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Brano
tratto da
"GHIRIADOR"
(...)
Una carrozza
costruita con elegante legno di quercia e con un grosso blasone posizionato
esattamente nella parte superiore della porta - raffigurante un cerchio
con al suo interno tre stelle - si fermò di fronte ad un grosso
edificio costruito in pietra. Era davvero imponente: un maestoso palazzo
con tre navate e il tetto a cupola, numerose torri e finestre dappertutto.
Molte fiaccole si trovavano allesterno delledificio e dalle
imponenti finestre era possibile ammirare le grandi fonti di luce artificiale
prodotte dalle nuove lampadine ad incandescenza, una delle ultime scoperte
dellepoca. Inoltre facevano attenta guardia al palazzo decine di
sentinelle dallo sguardo vigile, mentre altre dimostravano di avere alcune
ore di sonno arretrato, anche se nel momento in cui la carrozza con il
blasone a forma di cerchio con le tre stelle si fermò dinanzi al
palazzo, tutte le sentinelle si portarono sullattenti.
Un valletto alto e sottile con la faccia untuosa e servile corse immediatamente
ad aprire la porta della carrozza, quasi come se da questo gesto dipendesse
la sua vita. Dopo averla aperta ed essersi spostato lateralmente per non
ostruire il passaggio delluomo che in quel momento stava uscendo
dalla carrozza, il valletto sembrò molto più sollevato,
anche se si affrettò subito a esclamare in tono profondamente rispettoso:
«Buonasera signorino Pendle.
Dalla carrozza era fuoriuscito un ragazzo alto vestito in modo impeccabile:
lucide scarpe nere con un pantalone nero nuovo di zecca, camicia e panciotto
bianchi infilati elegantemente nei pantaloni e un elegante giacca
scura. Le mani erano ricoperte da guanti bianchi. Nella destra stringeva
un classico bastone nero da passeggio, benché certamente non ne
avesse bisogno per appoggiarsi, giovane comera, mentre con la sinistra
stringeva un sottile bastoncino di legno a cui era attaccata una bianca
maschera che copriva la faccia, lasciando scoperti solamente gli occhi.
Quegli occhi erano molto strani: il colore era castano chiaro, ma tra
i due cera un piccola differenza, infatti locchio sinistro
era più chiaro del destro, anche se questa particolarità
sarebbe saltata allocchio soltanto a un attento osservatore. A completare
il tutto si aggiungeva un lunga tuba nera portata con eleganza sulla testa
del giovane, dalla quale si potevano intravedere folti e lisci capelli
biondi che ricadevano ordinatamente sulla fronte e su un po della
maschera bianca.
«Signor Pendle prego, non sono più un signorino, ho diciassette
anni mormorò il ragazzo, la voce seccata per essere stato
chiamato signorino perfettamente udibile, mentre si voltava
verso il valletto e lo perforava con lo sguardo.
«M-mi scu-s-scusi s-signor Pendle, non v-volevo di certo mancarle
di r-ri-rispetto, sono c-costernato
iniziò a balbettare
questultimo, i lineamenti del volto nuovamente tesi.
«Ehi, stai tranquillo, dopotutto ognuno di noi può sbagliare
rispose il giovane in tono divertito, contento che il valletto avesse
capito di doverlo trattare con il dovuto rispetto. Poi si voltò
verso la carrozza.
«Cocchiere, torna qui fra circa due ore, a mezzanotte precisa: è
gradita assoluta puntualità e non sono un tipo a cui piace attendere,
siamo intesi? disse il giovane rivolgendosi al cocchiere. Questultimo
lo riverì con un piccolo inchino della testa e dopo qualche secondo
la carrozza era già lontana.
Nel frattempo il valletto si avvicinò al ragazzo che tuttavia non
sembrò averne notata la presenza.
«Palazzo Reyuba, un capolavoro di architettura inglese
è
proprio vero, la nostra arte nel costruire edifici è la migliore
al mondo, non trovi anche tu? sospirò il nuovo arrivato con
voce sognante, parlando più a se stesso che alluomo accanto
a lui, sempre senza distogliere lo sguardo dal monumentale edificio che
aveva inesorabilmente catturato la sua attenzione. «Certamente signor
Pendle, lei ha perfettamente ragione rispose il valletto.
«Quando le è gradito sarò lieto di accompagnarla allinterno
del palazzo: la festa è iniziata e tutti allinterno si stanno
divertendo affermò, mormorando le ultime parole con un tono
risentito appena percettibile che comunque non sfuggì al giovane.
