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collana
temalibero
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Sono
pagine di pensieri, (continua)
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(segue) Ogni giorno mi sento in debito con la natura per le emozioni che mi regala. Per salvarla è indispensabile recuperarne il rispetto e l'ammirazione: oggi il pianeta è NOSTRO in quanto NON È SOLO NOSTRO. Ci sono parole che portano lontano, quelle che incontrerete in questo libro invece vi avvicineranno a voi stessi e a quel mondo naturale che accompagna l'uomo da milioni di anni. Basta un tocco aprire una pagina a caso, come fosse un gioco... (Diego Santini) ________________________________________________________________________ |
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QUELLA
PRIMAVERA... La vita è
cambiamento, la natura muta in continuazione e noi altrettanto. Una trasformazione
non avviene mai spontaneamente ma si sviluppa per necessità, in
seguito a una forzatura del sistema. Quello che questo virus ci ha imposto
è stato estraneo alla nostra volontà ma per sopravvivere
labbiamo dovuto accettare. Ogni evento traumatico porta con sé
un messaggio distruttivo e costruttivo. Le conseguenze sono davanti ai
nostri occhi, sono dolorose e non solo da un punto di vista sanitario
ma pure strumentale, come linaspettata fragilità di tante
attività umane. Per una volta non ci siamo sentiti più i
padroni del mondo e abbiamo avvertito quellinquietante sensazione
di vivere su un pianeta che improvvisamente si è oscurato. Probabilmente
arriveremo a comprendere che cosa oggi ci minaccia e che, di conseguenza,
domani non lo farà più. In questo vuoto epidemico non cè
solo paura ma esistono delle preziose opportunità e non solo virtuali.
In poco tempo ci siamo resi conto di quanto è difficile convivere
con lisolamento e di come prendere coscienza di ciò che è
veramente importante nelle nostre vite. Pensavamo che il benessere materiale
ci mettesse al riparo da ogni bisogno invece non era così. Molte
cose sembravano indispensabili mentre sono risultate inutili o comunque
non prioritarie. Nella nostra scala dei valori la salute, piuttosto che
lautosufficienza e la solidarietà non erano di certo in cima
alla lista mentre adesso sono tornate prepotentemente di moda. Mi verrebbe
da dire: Prendiamola con Filosofia, nel vero senso della parola
però. In questo momento sta a noi scegliere quale insegnamento
portare a casa, provando a frenare per una volta certe passioni che ci
rendono così turbolenti e recalcitranti verso la riflessione. Erano
giorni di primavera e nellaria si respirava qualcosa di diverso.
Latmosfera non era soltanto surreale e nuova ma più naturale,
più vera e quindi a noi sconosciuta. Aprendo le finestre non percepivamo
solo un mondo più colorato e pervaso di suoni ambientali ma pure
che cera qualcuno che non sentiva la paura della fine. Era la natura
che appena noi smettiamo di parlare riprende fiato. Lei è qui,
come sempre, e risponde ai bisogni umani. Ancora una volta ci fa vedere
i nostri limiti, ci dimostra quanto siamo fragili e quanto ci farebbe
bene un certo ridimensionamento. Non saremo così stupidi da non
capire le regole base di come funziona la vita? In questo contesto il
mondo naturale ancora una volta ci suggerisce la strada da seguire per
non estinguerci in breve tempo. Le piante conoscono le leggi del cambiamento,
della capacità di adattarsi e della cooperazione ed è giunto
il momento di ascoltarle. Luomo è stato costretto a fermarsi
e la natura ne ha tratto un vantaggio, riconquistando una parte degli
antichi spazi. Caprioli, cervi, delfini e acque limpide come il canto
degli uccelli torneranno ad essere un miraggio se non diventeremo consapevoli
del valore universale della salute, sia per lumanità che
per il mondo naturale. Siamo nel bel mezzo della sesta estinzione di massa
che sta procedendo a una velocità incredibile, mai vista prima
dora. Si stima che il tasso attuale di scomparsa delle specie viventi
sia da mille a diecimila volte più rapido delle altre volte. Neppure
la caduta di un meteorite di proporzioni gigantesche avrebbe creato un
danno del genere. Solo luomo può essere più efficiente
e devastante di una catastrofe naturale. Oggi il 25% degli uccelli, il
30% dei rettili, il 50% delle piante da fiore è a rischio di estinzione
ma cè ancora una speranza e dobbiamo essere ottimisti. In
questo senso la pandemia da Covid-19 potrebbe aiutarci e insegnarci, attraverso
losservazione della natura, come fare a sconfiggere una tale minaccia.
In quei giorni i 2/3 della popolazione mondiale sono stati costretti a
rimanere in casa a condurre una vita da vegetali: è proprio da
questo tipo di esistenza che potrebbe partire la nostra rinascita. Abbiamo
sperimentato che cosa vuol dire vivere come le piante, cioè avere
la possibilità di muoverci senza poterci spostare da dove viviamo.
In questa vita così poco dinamica abbiamo però avuto la
possibilità di osservare in modo più attento quello che
ci circonda, attraverso i nostri occhi, quelli della televisione o del
pc. E al pari delle piante abbiamo potuto raggiungere unidea molto
più dettagliata e consapevole dellambiente che ci circonda.
