Centro
Commerciale
Mario
Favini
di Giuseppe
Iannozzi
Non credo di sbagliare asserendo che il luogo
deputato per gli incontri oggi è uno e uno solo, il centro commerciale:
qui si radunano le più svariate forme di esseri, siano essi umani
siano essi non-umani. Il centro commerciale, oggi come oggi, è
per tutti quelli che hanno una qualsiasi necessità, reale o fittizia,
perché semplicemente non si è se non ci si incontra nel
suo dedalo ventre. Le icone della contemporaneità vivono e muoiono
tra le varie corsie, tra gli sponsor e le standiste appostate a ogni
angolo del centro, pronte a rifilare ai malcapitati un nuovo miracoloso
prodotto dellingegneria alimentare.
Mario Favini, giovane autore al suo esordio nella narrativa, ci invita
a entrare nel suo Centro commerciale, che è ricco
di tutto, di tutto limpossibile e il superfluo. Quello che ci
offre Favini è un vero e proprio tour guidato allinterno
del Centro, più che mai surreale, voluttuosamente splatter, dove
ogni desiderio del cliente viene esaudito in un men che non si dica:
basta avere le tasche gonfie di reumi, la sola valuta accettata.
Protagoniste del Centro commerciale sono unanonima
signorina e la sua inseparabile amica Niki, oltremodo glaciale, senza
mai una parola in bocca. Per nostra fortuna la protagonista, senza nome,
parla con Niki e parlando con lei parla anche con noi e forse cerca
anche di parlare con tutte le cose che, vive o morte, sono raccolte
nei bancali, lungo le innumerevoli corsie.
Nel Centro commerciale cè il superfluo soprattutto: le
persone che lo frequentano sono lì per dar sfogo a uno shopping
compulsivo, perché secondo la logica del consumismo presente
in ogni anima del Centro le necessità nascono nel momento
in cui lindividuo crede di non aver bisogno dun dato prodotto.
Il Centro soddisfa tutte le necessità della clientela e ne crea
immediatamente delle nuove, estreme e surreali: in vendita ci sono pani
cornuti con briciole di ossa, cani amputati, profilattici a dir poco
bizzarri, spaghetti viventi, tavolini con criceto incorporato, neonati
prematuri, polli sottoposti a chirurgia estetica, uomini-frigo
Nel Centro è possibile trovare questo e molto altro ancora: Niki
si lascia accompagnare durante il suo giro, mette nel carrello, e non
parla. Mai. Nessuno parla con nessuno. I neon illuminano ogni angolo
dellimmenso ambiente, ma non ci sono ombre: quelle non si trovano,
e non è possibile comprarle.
Il microcosmo che Mario Favini ci offre è surreale, a tratti
gotico, spietato, crudele: non cè rispetto per niente,
per nessuno. Il cliente esiste in funzione della merce che caccia dentro
al carrello, e non per altro. In una cornice surreale ma veritiera,
Niki e la sua compagna finiscono col diventare parte integrante del
Centro commerciale, loro stesse un prodotto.
Per questo romanzo breve, lautore fa leva su frasi didascaliche
come epitaffi: ognuna porta a una considerazione, a una macabra verità,
un po come in quella mostra delle atrocità di J.C. Ballard.
Centro commerciale di Mario Favini è destinato a
coloro che oggi, che ancora oggi, tra reality show e canali televisivi
e in Rete dedicati allo shopping più sfrenato, hanno ancora lassurda
pretesa di pensare con la propria testa.