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ordinalo
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Euridice » è un romanzo iniziatico. Dai
quindici ai diciannove anni, i protagonisti vivono il passaggio fragile
e cruciale dall'adolescenza alla vita adulta, epoca in cui le immense
energie di cui si sente di disporre danno l'illusione che tutto è
possibile, anche lo spreco. Assetato di esperienza, complessato per
la propria immaturità ed eternamente in cerca di maestri che
gli mostrino il cammino giusto per non sbagliare, il giovane compagno
di Euridice incontrerà un professore che lo manipolerà,
allontanandolo da lei in nome della ricerca della libertà. Finirà
così per partire a vivere all'estero, nella « grande città
straniera » di cui il professore plagiatore gli aveva inculcato
il mito. La sconfitta dell'amore è l'inevitabile sconfitta dei
sogni della prima giovinezza, della fiducia di cambiare il mondo, e
la triste vittoria della « vita adulta » e del principio
di realtà che essa esalta anche se travestito da rigore progressista,
modernista o addirittura rivoluzionario: siamo, all'epoca, in piena
utopia militante.
euridice_video_youtube_ferrara_22_09_2009
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titolo:
"EURIDICE
"
collana temalibero
autore Federico Benedetti
ISBN 978-88- 95106-50-2
€
10,00 - pp.137
- © 2009 - in copertina, illustrazione originale di
Simone
Pieralli
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Euridice » è un romanzo d'amore. Racconta infatti
l'amore tra due adolescenti, e come l'amore sia per il ragazzo protagonista
un mezzo per evadere dalla realtà circostante, che come spesso
accade a quell'età appare insopportabile: evadere dall'atmosfera
della città di provincia, evadere dalla propria famiglia piccolo
borghese, evadere un po' anche da se stesso, per diventare più
grande, per avvicinarsi al proprio ideale romantico, che da solo fatica
a raggiungere.
«
Euridice » è un romanzo storico, nel senso stendhaliano
del termine.
Nonostante nella narrazione non ci siano mai riferimenti cronologici
o geografici precisi (i nomi stessi sono astrattamente riferiti all'antichità
classica:Telemaco, Trimegisto, etc) l'azione si svolge nell'Italia degli
anni Settanta, nel disordine sociale e morale della contestazione, poi
del terrorismo. A differenza di altri romanzi recenti ambientati a quell'epoca,
in cui i personaggi sono nell'occhio del ciclone, qui essi restano ai
margini della Storia, anche se ne subiscono i marosi: « Euridice
» è il romanzo della frangia sacrificata di quella generazione,
che non ha avuto diritto né alla cultura del vecchio mondo, né
alla realtà di quello nuovo che si preparava. E non ha perso
nemmeno battaglie, poiché non le ha combattute e, cullata da
miti già moribondi (il marxismo, la psicanalisi...), si è
lasciata fregare per ignoranza e ingenuità.
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la recensione di Claudio Cazzola
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l'articolo apparso su Il Resto del Carlino
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Brano
tratto da "EURIDICE"
(...)
I
A sedici anni volle lamore. Ma proprio il grande amore, tutti i
manometri al massimo. Il sesso sognato, corpi orgasmi grida. E la passione,
quella dei poeti e degli artisti. Insomma volle una dea, una musa.
E questa sua immensa ambizione fece sorridere la sua piccola città
per qualche tempo, fino a quando, stanco, decise di andarsene, lasciando
lì tutto, ninfa e amore. Ripicca dincompreso. Collera da
bambino viziato. Lacrime di rabbia. Tante.
Gli ci vollero anni -una vita, quasi- ad imparare che quel sentimento
che pareva ridicolo in quella piana nebbiosa portava nomi provvisti altrove
di una certa nobiltà: sete di assoluto, per esempio, ed altri ancora.
Espressioni che trovò poi nei romanzi, in corrispondenze e diari
dei grandi creatori; personaggi di cui da ragazzo aveva spesso solo sentito
parlare, e che poi erano diventati gli amici delle notti interminabili
trascorse a sognare la vita; e a costruirla, piano piano.
Forse se
lo inventò, quellamore; e quale amore non si inventa? Volle
che il suo amore fosse lei: meno intraprendente meno porca - anzi porca
per niente - delle altre che in quegli anni di rivoluzione sessuale aveva
incontrato. Ma con quelle lui non aveva combinato niente; non sapeva niente,
e forse non gli interessava neanche tanto. Lui cercava lamore. Lamore
gli avrebbe infuso quel coraggio di cui mancava per affrontare i propri
desideri così imperiosi così violenti.