Fino a qualche tempo fa quanti di noi si sarebbero soffermati su dei pensieri
così futili? I satelliti ci hanno mostrato un calo importante dei
livelli di inquinamento durante la fase di quarantena e i ricercatori
della Columbia University (USA) hanno confermato che la diminuzione dei
livelli di smog era più evidente nei paesi dove la diffusione di
Covid-19 è stata maggiore come la Cina e il Nord Italia. Limitare
linquinamento quindi non è più unutopia... Cè
stata, e non per caso, anche la riduzione del rumore sismico, quello cioè
prodotto dalle vibrazioni della crosta terrestre e provocato dalle attività
umane. Prima della pandemia si potevano notare delle differenze fra il
pasticcio registrato di giorno e il silenzio della notte, come pure un
movimento tellurico diverso fra giorni feriali e giorni festivi. In quei
giorni invece il mondo era più tranquillo e più vero. La
famosa rivista Lancet, riferimento scientifico mondiale da quasi due secoli,
pubblicò qualche anno fa uno straordinario rapporto in cui veniva
confermato come la deforestazione, il disboscamento, ledificazione
e lestrazione di materiali dal sottosuolo aumentasse il rischio
di epidemie. Sembrava impossibile da credere eppure i report non lasciavano
dubbi. Tutto questo però sarebbe stato difficile da capire senza
una vita in stile green, anche se obbligata come avviene adesso. È
sempre difficile ascoltare chi canta fuori dal coro, specialmente se chi
lo fa sono esseri silenziosi come le piante. Eppure continuano a parlare,
anche nei momenti difficili, e ci raccontano quanto, per tutti, è
preziosa lattenzione alle risorse. Nei giorni di clausura casalinga
anche noi siamo diventati parsimoniosi e attenti a ogni spreco alimentare.
Probabilmente lo facevamo più per evitare la fila fuori dai supermercati
piuttosto che per garantirci la fornitura di frutta e verdura, di pane
o sapone in un momento di crisi. Ovviamente le piante non dipendono, come
noi, né dallindustria né dai trasporti ma fin dalla
preistoria dimostrano di ragionare nello stesso modo: agiscono, si moltiplicano
e vivono in base alle risorse che hanno a disposizione. Ci spiegano inoltre
limportanza di comunicare e di scambiare informazioni per aiutarci
reciprocamente a sopravvivere. Pure noi, in quel momento abbiamo dovuto
essere un po piante e siamo tornati a sentire il bisogno di relazionarci.
Labbiamo fatto con il telefono o attraverso Internet ma quello che
ci mancava di più era un sorriso vero e naturale, senza schermi.
Con le mascherine abbiamo parlato con gli occhi, letto gli sguardi ma
non il profilo delle labbra. La paura del contagio ha spinto molte nazioni
a chiudere le frontiere verso quei paesi che erano più colpiti
dallepidemia; ha fatto annullare voli, respingere turisti e viaggiatori,
ha sconsigliato i contatti diretti e ogni tipo di relazione, perfino quelle
commerciali. Anche in questa situazione le piante ci hanno dimostrato
come il loro successo passa da una filosofia sociale. Loro sono una comunità,
ogni albero è una comunità e non esiste il singolo soggetto.
Hanno inventato una società di mutuo soccorso indispensabile per
la sopravvivenza. Hanno la consapevolezza di essere individui ma di vivere
secondo un pensiero collettivo, che operi e funzioni anche per gli altri.
Due ricercatori neozelandesi, S. Leuzinger e M. Bader, della Auckland
University of Technology (NZ) hanno scoperto in una foresta dellisola
un gigantesco ceppo di Kauri (Agatis Australis), un tipo di conifera locale,
che pur essendo stato tagliato, continuava a vivere, ingrandendosi di
anno in anno con dei nuovi anelli nel tronco. Non aveva neanche una foglia
ma moltissima energia: era vivo. Comera possibile? Un albero morto
si può facilmente riconoscere proprio perché anche destate
manca del fogliame. È quello lorgano che lo sostiene e lo
fa crescere attraverso la fotosintesi. Il moncone viveva ancora perché
erano le altre piante a mantenerlo in vita. In natura ogni elemento è
importante: dai funghi alle muffe, dai parassiti agli animali, purché
sia un bravo vicino di casa. In un bosco esistono dei rapporti di interdipendenza
tali da definirlo un super-organismo vivente che sopravvive per merito
di tutti i suoi componenti, compreso un nonno, anzi un ceppo.
Prima di questa invasione virale stavamo perdendo il senso della comunità
locale, geografica e fisica. Nellemergenza invece lo abbiamo recuperato
e abbiamo capito che non viviamo da soli, che anche in coda si può
parlare e che possiamo aver bisogno degli altri per fare la spesa o per
comprare una medicina. La vera rivoluzione contenuta in questa tragedia
è quella che possiamo ripensare ai nostri modelli di vita individuali
e collettivi in rapporto allambiente che ci circonda. E non si tratta
solo della speranza di un veterinario ecologista come me ma ne va della
nostra sopravvivenza. Vi prego: torniamo alberi. (...)
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Leggi qui di seguito la recensione di Adriano Tango per la rubrica "CremAscolta" Terza opera
di Diego Santini, dopo "Una faccia
una razza"
ed "Emozioni bestiali", l'attuale pubblicazione dal bizzarro
titolo "una Tigre non è un Albero" rappresenta
a mio avviso una svolta sia nei contenuti che nella maniera di esporre.
Ma c'è dell'altro: l'empatia dell'autore, già grande e sempre
espressa con decisione verso gli animali a noi più familiari, si
espande all'intera biosfera. Sì anche al mondo vegetale. |
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Diego
Santini è medico veterinario per piccoli animali presso lo
Studio Vet di Crema (Cr). __________________________ |
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