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Celeste Bruno. Intervista allautore di TI SPARO a cura di Giuseppe Iannozzi
1. Celeste Bruno, prima di parlare di Ti sparo, del tuo romanzo-verità, vorrei chiederti, a beneficio dei lettori (e non solo), perché hai deciso di entrare in polizia, per giunta in un periodo molto caldo, quello degli anni Settanta? Probabile che questa domanda ti sia già stata rivolta: vorrei però che approfondissi cosa significava essere un poliziotto ieri, negli anni Settanta, che, storicamente parlando, hanno lasciato in eredità allItalia alcune tra le pagine più cruente e sanguinose della sua Storia. Nella mia città il lavoro latitava, ma questa era solo una scusante della reale motivazione. Mi piaceva la divisa e volevo fare il poliziotto, quello del 113 (Squadra Volante). Entro in Polizia nel gennaio del 1976, in piena contestazione. Dopo il corso vengo assegnato alla celere di Firenze, quindi inviato, dopo pochi mesi, a Ventimiglia per la specializzazione di Polizia della Frontiera con assegnazione iniziale allaeroporto di Malpensa e dopo quattro mesi a quello di Milano-Linate. LItalia, e Milano in particolare, era squassata dai terroristi ma anche da bande criminali e la nostra vita, quella dei poliziotti, era difficile proprio sotto il profilo delle relazioni sociali. Non dovevamo dire che lavoro facevamo, non dovevamo dire il nostro vero nome, non dovevamo frequentare determinati ambienti e possibilmente non uscire mai da soli e, comunque, sempre assolutamente armati. Mia moglie mi ha conosciuto con un nome falso. Rientro tassativo alluna di notte quando uscivi. Tutti Noi siamo cresciuti in fretta e i tanti attentati ci facevano tenere gli occhi aperti anche quando ci appartavamo con le nostre ragazze in auto, sempre con una mano sulla pistola. Nel 1987 sono diventato sottufficiale e, di conseguenza, nel 1988 sono stato assegnato alle Volanti per transitare, dopo tre anni, alla Squadra Mobile sezione Omicidi. Nel novembre 2003 poi alla criminalità internazionale e prostituzione, e nel 2005 alla sezione criminalità organizzata (ex Criminalpol). Dal settembre 2009, sono vice dirigente del commissariato Città Studi. 2. Ti sparo è un romanzo-verità, vale a dire che cè poco o nulla che si possa definire finzione letteraria. Racconti la storia di Giorgio, di un poliziotto che suo malgrado si lascia convincere a entrare nella malavita, in quella milanese per la precisione. Da uomo di legge che era, fa presto a diventare un boss, temuto e rispettato, ma anche costretto a scendere a dei compromessi, a fare cose che non avrebbe voluto. Chi è Giorgio oggi? E, ieri, quando decise di passare dalla parte dei malavitosi, chi era e quali erano i suoi ideali? Oggi Giorgio sta cercando di recuperare il suo rapporto con la società e con i suoi affetti. Per certi versi è tornato quello degli inizi e cerca quindi di ricondursi a quella che era la sua prima vita. Lui proviene da una famiglia carica di ideali e suo padre, quando fece il salto, non gli rivolse mai più la parola. E un caso atipico e direi emblematico di quella società che, per alcuni aspetti, oggi riscopriamo nelle malefatte di taluni politici e di taluni imprenditori. Credo che la Sua allepoca sia stata, almeno inizialmente, una sorta di rivalsa (ovviamente malata) nei confronti di uno Stato che ci lasciava con le pezze al culo, mentre tutti, intorno, si arricchivano grazie al malaffare che prosperava. I nostri stipendi erano veramente miseri e ci salvava solo il forte senso dello Stato e di onestà che ci aveva condotto a indossare la divisa per servire quelli come Noi, non certo i corrotti e gli intrallazzatori. 3. Chi ha letto il tuo lavoro, Ti sparo, ha scoperto una verità che non sospettava. In molti mi riferiscono che non immaginavano davvero che Milano potesse essere così, come tu lhai descritta. Fino a qualche anno fa, si pensava che Milano fosse una città del nord, una città piuttosto pacifica. Poco ma sicuro che in tanti, nel corso degli anni, hanno saputo chiudere gli occhi sulla realtà, che eppur era sotto i loro occhi. A tuo avviso, Celeste Bruno, come è stato possibile che, per così tanti anni, in molti non si siano accorti che Milano era ed è uno dei centri nevralgici in cui la Mafia gestisce diversi suoi brutti affari? Questo è accaduto negli anni Settanta e Ottanta perché tutti gli sforzi erano concentrati nella lotta al terrorismo. Infatti nel libro io parto da quegli anni per meglio far capire ai lettori la genesi di quello che sarebbe poi accaduto. Mentre si era impegnati in quella guerra, il malaffare prosperava e i malavitosi giravano quasi indisturbati. Allombra di quelle tragedie sono cresciuti vari personaggi divenuti poi boss come Angelo Epaminonda detto il tebano, che da piccolo spacciatore si trasforma in trafficante dopo aver monopolizzato il circuito delle bische clandestine, sia quelle allestite in lussuosi appartamenti che quelle a cielo aperto. Gli enormi introiti venivano poi reinvestiti nel traffico di droga e nellacquisto di armi e munizioni. Ecco dunque la creazione di strutture organiche e non più bande tipo quella di Vallanzasca, un bandito che si era fatto un nome sparando a due poliziotti inermi mentre svolgevano il loro lavoro presso un posto di controllo. Vallanzasca, un personaggio