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titolo:
"Gabriel...
la leggenda del cane nero"
collana temalibero
autore Silvia Giannattasio
ISBN 978-88- 95106-96-0
€
14,00 - pp.355
- © 2010-
in copertina, illustrazione
originale di Silvia
Giannattasio
Emilia,
non avrebbe mai immaginato che quelle voci, credute inesistenti, non
fossero solo frutto della sua immaginazione; che quegli strani sogni,
non fossero soltanto sogni; che la realtà da lei conosciuta,
sarebbe cambiata da lì a poco.
Emi, racchiude in sé grandi poteri; contiene in sé la
Luce, ma anche le Tenebre.
Fanciulla Sacra e Prescelta Oscura, è questo il suo destino.
Sarà
grazie a William, Cavaliere Bianco del Mondo di Luce, che Emilia imparerà
a usare le sue capacità, ma non solo. Grazie a lui conoscerà
l'amore, e capirà che amare, nella vita, significa anche sacrificarsi
per l'altro; imparerà che l'amicizia, quella vera, non svanisce;
che i gesti quotidiani possono essere più importanti delle novità.
Ma soprattutto, imparerà che le leggende contengono un fondo
di verità, perché non sempre il male assume la forma che
ci aspettiamo
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Brano
tratto da
"Gabriel...
la leggenda del cane nero"
INTRO
Tanti
anni fa, quanti di preciso non si sa, nelle campagne di Ombrato viveva
un contadino.
Questuomo non era affabile o gentile con le altre persone, era rimasto
solo e così era intenzionato a rimanere; aveva allontanato chiunque
avesse cercato di avvicinarsi e, alla fine, più nessuno ci aveva
provato. Per la cattiveria dimostrata in paese non era ben visto; ai bambini
si diceva di non oltrepassare assolutamente i suoi terreni e i ragazzi
un po più grandi spesso, per far lui un dispetto, si addentravano
nei suoi campi e ne rubavano il raccolto, oppure lo danneggiavano. Così
un giorno, ormai stufo di subire quegli atti vandalici, il contadino decise
di recarsi nella città più vicina, con lintento di
barattare una parte delle sue verdure e del suo grano con un cane, per
poi usarlo come guardia per i suoi beni.
Lintenzione era quella di trovarne uno già adulto e ben addestrato,
ma sfortunatamente ciò che aveva portato con sé non bastava
per questo, e alla fine dovette accontentarsi di un meticcio; un cane
che ancora nessuno, per i suoi particolari colori, aveva voluto e che
veniva volgarmente chiamato cane del Diavolo, per il suo pelo
più nero della pece e i suoi occhi di un rosso insanguinato. Il
contadino non si fece però spaventare da tale aspetto, ma anzi,
proprio perché rifiutato da tutti, lo sentiva particolarmente affine
alla sua persona, perciò lo scelse. La voce non ci mise molto a
diffondersi nel paese e assieme a essa anche la paura, la paura che il
suo arrivo avesse portato con sé una maledizione.
Infatti, da quando Gabriel, (così il contadino aveva voluto chiamarlo)
era giunto a Ombrato, la vita per i suoi abitanti era andata peggiorando;
i raccolti andavano male, le vendite di più.
Tutti si trovavano in questa situazione, tutti tranne lui, il pazzo,
come successivamente fu rinominato. I suoi campi erano doppiamente fertili,
le sue verdure sempre perfette e gustose, le sue finanze piene.
Passarono gli anni e Gabriel aveva assunto le dimensioni di un orso, era
grande e spaventoso.
Molti avevano tentato di convincere il contadino, ormai come dipendente
da quella bestia, a sbarazzarsene, e altri ci avevano personalmente provato,
ma mai nessuno era riuscito nellimpresa; quel mostro
sembrava come immortale.
Passarono degli altri anni, e luomo, anziano e malato, un giorno
morì, solo, con al fianco il suo Gabriel. Nessuno riusciva a comprendere
come quel cane potesse essere invece ancora vivo e senza segni di malattia;
aveva superato ormai i quindici anni, eppure la sua forma sembrava solo
migliorare.
Così i paesani non attesero oltre, ora non vi era più nessuno
a proteggerlo; presero il fucile e gli
spararono. Da quel momento in poi gli affari ricominciarono a girare e
il buon umore tornò a diffondersi. Nessuno però, dal giorno
in cui Gabriel fu ucciso, riuscì più a recarsi a quella
che era stata la fattoria del vecchio contadino perché, ancora
oggi si racconta, un grosso cane nero fa da guardiano, rifiutandosi di
far passare chiunque si presenti, in attesa che il suo padrone ritorni...
(...)(...)
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