i quaderni di Cico
 
 

 

 

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titolo: "Bam ama la sua città" - Postfazione di Giuseppe Viroli
collana i quaderni di Cico
autore: Sandro Pellerito

ISBN 978-88-99021-57-3
© 2015 - € 10,00 - pp. 113 - in copertina, illustrazione
originale realizzata appositamente da Eternel.


Sandro Pellerito è di una generazione di fumettisti che non piangono, la stessa del coetaneo Paz. O se c’è lacrima, è stemperata da sberleffo o tenerezza. E soprattutto dalla creazione di mondi autonomi, di città altre. Una risposta alle difficoltà di una città è costruirne una parallela. Che non vuol dire fuggirne. Piuttosto, è un atto di amore.

(continua)

 

 
 


(segue)


Da questo nasce il personaggio di Bam, e di chi lo circonda. Bam è una Bologna immaginaria e al tempo stesso reale.
È il filtro delle Cose Buone. È il sapere riconoscere, parafrasando il finale delle Città invisibili di Calvino, cosa e chi in mezzo all’inferno non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Bam compie tappe nella sua Bologna, filtrata come un luminoso acquerello. Tappe di cambiamento, domande e dubbi sempre sospesi dal click dello spegnimento luce prima di addormentarsi.
È eroe perché ha il cavallo dell'eroe che si chiami mountain bike o panda della mamma. E poi, last but not least, anzi leitmotiv di questo acquerello narrativo, perché Bam scrive la città e la città è il quaderno dell'eroe.

(Dalla postfazione di Giusepe Viroli*)

 

 
*Giuseppe Viroli vive a Cesena dove è nato. Un po' di anni fa, dopo laurea in legge e impiego pubblico, decise di tirar la cinghia e far l'attore di teatro, cose che persistono. Lavora soprattutto per l'infanzia e l'adolescenza perché è un pubblico sincero e cattivo come aspira a essere lui. Ricerca e scrive testi, recita, narra, disegna, costruisce, insegna (forse il teatro non si insegna ma non glielo dite). Ha fondato una sua compagnia, Teatro Distracci (www.teatrodistracci.com), e collaborato con varie altre in lungo in largo in treno furgone e nave. L'aver pubblicato narrativa per l'infanzia e soprattutto il romanzo only adults “Ronzio” con Cicorivolta, e l'averne un altro di prossima uscita, l'ha reso degno di scrivere postfazioni. Per notizie più serie, basta digitare il suo nome tra virgolette su internet.
 
 
 


Brano tratto da "Bam ama la sua città":


I primi giorni di marzo sono l’ideale per pedalare veloci e imboccare via San Vitale verso il centro, e Bam non si perdeva neanche una delle pozzanghere lasciate in terra dalla pioggia del giorno prima. Gli piacevano le scie schizzose, luccicanti al primo sole sulla città.

Ora c’è da dire chi è Bam e perché Bam. Ma attenzione. Verrà detto solo questa volta e mai più. Bam non ama parlare di sé.

Giorgio S., diciannove anni, ultimo anno al Liceo Fermi, terza classe ripetuta due volte, il che lo collocava tra gli studenti rispettabili. Famiglia normale, casa normale.
Perché Bam? Non è dato saperlo. Stop.

Dunque, eravamo rimasti a Bam che sfrecciava in bici in via San Vitale piegando a sinistra senza frenare sotto le Due Torri e poi a destra in Via Orefici. Attraversamento rapido del portico del Pavaglione con zig zag tra i passanti, entrata trionfale in Piazza Maggiore, inchiodata spettacolare e sollevamento della ruota posteriore. Il salto dalla mountain, ferma un attimo in verticale, con atterraggio a piedi uniti sul suolo storico della piazza era abilità pura.

- BUONA GIORNATA E BUON UMORE A TUTTI - gridò Bam, in mezzo alla piazza, a braccia allargate, tra la gente.
Poi tirò fuori il Samsung. Nessun messaggio, nessuna chiamata persa. Allora chiamò lui.

