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titolo: "Il pastore" - con illustrazioni originali del Sen. Roberto Visconti
collana ILMIOSPAZIO
autore Giuseppe Colasante
ISBN 978-88-97424-62-8
€ 12,00 - pp.168 - © 2013 in copertina, "Illustrazione originale del Sen. Roberto Visconti”.


Le pecore riposano
all'ombra della quercia,
io ho scelto di sedermi al riparo di un ulivo secolare e mi sorprendo a scoprire che le sue foglie si muovono lentamente, anche con l'aria ferma. Poi ho capito, il vento non c'entra niente, quello è il respiro del mondo...


Non sono pentito di tutte le cose che ho fatto, sono esperienze che comunque ti arricchiscono e poi, se non avessi toccato con mano e visto con gli occhi quanto possa essere arida e scialba la vita che si conduce in una civiltà resa frenetica, forse anche io penserei quello che pensano quasi tutti
e cioè che il mio lavoro sia una lavoro di merda,
e non sarei, come invece sono, felice e orgoglioso
di essere Giuliano “il pastore”.

 
 
 

Brano tratto da "Il pastore"

(...)

Ieri un corteo di operai che inalberavono cartelli di protesta scritti a mano, ha attraversato in silenzio le strade cittadine. Si trattava di un corteo di lavoratori tessili che protestavano contro il licenziamento di una parte di loro da parte di un padrone senza volto. Infatti la proprietà dell’azienda appartiene allo Stato e la controparte degli operai diventa, in questo caso, direttamente il governo. Che ci sarebbe stata questa manifestazione la cittadinanza lo aveva appreso dai manifesti appesi ai muri e dai volantini dei sindacati. Due sere prima, nel locale dove solitamente ci incontriamo, si è fatto tardi, al punto che il gestore del locale si è visto costretto a ricordarci che ora si era fatta. Eravamo presi da una discussione che vedeva contrapposti due partiti. C’era quello che sosteneva che gli studenti non devono estraniarsi dalle lotte e dai conflitti sociali, e quindi proponeva di partecipare al corteo che avrebbero tenuto gli operai, distribuendo, nell’occasione, un volantino appositamente redatto. L’altro partito aveva la stessa identica posizione, la divergenza stava tutta nella valutazione se fosse anche giusto proclamare uno sciopero degli studenti. I contrari sostenevano che con lo sciopero non sarebbero stati credibili, tutti avrebbero pensato che gli studenti, cosa che fanno purtroppo spesso, anche in questo caso avessero profittato della circostanza solo per marinare la scuola. Quelli che al volantino volevano accoppiare anche lo sciopero rispondevano che se ci si lascia condizionare dal parere dei benpensanti tanto vale decidere che gli studenti devono stare solo sui libri declinando ogni impegno civile e solidale. Alla fine si è trovato l’accordo sulla mediazione proposta da un’operaia tessile, che non c’entra proprio niente con quelli costretti allo sciopero perché lei dipende da un’azienda privata. Si è deciso dunque di evitare la proclamazione di uno sciopero ma di predisporre un volantino di solidarietà la cui redazione, come al solito, è stata affidata ad Enrico. Ma si è deciso anche che il giorno dello sciopero una delegazione di studenti, composta da un rappresentate per ogni classe, si assentasse da scuola per andare alla manifestazione e chiedesse di prendere la parola nella piazza dove il corteo si sarebbe sciolto.
Intanto, attorno ad un tavolo lontano dal nostro, si è animata un’altra discussione.
Qui di studenti non c’è traccia, ci sono operai, impiegati e senza lavoro. L’età media è più alta e, fatto che mi sorprende, c’è una netta prevalenza delle ragazze sui maschi. Mi sono incuriosito e ho ascoltato con attenzione cosa si stessero dicendo, e ho scoperto che in fondo anche loro hanno lo stesso problema degli studenti, e consiste nella scelta del modo di provare ad organizzare una catena di solidarietà e di sostegno ai tessili in lotta.

Non sono stato io quello che ha preso la parola a Piazza Portanova, a conclusione della manifestazione degli operai, non ne sarei stato capace. Non mi mancherebbero le cose da dire ma il coraggio di dirle. Non è la stessa cosa esprimere la propria opinione nel corso di una discussione fra amici e proclamarla ai quattro venti con un microfono in mano. Ma ho fatto parte della delegazione degli studenti e i dirigenti sindacali ci hanno accolto molto calorosamente invitandoci a salire sul palco. Non siamo saliti tutti, una parte di noi ha preferito rimanere nella folla ed io fra questi.
Mi piace, attento ad ascoltare l’oratore, girare fra la folla nella piazza, in cerca di persone che conosco. Osservo l’espressione di chi ascolta e vedo che modula sul viso il senso delle frasi di chi parla, assecondando. Vedo che si accalora, si arrabbia, batte le mani sorridendo. Ogni tanto si sente anche qualche fischio, di quelli gioiosi e per far festa, non per protesta. Mi piacerebbe essere capace di leggere il suo pensiero come in un libro, così potrei conoscere le speranze di cui si nutre, e le paure, le preoccupazioni per il futuro dei suoi figli ed i timori di perdere il lavoro.

(...)c

 

 

 

Giuseppe Colasante è nato a Roccadaspide (Salerno) nel 1944.
Laureato in Pedagogia, approda alla scrittura dopo molti decenni dedicati professionalmente all'impegno politico, sindacale e cooperativo.
Ha pubblicato: “Prima che venga il buio. Autobiografia di un comunista” (Ed. Plectica 2008); “C'era la filovia” (Ed. Guida, 2010); “Le forge di Mela” (Ed. I Libri della Leda, 2012).
Di se stesso dice: “Non sono uno scrittore ma uno a cui piace scrivere. Mi piacerebbe essere bravo nella scrittura quanto bravo sono nel coltivare il mio orto”.

Questo è il suo quarto romanzo.