Attraversare insieme le fiamme dellinferno; la sua Euridice avrebbe
resistito, sarebbero stati forti, bellissimi, e lenergia della loro
età giovane li avrebbe protetti contro ogni minaccia. Questa la
magnifica illusione che nutrì i lunghi pomeriggi passati a farle
la corte.
Fu bello come un sogno bello. Desiderare; esprimere quel desiderare con
il candore intero di cui solo i bambini sono capaci. E trovarsi di fronte
il riscontro dellamore, del medesimo amore che si ha in sé.
Tanto bello che gli sembrò naturale, come pare ovvia la forma di
unopera darte che non si potrebbe immaginare altrimenti, in
cui non si percepisce alcun travaglio alcuno studio, tanto la bellezza
sembra scaturire da sé; come il sorgere del sole, come lo svilupparsi
armonioso di un albero, di un neonato. La vita con i suoi lordi grappoli
di delusioni gli doveva mostrare che quella storia lì non si sarebbe
riprodotta mai più: donne facili e innamorate sarebbero cadute
senza sforzo tra le sue braccia, e lui le avrebbe collezionate col distacco
di chi guarda la propria esistenza come uno spettacolo divertente ma senza
interesse. Un bimbo non sa che ogni istante che sta vivendo è unico
e irripetibile, e che sarà perso per sempre lindomani. Questa
ignoranza è certamente ciò che ci permette di giungere incolumi
alla vita adulta. Senza di essa, porremmo forse fine alla nostra esistenza
al primo sintomo di crescita.
Anche Euridice era una bambina, o in ogni caso lo era stata fino a poco
prima. Da quanto tempo aveva riposto le bambole in cantina? Mesi, settimane?
Lui non se ne curava; Euridice era per lui la musa di quella libertà
di spirito e di corpo che si rivendicava con tanta veemenza in quegli
anni.
Fu quindi un amore di discorsi allinizio. Tante intenzioni dichiarate,
tante frasi programmatiche, premesse confuse di piaceri prossimi e sconosciuti.
Lei era naturalmente femminista, con i toni e gli accessori del caso;
e per lui questo significava altrettanto naturalmente che presto avrebbero
fatto lamore; e ciò in virtù di quegli slogan secondo
i quali le donne dovevano riprendersi il diritto al piacere fisico di
cui gli uomini le avevano a lungo private. E lui era pronto, solidale
e militante, a darle tutto il piacere che le spettava, riequilibrando
così eroicamente secoli dingiustizia sessuale. Ogni altra
interpretazione di quei bellicosi slogan gli era totalmente estranea,
fiducioso in un futuro imminente che vedeva denso di erotismo rivoluzionario.
Fu abitato da una passione religiosa per il corpo di Euridice. Quel corpo
acerbo che leggeva attraverso i vestiti, lo voleva toccare ed esplorare
allinfinito; sarebbe stato per lui il laboratorio della vita, il
cannocchiale attraverso il quale avrebbe visto e capito luniverso.
Ma come spiegarlo a quella bimba di sedici anni? E lui stesso così
inesperto così maldestro, come indovinare come inventare il rito
di quella religione non rivelata? Lì i discorsi non gli erano più
di nessun aiuto; lì bisognava essere un uomo. Ma lui non lo era
ancora, e il sacerdozio della passione damore imponeva una liturgia
di cui non sapeva niente. In quanto alla sacerdotessa, non era nemmeno
alle porte del tempio.
Così
pervaso di una mistica sete di assoluto, il primo bacio fu ovviamente
drammatico e laborioso. Di ragazze ne aveva baciate altre, e malgrado
alcuni problemi di coordinazione per evitare di cozzare i denti, nel complesso
era sempre venuto a capo delle difficoltà tecniche delloperazione.
Ricavandone anche una certa soddisfazione, che laveva sempre fatto
sentire fiero di essere come gli altri coetanei; e di potere, come loro,
prendere unaria finemente esperta quando si parlava della cosa.
Aveva un giorno anche toccato e baciato le poppe di quellArianna
di cui poi non trovò il filo, così lei laveva lasciato,
stanca di tanta indecisione; ed era partita per approdi più solidi.
Fin dalla più giovane età aveva avuto peraltro loccasione
di assistere a conferenze di piccoli geografi della vagina, spesso corredate
da inquietanti mappe tracciate sulla sabbia con bastoncini da gelato.