- Oh! Dove cazzo sei... - rispose dall’altra parte Felix.
- Oh, sfigato! Sono in piazza, sarà un’ora che aspetto (balla che funziona sempre). Ma non dovevi chiamarmi te, griccio di merda?
- Ho il cellulo senza credito, non rompere. Arrivo, sono in via D’Azeglio con una tipa - rispose ancora Felix.

Seduto sui gradini di San Petronio con gli occhi chiusi e una paglia in bocca a farsi baciare dal sole tiepido di quel pomeriggio di marzo, Bam non poteva immaginare il qualcosa che di lì a poco avrebbe investito la sua vita di Giovane Esperto.
Perché la più diffusa e inaspettata malattia degli occhi è l’Amore a Prima Vista. O quasi.

Eccolo là quel giandone di Felix, alto e magro più della magrezza. Passo da nero americano, biga rossa da rom spinta a mano e di fianco una gnocca che boh... Chi cazzo era poi.

Ora, c’è da dire che Bam conosceva Felix dai tempi elementari ma non aveva ancora deciso se fosse simpatico o gli stesse sui maroni.

- Ciao vecchio - lo salutò Felix battendogli un cinque molliccio - Allora?
Ecco, per esempio, quando Felix gli chiedeva “allora?” Bam non lo sopportava. Un “allora?” associato poi a un cinque molliccio gli scatenava il delirio nervoso.
- Allora che. Allora niente. Sono qua in polleggio... Non c’è bisogno di dire “allora” - disse Bam stizzito ma cercando di star calmo, visto che con Felix c’era la Portatrice di Passera.

Si chiamava Alessia, nome un po’ da fighetta ma non era colpa sua, amica di un’amica di Felix che la ospitava, non Felix, l’amica, era di Reggio Emilia e sarebbe rimasta a Bologna qualche mese per un corso in lingue... Discorso rimasto a metà perché Bam si era alzato e, risaltato sulla mountain, era schizzato via dicendo: - Vado a comprare le paglie.

C’era quell’abitudine, fra Bam e Felix, di trovarsi ogni pomeriggio in centro qualche ora per contribuire al paesaggio del movimento umano della città.

Qualcuno aveva scritto, sulla cassetta rossa della posta fuori dal tabaccaio, “I want to believe”. Questo era piuttosto strano perché era un po’ che Bam sentiva il bisogno, ma forse più un desiderio, di credere in qualcosa... Qualsiasi cosa, ma crederci. Sembrava l’avesse scritta il Destino per lui, quella frase. Come promemoria.

Credere in qualcosa. Si fa presto a dire. Ma poi, insieme a chi? Con quel baggiano di Felix? Con quegli smaronati della Ballotta?

Mentre apriva il pacchetto delle Winston Blu da dieci, Bam provava a pensare a cosa veramente amasse della vita.
Le converse All Star ai piedi.
Il Bologna che vinceva col Cesena.
I concerti di Vasco d’estate. Il trancio di pizza da Marcantonio all’uscita del Fermi.
Anche Dylan Dog sul lettino al mare non era male.
Ma poi, alla fine, chi si giocava i play off erano la Gnocca e due money in tasca per una birrozza.

A proposito di birrozza, Bam venne riportato dal mondo delle idee al portico tramite Lucio, detto Unicum. Un fuori di mela della Ballotta.

Bevendo dalla bottiglia della Beck’s, Unicum lo prese con un braccio intorno al collo (cosa che Bam non sopportava).
- Oh, stasera ci sei dalla Pina?
- No. Devo studiare -. Non ci pensava proprio ad andare alla festa della Pina Innamorata. Lo spettacolo pietoso della coppietta alla Romeo e Giulietta di Pisa. O Verona. Non ricordava bene. In ogni caso non ne voleva mezza.

