temalibero
 
 

 


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titolo: "Soliloquio di un folle"
collana temalibero
autore: Egidio Capodiferro

ISBN 978-88-99021-68-9
€ 12,00 - pp.136 - ©2017 - In copertina, "Non saprei ma fa lo stesso", by Sebastiano Bongi Tomà - il ramingo - (www.sbtphotographer.eu).


Il Signor Ermenegildo Sette, ricoverato in una clinica per malati mentali, trascorre molte ore del giorno a parlare da solo. Entro i limiti che gli sono assegnati dall’uomo, dalle pastiglie e dal destino, racconta in una stanza isolata di cose accadutegli molto tempo prima nella sua vita cosiddetta “normale”, quando ancora era in pieno possesso delle sue facoltà.

(continua)

 

 
 


(segue)

In questo resoconto, esilarante quanto arguto, narra di tutto e di più: del proprio rapporto con il lavoro, con le diverse fidanzate che ha cambiato, da Clementina alla straniera Sofia passando per Vanessa, Lavanda (poi chiamata Petite); per non dire dei rapporti con la vicina di casa Elena, la zia Serafina e lo zio Mario e degli incontri, tanto speciali e pure bizzarri, con altre persone - che ci parrá persino di riconscere fra la cerchia di “amicizie e parentele” di ognuno di noi - che lui chiamerà in modo originale come Stambecca, Teiera e il vecchio fumatore accanito Caminetto. Infine, ma non da ultimo, il tragico incidente del cugino Dario lo porterà a conoscere l'infermiera Fernanda, chiamata affettuosamente Vampira, che diventerà la sua futura moglie...

 
 


Brani tratti da: "Soliloquio di un folle":

(...)

Teiera allora si fece nervosa e sbuffò, sbuffò... sbuffò... come un treno in corsa, come un toro imbufalito, e prese a camminare in un modo tale da sembrare un millepiedi. Investì e spezzò il nostro legame. Mi cacciò fuori di casa, senza darmi spiegazioni, mentre la figlia venne mandata in camera sua, a fare la clarissa in casa per un mese intero.

(...)

La moglie, una tipa tutta pepe con tacchi alti più di lei, si avvicinò, vide che ero alquanto arrabbiato, e ne approfittò per darmi il resto: - Come ha fatto mio marito a prendervi nella nostra fabbrica? Non lo capisco - commentò, inviperita.
- Buonasera, signori - dissi io, digrignando i denti. Avrei voluto ucciderlo davanti a tutti.
I due si allontanarono.
Ero in piedi davanti al tavolo. Vicino al piatto c’era un coltello lungo e appuntito che serviva per il formaggio. Lo impugnai e lo strinsi fino a paralizzarmi le dita, mi avventai alle spalle del capo, gli affondai il coltello fra le costole e lo girai dilatandole. Tempesta cadde a terra. Sua moglie era impietrita, terrorizzata... prima che mi fermassero, feci in tempo a pugnalarlo altre due volte. Non lo meritava? Il sangue scorreva a fiotti in tre rigagnoli differenti, e tutti erano allibiti... avrei voluto farlo, ma non accadde. L’idea di stare una trentina di anni, o una vita intera, fra quattro sbarre a marcire ne ha salvati molti, e fra questi anche me.
Ebbi il coraggio di dire al capo di non tempestarmi con le sue provocazioni, e aggiunsi di pulirsi la giacca sulla spalla, perché era sporca di crema. La moglie mi guardò, la trapassai con uno sguardo felino, e capì che ero stato io, ma non poteva dimostrarlo. Tempesta mi sussurrò che me l’avrebbe fatta pagare in altra sede, cioè sul luogo di lavoro. Avevo collezionato un’altra figuraccia; avevo i nervi a fior di pelle, e le dita conficcate nel palmo della mano.

(...)

Mi svegliai verso mezzogiorno. Mi affacciai alla finestra, era punteggiata dai fiocchi di neve. Si aprì la porta dei vicini, uscirono una donna, un uomo e una ragazza. Nevicava.
La donna si chiamava Maria, era la madre della ragazza, Linda. Stavano attraversando il giardino, il cancello divideva casa mia dalla loro: le vedevo avanzare, le loro vite a pezzi, tagliate dalle sbarre di ferro del cancello. Linda aveva una chioma rossa. Nevicava.
La guardavo mentre incedeva. I capelli sciolti alla neve cadente. Me la presentarono la sera stessa in una piccola festa tra amici.
- Piacere - dissi, almeno credo.
Fu amore a prima vista per entrambi. Un colpo di fulmine ci colpì, ma siamo ancora vivi. È questo il miracolo dell’amore.

(...)


 
 

Egidio Capodiferro vive in Basilicata e insegna nella scuola dell’infanzia.
Ha pubblicato con Puntoacapo (Collezione letteraria) una raccolta di prose poetiche e poesie dal titolo Acquerelli; con Ibiskos-Risolo i testi teatrali Fedra - Ocna.
A breve uscirà con Limina mentis un micro-poema dal titolo Incastri lirici e con Italic Pequod una raccolta di racconti.