i quaderni di Cico
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Sandro Pellerito è di una generazione di fumettisti che non piangono, la stessa del coetaneo Paz. O se cè lacrima, è stemperata da sberleffo o tenerezza. E soprattutto dalla creazione di mondi autonomi, di città altre. Una risposta alle difficoltà di una città è costruirne una parallela. Che non vuol dire fuggirne. Piuttosto, è un atto di amore. (continua)
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Bam
compie tappe nella sua Bologna, filtrata come un luminoso acquerello.
Tappe di cambiamento, domande e dubbi sempre sospesi dal click dello spegnimento
luce prima di addormentarsi. (Dalla postfazione di Giusepe Viroli*) |
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*Giuseppe
Viroli vive a Cesena dove è nato. Un po' di anni fa, dopo laurea
in legge e impiego pubblico, decise di tirar la cinghia e far l'attore di
teatro, cose che persistono. Lavora soprattutto per l'infanzia e l'adolescenza
perché è un pubblico sincero e cattivo come aspira a essere
lui. Ricerca e scrive testi, recita, narra, disegna, costruisce, insegna
(forse il teatro non si insegna ma non glielo dite). Ha fondato una sua
compagnia, Teatro Distracci (www.teatrodistracci.com), e collaborato con
varie altre in lungo in largo in treno furgone e nave. L'aver pubblicato
narrativa per l'infanzia e soprattutto il romanzo only adults Ronzio
con Cicorivolta, e l'averne un altro di prossima uscita, l'ha reso degno
di scrivere postfazioni. Per notizie più serie, basta digitare il
suo nome tra virgolette su internet. |
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Ora cè da dire chi è Bam e perché Bam. Ma attenzione. Verrà detto solo questa volta e mai più. Bam non ama parlare di sé. Giorgio
S., diciannove anni, ultimo anno al Liceo Fermi, terza classe ripetuta
due volte, il che lo collocava tra gli studenti rispettabili. Famiglia
normale, casa normale. Dunque, eravamo rimasti a Bam che sfrecciava in bici in via San Vitale piegando a sinistra senza frenare sotto le Due Torri e poi a destra in Via Orefici. Attraversamento rapido del portico del Pavaglione con zig zag tra i passanti, entrata trionfale in Piazza Maggiore, inchiodata spettacolare e sollevamento della ruota posteriore. Il salto dalla mountain, ferma un attimo in verticale, con atterraggio a piedi uniti sul suolo storico della piazza era abilità pura. -
BUONA GIORNATA E BUON UMORE A TUTTI - gridò Bam, in mezzo alla
piazza, a braccia allargate, tra la gente. -
Oh! Dove cazzo sei... - rispose dallaltra parte Felix. Seduto
sui gradini di San Petronio con gli occhi chiusi e una paglia in bocca
a farsi baciare dal sole tiepido di quel pomeriggio di marzo, Bam non
poteva immaginare il qualcosa che di lì a poco avrebbe investito
la sua vita di Giovane Esperto. Eccolo là quel giandone di Felix, alto e magro più della magrezza. Passo da nero americano, biga rossa da rom spinta a mano e di fianco una gnocca che boh... Chi cazzo era poi. Ora, cè da dire che Bam conosceva Felix dai tempi elementari ma non aveva ancora deciso se fosse simpatico o gli stesse sui maroni. -
Ciao vecchio - lo salutò Felix battendogli un cinque molliccio