a cui Noi poliziotti davamo la caccia intenzionati a fargliela pagare. Ancora oggi molti di Noi, me compreso, non hanno mai perdonato a quel figuro quellazione, e il film di Michele Placido (un ex poliziotto), in alcune sequenze, lo ha addolcito facendolo apparire, in alcuni contesti, quasi una vittima. In realtà è solo un volgare assassino. Altra questione, differente ma che suscita analogo sentimento in tutti Noi, è la vicenda di Cesare Battisti, un pseudo terrorista che ha trovato rifugio in Brasile, condannato per aver sparato a diverse persone, ma anche a un poliziotto che si era recato a casa della sua fidanzata. Quindi, per chiudere, non personaggi che ci affrontavano apertamente in conflitti a fuoco, ma che subdolamente ci sparavano a tradimento. Le organizzazioni, invece, si richiamavano a quelle storiche, ovvero la ndrangheta, la mafia, la camorra e la sacra corona unita, a cui erano legate per via di affiliazioni e in alcuni casi matrimoni. 4. Ti sparo è scritto in prima persona. Puoi spiegare il motivo di questa tua scelta, Celeste Bruno? Non sarebbe stato forse più semplice narrare la storia di Giorgio in terza persona? Perché la necessità di raccontare fatti e accadimenti in prima persona? Ho scelto di scriverlo in prima persona per renderlo meno impersonale o banale. Volutamente ho voluto concentrare tutta lattenzione su Giorgio affinché il lettore avvertisse, per intero, la profondità e lintensità delle vicende narrate. 5. Immagino che non sia stato facile scrivere Ti sparo, per i delicati argomenti trattati. E, forse, non è stato neppure troppo facile proporre il tuo libro agli editori. Che cosa puoi dirmi a tal riguardo? Quando
ho deciso di scrivere questa storia sapevo già che avrei incontrato
degli ostacoli, ma non mi sono fermato. 6. In che rapporti sei con lex poliziotto ed ex boss della malavita milanese, oggi collaboratore di giustizia? Negli scorsi anni ho avuto rapporti con lui solo per motivi professionali. Quando ho deciso di scrivere la sua storia, gli ho chiesto, tramite il suo avvocato, di firmarmi una liberatoria. Giorgio lo ha fatto senza chiedermi nulla. Oggi, in condizione di libertà condizionata, lo incontro quando è possibile, ci beviamo un caffè ed evitiamo di parlare di cose trascorse, cercando di non cadere in un reciproco imbarazzo. 7. E, Giorgio, ha letto il romanzo-verità sulla sua vita, del suo passaggio da uomo di legge a malavitoso per diventare infine collaboratore di giustizia? Lo ha letto ovviamente, in anteprima tramite il suo avvocato. Non ha sollevato alcun problema. Si è limitato a dire che quello che era stato scritto era la verità desunta dal resoconto di quello che era accaduto in quegli anni, almeno per come lui laveva vissuto o per come gli era stato raccontato. 8. Quanto e come è cambiata Milano rispetto agli anni Settanta? A tuo avviso, Celeste Bruno, Milano è oggi non molto dissimile da quella che conoscesti quando entrasti in polizia? E una città che mi ha fatto innamorare di Lei, lentamente. Oggi mi sento un adottato, ma non ho mai disconosciuto le mie origini che sono ben salde. Bari è nel mio cuore, è la città dei miei natali, ma le basi le ho costruite qui. A mio avviso, oggi Milano è migliore rispetto a quando vi giunsi e contrariamente a quel che si narra, questa è una città che apparentemente è molto fredda (per via del clima) ma che riesce ad avvolgerti, quasi ti buttasse sulle spalle uno scialle. Il suo calore per avvertirlo però, lo devi meritare. Io comunque lo avverto, costantemente. Forse lho meritato. 9. Che tu sappia, allinterno della polizia ci sono ancora dei personaggi che stanno con il piede in due scarpe? Sicuramente. Ma rispetto a quegli anni, appena quel piede lo mettono fuori, Noi ne sentiamo la puzza e cerchiamo di fare pulizia, anche senza troppo rumore. 10. Dopo Ti sparo, hai altri progetti nel cassetto pronti per essere portati allattenzione di un editore? In attesa della pubblicazione di Ti Sparo, non sono stato fermo. Tenuto conto che il libro era già pronto nel 2011, ho continuato a scrivere e messo in cantiere un altro romanzo, La Torre Saracena. Un mio ristretto e personalissimo gruppo di lettura, allestito da vari anni, affezionato ma critico, lo ha ritenuto il più bel thriller mai letto tra quelli al momento in circolazione sottolineando che è particolarmente avvincente e coinvolgente. Un thriller che è anche una profonda e coinvolgente relazione amorosa. Avevo necessità di diversificare, ragion per cui, prendendo come sempre spunto dalla realtà dei fatti, dopo un lungo lavoro di ricerca, ho realizzato una storia che collega Milano alla Calabria Jonica e alle sue centenarie, ataviche usanze. Si narra la vicenda di due amanti uccisi nel momento in cui amoreggiavano nelle terre di Capo Bruzzano, nella Jonica Reggina, con un epilogo che ci sarà solo trentanni dopo, per un fatto casuale, mentre i poteri illeciti e quelli occulti, nicchiavano. Un libro dedicato a tutte le donne dei Sud del mondo.
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Presentazione
di "Ti Sparo" - Intervento del Questore di Milano
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Presentazione
di "Ti Sparo" - Intervento
dell'Avvocato Aldo Egidi, che assiste Giorgio Tocci
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