachi e Fadi ‘Azzam, due grandi autori tradotti da Federica Pistono.


Intervista a cura di Giuseppe Iannozzi

 



Nota del traduttore

Il romanzo è stato pubblicato inizialmente in arabo nel 2000 con il titolo Al-Fatit al-muba'thar (Briciole sparse). Tradotto in inglese con il titolo Scattered crumbs, ha vinto nel 2002 il Premio Arabic Translator Award dell'Università dell'Arkansas. Riscritto completamente dall'Autore nel 2013 in lingua spagnola, è stato pubblicato in Spagna nel 2014, con il titolo Adiòs, primos (Cugini, addio).

L'Autore sceglie di non raffigurare l'operato del regime e le conseguenze della guerra in una grande città o in un ambiente di intellettuali o di borghesi, ma colloca la storia in un paesino sperduto, sonnolento, immobile nei secoli, mostrando come la dittatura ne disgreghi i legami familiari, ne disperda i valori secolari, ne frantumi il tessuto sociale.
"Le storie tristi in Iraq diventano monotone per la loro abbondanza", osserva la voce narrante all'inizio della storia. E la vicenda tracciata nel romanzo è emblematica di come la vita del popolo iracheno sia stata travolta, e purtroppo contini a esserlo, dalla dittatura prima, da una serie di guerre poi, guerre e lutti che sembrano non avere una fine.
Ijayel abita in un villaggio rurale sulle sponde del Tigri, nella casa antica ereditata dagli antenati. Vive una vita semplice e pacifica con la propria moglie, tirando su sette figli. E' un nazionalista, simpatizza per il regime e per Saddam Hussein, "l'uomo forte" dell'Iraq, il "protettore della patria".
Ma la vita gli riserva amare sosprese: con il deflagrare del conflitto Iran-Iraq, negli anni '80, la guerra gli porta via uno dei figli e il genero, marito dell'unica figlia. Un altro figlio, oppositore di coscienza, viene fucilato come disertore. Un altro figlio, il più intelligente e brillante, divenuto addirittura giudice, non si piega a diventare un burattino del regime: rifiutando di giudicare secondo gli ordini del Dittatore, perde il posto di magistrato e finisce in carcere. L'unico figlio di Ijayel a conquistare il successo è, paradossalmente, il pedofilo Saadi, corruttore di bambini, che riesce a salire fino ai vertici del potere. Di fronte alla rovina della sua famiglia e al disastro del suo Paese, all'anziano padre non resta che morire di crepacuore.
Della famiglia, originariamente numerosa e felice, non restano che "briciole sparse", condannate all'esilio, come il narratore, o a rifugiarsi in un'innocua follia, come accade a Warda, l'unica figlia, e al suo ultimo marito Ismael, o a vivere nel lutto e nella disperazione, come succede alla vedova di Ijayel e a sua nuora Hasiba.
Un romanzo breve ma intenso e drammatico, ci narra una vicenda simbolica della storia irachena di questi anni.

Federica Pistono


 

 

Muhsin Al-Ramli è nato in Iraq nel 1967.
Poeta, romanziere, giornalista e traduttore, si è laureato in Filologia spagnola all'Università di Baghdad e ha conseguito il Dottorato in Filosofia e Filologia spagnola presso l'Università Autonoma di Madrid. Ha lavorato come giornalista in Iraq, Giordania e Spagna.
Dal 1995 risiede a Madrid.
È stato finalista all'IPAF (Arabic Booker Prize) del 2010 con Dita di datteri (tradotto in italiano nel 2014 da Federica Pistono e pubblicato da Cicorivolta Edizioni) e nel 2012 con I giardini del Presidente.
Ha curato la traduzione di vari classici spagnoli in arabo. È co-editore della rivista culturale Alwah (L'Ispiratore). Attualmente è professore all'Università Saint Louis di Madrid.