- Allora? Si chiamava Alessia, nome un po da fighetta ma non era colpa sua, amica di unamica di Felix che la ospitava, non Felix, lamica, era di Reggio Emilia e sarebbe rimasta a Bologna qualche mese per un corso in lingue... Discorso rimasto a metà perché Bam si era alzato e, risaltato sulla mountain, era schizzato via dicendo: - Vado a comprare le paglie. Cera quellabitudine, fra Bam e Felix, di trovarsi ogni pomeriggio in centro qualche ora per contribuire al paesaggio del movimento umano della città. Qualcuno aveva scritto, sulla cassetta rossa della posta fuori dal tabaccaio, I want to believe. Questo era piuttosto strano perché era un po che Bam sentiva il bisogno, ma forse più un desiderio, di credere in qualcosa... Qualsiasi cosa, ma crederci. Sembrava lavesse scritta il Destino per lui, quella frase. Come promemoria. Credere in qualcosa. Si fa presto a dire. Ma poi, insieme a chi? Con quel baggiano di Felix? Con quegli smaronati della Ballotta? Mentre
apriva il pacchetto delle Winston Blu da dieci, Bam provava a pensare
a cosa veramente amasse della vita. A proposito di birrozza, Bam venne riportato dal mondo delle idee al portico tramite Lucio, detto Unicum. Un fuori di mela della Ballotta. Bevendo
dalla bottiglia della Becks, Unicum lo prese con un braccio intorno
al collo (cosa che Bam non sopportava). Insieme
ritrovarono Felix e la tipa ma la situazione era un po cambiata
perché, come capita sempre quando sei con una figa, altri due o
tre della Ballotta si erano seduti sui gradini di San Petronio a sparare
cazzate. LUltimo Banco è il luogo più tranquillo della città pensava Bam semisdraiato sulla sedia, mentre la prof di mate segnava alla lavagna simboli incomprensibili. In una classe, gli Ultimi Banchi sono postazioni privilegiate. Ogni dito nel naso, ogni grattata di culo degli sconosciuti delle prime file, non sfugge. Ogni tentativo di vitalità dei dormienti delle file di mezzo, neanche. Cè da dire che il momento preferito da Bam era la lettura della Divina. Sì, perché Dante gli sembrava sufficientemente fuori di melone per essergli simpatico. Gli dispiaceva solo che agli studenti non venissero date risposte alle fondamentali domande che giustamente si ponevano, tipo Ma Dante, poi, almeno una volta se lera trombata la Bea? No, perché a lui sembrava che la Bea da Dante ne volesse abbastanza. Comunque le ore scolastiche erano una parentesi fra i numerosi impegni della giornata di un Giovane Esperto. Bisogna sapere, ad esempio, che Bam era il bàttero di un gruppo rock di amici storici. No Destiny si chiamava, perché né lui né gli altri del gruppo vedevano futuro e secondo loro, siccome neanche leventuale Padreterno in carica ci capiva più un cazzo, aveva smesso di distribuire destini... Si era cioè al si salvi chi può. Suonavano rock recuperato dagli anni Settanta, quello vero. Ma no i Deep Purple o i Black Sabbath che ormai li suonavano anche i fighetti dei colli. Loro facevano ricerca tra i mille 33 in vinile del padre del Fagiano, il chitarrista. Da lunghi pomeriggi dascolto e di bevuta libera saltavano fuori gli Allman Brothers, Jefferson Airplane, Traffic, King Crimson e così via. Altra storia. A differenza di un paio del gruppo, Bam non sapeva molto di note musicali. Però pestava bene e il ritmo lo teneva alla grande. Ora
accadde che un pomeriggio di una domenica piovosa di aprile, sdraiato
sul letto in camera sua mentre di là la famiglia si rincoglioniva
con domenica in, Bam ricevette lIlluminazione. Saltando svogliatamente
tra letture di Spiderman e Zanardi e Pentothal, gli fu chiaro tutto. Era ora che qualcuno parlasse alla città. I
muri di ogni quartiere erano pagine, pronte a essere riempite di parole
che ricordassero alla gente che anche la normalità è follia,
e che parlassero il linguaggio di quella follia... Una specie di supereroe
ci voleva. Certo,
visti i numerosi impegni, non poteva essere Supereroe a Tempo Pieno. Ma
ogni tanto, perché no? (...)
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