«Ehi, se vuoi andare anche tu a divertiti là dentro non preoccuparti,
riferirò io al signor Richardson che il suo bravissimo valletto
si è preso una meritatissima pausa dal lavoro assicurò
in tono scherzoso il ragazzo, scrutando luomo che continuava a camminare
in avanti senza nemmeno voltarsi per guardarlo, come se il signor Pendle
avesse appena detto qualcosa di molto sconveniente.
«La ringrazio signor Pendle, ma a me piace lavorare e ci saranno
altre occasioni per prendere parte a questi festini
ecco, siamo arrivati
annunciò il suo accompagnatore dinanzi ad un portone di legno,
sicuramente una qualità molto pregiata. Su questultimo erano
incisi dei simboli che il giovane non riconobbe e sopra ogni glifo troneggiava
maestoso un cane con una corona sulla testa, simbolo della ricca e potente
famiglia Richardson.
Il valletto bussò sul grande portone e un foro rettangolare si
aprì. Due occhi guardinghi li scrutarono intensamente per qualche
secondo, dopodichè sparirono e il foro rettangolare si richiuse.
Un rumoroso clangore annunciò lapertura del grande portone,
seguita da grandi fiotti di luce che costrinsero il giovane a chiudere
istintivamente gli occhi. Una volta che si fu abituato alla nuova luminosità
riuscì a scorgere un grosso corridoio illuminato principalmente
da lanterne, mentre in alcune zone sporgevano alcune grosse lampadine
ad incandescenza, invenzione recentissima di un certo Thomas Edison, una
cosa molto di moda da qualche tempo. Con la maschera sempre saldamente
tenuta sul volto il giovane continuava ad ammirare le lampadine quando
un uomo panciuto, vestito come lui ma molto più basso, con grossi
baffoni marroni, radi capelli dello stesso colore e piccoli occhietti
neri gli venne incontro, le braccia aperte e un sorriso smagliante dipinto
sul volto, i denti dorati che sembravano lottare per spiccare rispetto
agli altri naturali che lindividuo grassottello aveva deciso di
non sostituire. Almeno per il momento.
Appena questultimo si avvicinò a lui il giovane lo riverì
subito con un debole inchino, la maschera sempre sul volto, segno di rispetto
in quanto al momento si trovava dinanzi al padrone di casa.
Sir Jonathan Richardson, il più grande commerciante di tutta lInghilterra
e amico intimo della regina Vittoria. Chi voleva essere considerato un
nobile délite doveva per forza conoscere quelluomo.
Buonasera Sir Richardson, il vostro palazzo si dimostra sempre più
stupendo ad ogni mia visita lo riverì il giovane, spostando
il bastone dal palmo destro al braccio destro e porgendo la stessa mano
alluomo. Questi saluti sono soltanto un inutile perdita
di tempo, è solo contento perché grazie al mio arrivo potrà
aggiungere un altro nobile alla lista dei suoi invitati pensò
il ragazzo tra sé e sé, ben attento a sorridere di fronte
al padrone di casa. Questultimo ricambiò con energia la stretta
di mano.
Peter Pendle, è un piacere averla qui nella mia umile dimora,
anche se tanto umile non è, non trova? sussurrò Richardson
a Peter, il sorriso sempre più largo ogni minuto che passava.
Indubbiamente questo è ledificio più bello nelle
vicinanze, oserei dire paragonabile al palazzo reale, Sir Richardson
intimò Peter, utilizzando un tono quasi confindenziale.
Sono contento che le piaccia, signor Pendle. Sarei lieto di accompagnarla
nella sala da ballo, dove sto intrattenendo i miei ospiti. Spero che lei
si unisca alle danze, ho assunto dei grandi violinisti per questa serata
e tutti sembrano gradire si vantò nuovamente il paffuto signor
Richardson, voltandosi e iniziando a percorrere il lungo corridoio, seguito
a gran ruota da Peter.
Non sono certamente definibile un buon ballerino, tuttavia le assicuro
che farò uno sforzo per ricambiare la sua infinita cortesia
assicurò il giovane Peter. Certo che ti ricambierò,
caro il mio pollo pensò nello stesso momento, sghignazzando
in maniera impercettibile. I due percorsero ancora un pezzo di corridoio
e ad un certo punto il signor Richardson si fermò indicando unimmensa
porta dello stesso legno utilizzato per il portone esterno.
Prima gli ospiti affermò il paffuto nobile, inondandolo
con un grosso sorriso mentre bussava tre volte alla porta.
La ringrazio, Sir Richardson rispose educatamente Peter mentre
la porta che conduceva alla sala da ballo si aprì, irradiando il
suo vestito di una luce ancora più sfavillante di quella che lo
aveva invaso lungo il corridoio appena attraversato.
E ora è arrivato il momento di alleggerire questi nobili,
sia di denaro che della loro convinzione di essere i migliori, pensò
sorridente varcando la porta della sala da ballo.
(...)
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