Federico Riccardo Chendi
PUGNI
CHIUSI
di
Giuseppe
Iannozzi
Federico
Riccardo Chendi con Pugni chiusi par quasi che irrida generi
e sottogeneri del romanzo poliziesco, del giallo, dellhard-boiled.
Alla denuncia nei confronti duna società asservita alla
costumanza, alle convenienze, alle ipocrisie di tutti i giorni si associa,
quasi per contrappasso, una ironia a volte sguaiata altre ancora tragica.
In Pugni chiusi la verità prima è che non
è vero che il sangue dei vinti e dei vincitori ha lo stesso odore/colore,
ed è questa verità assoluta, perlomeno per Carlo, il protagonista
del romanzo di Chendi, che si trascina con forza dalla Corsica a Berlino,
da Genova allAvana, fin sul tracciato della Linea Gotica nei pressi
dellAppennino tosco-emiliano.
La Smith & Wesson da cui il protagonista mai si separa è
lideale compagna che il giovane milanese porta sempre con sé,
una volta che ha deciso di lasciarsi Milano e il mondo alle spalle.
E la storia di un uomo in fuga, che fugge dalla grossolanità
degli affetti famigliari, che dietro di sé lascia solamente terra
bruciata. Di buona famiglia, senza grilli per la testa, figlio di un
famoso chirurgo, ad un certo punto realizza che non vuole diventare
uguale spiccato al padre, che non è il caso che le sue mani sposino
la causa di salvare vite umane perché la differenza fra il dare
la vita e il togliere la vita non esiste. Ma non si creda che il giovane
sia un anarchico o un militante con tessere di partito in tasca: è
uno, soltanto uno che ha una Smith & Wesson e basta. Non è
un rivoluzionario né pensa mai sul serio di vestire i panni delleroe:
per certi versi è un po come un simulacro malriuscito del
Che.
Carlo fugge, abbraccia la causa del Fronte di Liberazione Corso, combatte
per la Corsica, partecipa allassalto duna villa dei Savoia
edificata nel mezzo di unisoletta, e poi fugge di nuovo, verso
Berlino: per lui laria si è fatta pesante, troppo. Leco
della voce di Piero Ciampi, delle sue parole, lo accompagnerà
sino a Berlino dove per un po riesce a fermarsi: il suo spirito
inquieto si pacifica, ma non ero fatto per amare e neppure per
essere amato, ed era troppo presto per andare in pensione, ammesso che
un rivoluzionario ci vada, in pensione. Lascia dunque Berlino:
il suo cuore è in Corsica, là dove ha visto morire i suoi
compagni. Non gli riesce proprio di dimenticare. Qualcosa è andato
storto, non è altrimenti spiegabile il fallimento. Qualcuno allinterno
del Fronte di Liberazione deve aver fatto la spia, ma chi? Non ne ha
idea. La memoria torna al sangue dei compagni persi. Lui è dovuto
fuggire perché tutte le rivoluzioni prima o poi finiscono
con un tradimento o con una fuga precipitosa. Cè chi linizia
per onore, per fanatismo o perché non ha un lavoro, cè
chi le fa perché non ha scelta o per mestiere: solo questo
sa il protagonista di Pugni Chiusi. Alla fine Carlo tornerà
in Corsica per ricominciare da dove aveva lasciato. Tuttavia, ben presto,
le cose si metteranno male, anzi malissimo. Il ritorno in Corsica è
lotta ed è amore, è qui infatti che incontrerà
una compagna forse più affidabile della sua Smith & Wesson,
una compagna in carne e ossa. Non sarà però sufficiente
combattere con tutte le proprie forze: qualcuno ha tradito e lo vuole
morto. E lui, Carlo, non lo sa e nemmeno Rosa, la donna che sa di amare
e per la quale sarebbe disposto a morire.
Il destino di Carlo si compirà in un registro più che
melodrammatico, che sembra essere stato riciclato da Death Wish (in
Italia, Il giustiziere della notte) con Charles Bronson nelle vesti
del poliziotto anarcoide Paul Kersey. Federico Riccardo Chendi lo sa,
è questo leffetto che voleva sparare nella testa del lettore.
Pugni chiusi di Federico Riccardo Chendi è un romanzo
di ribellione, di rivoluzione, di verità e di false verità,
di giustizia e di falsa giustizia, di rabbia e di dolore, ma è
soprattutto la storia di Carlo, di un giovane la cui identità
più intima non riesce a portarsi davanti allo specchio per riconoscersi
ed è per questo che non gli resta altra scelta se non quella
di pensarsi rivoluzionario.