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titolo:
"MILLE
PASSI CONTROLUCE" C'è Alex, che fa sogni a puntate. C'è Penelope, che non si è mai sentita all'altezza. Ci sono Antonio e Salvatore, amici stanchi di vecchi scontri. C'è Luca, che si sente al suo posto nonostante tutto. C'è Stefano, che ha tante domande ma nessuna risposta.
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SU HEAD IN WEB FRANCESCO D'AGOSTINO INTERVISTA VALERIO BASELLI |
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I personaggi che popolano questi racconti sono diversi ma tutti legati da un filo rosso: la ricerca, a volte disperata, del proprio posto nel mondo. |
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Brano tratto da: "Mille passi controluce" Il compagno e il camerata Antonio Spinicci
e Salvatore Dangeli sono cresciuti insieme. Entrambi figli di emigranti;
salernitani i genitori di Antonio e calabresi quelli di Salvatore. Nacquero
nello stesso fatiscente ospedale di Volpiano, in provincia di Torino.
Era un freddo pomeriggio autunnale del 1956. Antonio e Salvatore videro
la luce lo stesso giorno, a pochissimi minuti di distanza, separati solo
da un paio di metri di calcestruzzo, crepata e decadente. Le rispettive
madri non si conoscevano allora, pur essendo dello stesso quartiere. Si
erano incrociate un paio di volte ma non avevano mai fatto amicizia. Durante
gli anni seguenti, Antonio e Salvatore divennero inseparabili compagni
di gioco. Allasilo comunale erano tra i bambini più vivaci.
Gli scugnizzi, così venivano chiamati dalle maestre. Il sig. Dangeli, padre di Salvatore, era un muratore. Quando arrivò a Torino assieme alla moglie, incinta della loro prima figlia, pensava sarebbe finito a lavorare alla Fiat, come già alcuni suoi cugini. Torino rappresentava per lui qualcosa di magico. Una sfida. Era la sua America. Si immaginava, vecchio e ricco, di ritorno al suo paesino in provincia di Reggio Calabria, accolto come una star. Una volta trovata una sistemazione presso le case popolari a Volpiano, fu contattato da un paio di conoscenti compaesani suoi, i quali gli proposero di lavorare in una piccola società edile di loro proprietà. Ben presto si rese conto che il 90% delle società edili in Piemonte erano di calabresi o di siciliani, quasi tutte a gestione familiare. Quando nacque Salvatore, il lavoro non mancava. Suo padre usciva di casa la mattina alle cinque e tornava la sera alle otto. Molto spesso lavorava anche nel fine settimana. La sua bravura come muratore e la sua resistenza alla fatica erano riconosciute da tutti. In una decina danni, il padre di Salvatore divenne capo cantiere e i muratori triplicarono di numero. Non fu facile. Negli anni del dopoguerra i meridionali non erano visti molto bene. Non a caso, la frequentazioni della famiglia di Salvatore non uscivano dalla comunità calabrese; che comunque era abbastanza cospicua. Salvatore frequentò solo le scuole dellobbligo. A tredici anni iniziò a lavorare come magut, apprendista muratore, con il padre, gli zii e i cugini. Pressoché tutta la famiglia simpatizzava con lMsi, il Movimento sociale italiano. Il padre di Salvatore, quelle volte che si parlava di politica, lo esortava a diffidare dei rossi, falsi e prepotenti. Non credere a tutto quello che ti dicono su Benito Mussolini. La scuola è ormai corrotta dai comunisti. Quelluomo ha fatto tanto per il suo Paese. Dio, patria e famiglia. Di questo si doveva occupare un uomo donore. Salvatore vedeva ogni giorno come suo padre si spaccava la schiena per i suoi familiari e pendeva dalle sue labbra ogni volta che apriva bocca. Anche un solo piccolo gesto di approvazione da parte sua, avrebbe potuto dare un senso a intere giornate di fatica. Salvatore notava come suo padre era rispettato in cantiere e, di conseguenza, veniva rispettato anche lui. Aveva sedici anni la prima volta che visitò la tomba del Duce a Predappio, insieme al circolo comunale dellMsi. Il sig. Dangeli sapeva che il migliore amico di Salvatore era figlio di un rosso, e non gli piaceva. Daltra parte, suo cognato era ferroviere e conosceva abbastanza bene Spinicci. Aveva sentito raccontare che, in uno scontro tra sindacati, Spinicci aveva preso le difese dei lavoratori iscritti al Cisnal, il sindacato dei neri. Per questo lo rispettava. Sapeva che era un uomo onesto e un padre di famiglia. Tra i due cera stima, o per lo meno rispetto. Lo vedeva ogni domenica in chiesa, dove si scambiavano un saluto. Certo non avrebbe mai accettato un invito a cena, ma daltronde non ce nera mai stato uno. Salvatore si vedeva spesso con Antonio e quasi mai parlavano di politica. Il professor
Zanardi, con il solito passo affrettato e leggermente goffo, aveva appena
imboccato il corridoio, quando lo incontrò seduto.
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Valerio Baselli nasce sotto il segno della bilancia a Novara, nel 1984. Appassionato di calcio, birra artigianale e gangster movies, si laurea in Economia internazionale a Milano. Tra gli autori che lo hanno maggiormente influenzato cita Irvine Welsh, Charles Bukowski, Enrico Brizzi e Jim Carroll. Oggi lavora come giornalista economico e vive a Parigi. Mille passi controluce è il suo primo libro.
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