Insieme ritrovarono Felix e la tipa ma la situazione era un po’ cambiata perché, come capita sempre quando sei con una figa, altri due o tre della Ballotta si erano seduti sui gradini di San Petronio a sparare cazzate.
Quanto bastava per far saltare Bam sulla mountain e salutare il gruppetto di sbarellati. - Ciao rega -, e via veloce per strada Maggiore verso la periferia.

“L’Ultimo Banco è il luogo più tranquillo della città” pensava Bam semisdraiato sulla sedia, mentre la prof di mate segnava alla lavagna simboli incomprensibili. In una classe, gli Ultimi Banchi sono postazioni privilegiate. Ogni dito nel naso, ogni grattata di culo degli sconosciuti delle prime file, non sfugge. Ogni tentativo di vitalità dei dormienti delle file di mezzo, neanche.

C’è da dire che il momento preferito da Bam era la lettura della Divina. Sì, perché Dante gli sembrava sufficientemente fuori di melone per essergli simpatico. Gli dispiaceva solo che agli studenti non venissero date risposte alle fondamentali domande che giustamente si ponevano, tipo “Ma Dante, poi, almeno una volta se l’era trombata la Bea?” No, perché a lui sembrava che la Bea da Dante ne volesse abbastanza.

Comunque le ore scolastiche erano una parentesi fra i numerosi impegni della giornata di un Giovane Esperto.

Bisogna sapere, ad esempio, che Bam era il bàttero di un gruppo rock di amici storici. “No Destiny” si chiamava, perché né lui né gli altri del gruppo vedevano futuro e secondo loro, siccome neanche l’eventuale Padreterno in carica ci capiva più un cazzo, aveva smesso di distribuire destini... Si era cioè al “si salvi chi può”.

Suonavano rock recuperato dagli anni Settanta, quello vero. Ma no i Deep Purple o i Black Sabbath che ormai li suonavano anche i fighetti dei colli. Loro facevano ricerca tra i mille 33 in vinile del padre del Fagiano, il chitarrista. Da lunghi pomeriggi d’ascolto e di bevuta libera saltavano fuori gli Allman Brothers, Jefferson Airplane, Traffic, King Crimson e così via. Altra storia.

A differenza di un paio del gruppo, Bam non sapeva molto di note musicali. Però pestava bene e il ritmo lo teneva alla grande.

Ora accadde che un pomeriggio di una domenica piovosa di aprile, sdraiato sul letto in camera sua mentre di là la famiglia si rincoglioniva con domenica in, Bam ricevette l’Illuminazione. Saltando svogliatamente tra letture di Spiderman e Zanardi e Pentothal, gli fu chiaro tutto.
Aveva trovato quello in cui credere.

Era ora che qualcuno parlasse alla città.

I muri di ogni quartiere erano pagine, pronte a essere riempite di parole che ricordassero alla gente che anche la normalità è follia, e che parlassero il linguaggio di quella follia... Una specie di supereroe ci voleva.
E lui, Bam, sarebbe stato quel Supereroe.

Certo, visti i numerosi impegni, non poteva essere Supereroe a Tempo Pieno. Ma ogni tanto, perché no?

(...)

 

 

 


È nato a Firenze, Sandro Pellerito, il 24/05/1956, ma per via del lavoro del padre ha vissuto a Bari e a Brescia gli anni da bambino, fino al 1968, quando il destino lo ha portato a Bologna, che lo ha accolto e cresciuto come un proprio figlio. Da allora quella è la sua città, dove ha frequentato prima le medie, poi il Liceo Scientifico Enrico Fermi e infine l’Università, laurea in Filosofia, ma soprattutto dove ha frequentato quella periferia est in cui è cresciuto, quella libertà che aveva i profumi e il clima delle stagioni e che tanto somigliava alla fantasia che i bambini di allora, gli stessi amici di Sandro oggi, mettevano nell’inventarsi il loro stare e crescere insieme...
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