E a quelle non aveva proprio capito niente, ricavandone così un
misto di desiderio di approfondire personalmente le proprie conoscenze
e al tempo stesso di paura di capitare un giorno in una regione così
oscura e inospitale.
Ma questo nuovo amore era luniverso stesso, e con Euridice non ci
sarebbero stati mezzi termini, né pericolose esitazioni: bocca
seno e vagina, il corpo intero senza scalo, Colombo parte per le Indie
e già che cé scopre lAmerica e cambia la faccia
del mondo.
Scelse una tipica domenica dinverno, di quelle in cui i genitori,
abitualmente davanti alla televisione tutto il fine settimana, se ne vanno
misteriosamente. Lui sospettò spesso che lo facessero apposta,
di tanto in tanto, per permettere ai figli di diventare grandi e di invitare
le fidanzate.
Dopo un complesso cabotaggio per i corridoi di casa, a intrecciare mani
e oscure allusioni - come al solito - allamore libero, riuscì
a pilotarla su un letto - il suo, quello da bambino con ancora gli orsacchiotti
che sua madre ogni mattina disponeva accuratamente sullimbottita.
Nonostante la sua inesperienza, Euridice doveva immaginare che quello
sarebbe stato il momento del bacio, ma probabilmente era contenta di affrontare
quella prova importante con il suo « ragazzo ». Mai si sarebbe
aspettata che dietro quelle soffici e innocenti labbra di bimbo si celasse
quella libido bislacca che fu poi allorigine di tutto. Di tutto
il bene e di tutto il male che capitarono a entrambi negli anni che seguirono.
La bocca, la lingua; poi una minima pressione del corpo per ritrovarsi
distesi, e la mano sotto la gonna, la mano che va a frugare tra complessi
indumenti intimi, a cercare di slacciare bottoncini, a passare sotto elastici;
uno slalom che richiede abilità e determinazione, con una rapidità
che colga alla sprovvista e raggiri ogni possibile resistenza. Un lavoro
da commando, o da prestigiatore.
Non fu né luno né laltro, e il gioco di prestigio
venne patetico. Euridice sopportò qualche istante le sue esplorazioni,
poi sirrigidì dalla testa ai piedi e si rialzò senza
dire una parola. Preso da un capogiro, terrorizzato alla vista del suo
tempio dellamore che minacciava di crollare, cercava disperatamente
qualcosa da dire; affogando in quella nebbia spessa sentì uscire
dalla propria bocca una frase goffa e banale, ma della cui sincerità
si sentì spesso fiero, ripensandoci tanti anni dopo, così
lontano da Euridice e ancora di più dalla dolcezza di quei baci
giovani.
«Ma tu lo sai che se faccio questo è perché ti amo?».
In quel giro di parole era racchiuso tutto il groviglio di sentimenti
che si agitavano in lui. Lamore prima di tutto, la prima vera dichiarazione,
la prima volta che usava il verbo «amare». Gli pareva indispensabile,
nella sua solennità, a giustificare quella voracità quella
fame del corpo di lei che i suoi gesti avevano rivelato. E proprio la
necessità di giustificare il proprio desiderio era già ammettere
di essere pronto alla rinuncia, alla capitolazione, a rendere le armi.
Quella perifrasi faticosa celava lidea che il desiderio fosse qualcosa
di grave e cupo, che solo la sacralità dellamore poteva rendere
accettabile. Che il suo giovane appetito potesse dunque essere «inaccettabile»;
e il corrisponderlo non necessariamente un piacere, ma un atto morale
compiuto in nome dellAmor Sacro.
Insomma un casino, ed Euridice, che aveva semplicemente avuto paura, una
paura innocente da ragazzina, non pretendeva delle scuse così complicate,
e tantomeno una rinuncia. Del resto, lei stessa non era sicura che quella
paura fosse stata del tutto sgradevole. Aveva sentito una valanga damore
e di passione caderle addosso. Cera qualcosa di bello, in quella
sensazione del tutto imprevista e sconosciuta. Ma tutto era successo così
in fretta che non le era stato dato il tempo di desiderare a sua volta.
E prima ancora che lei potesse dire una parola - o pensarla - su ciò
che aveva provato, lui aveva già detto tutto, pronunciato e poi
abiurato le formule astruse di quel suo culto esoterico.
Restarono
così, tristi e stupefatti, in una muta contemplazione reciproca;
e in quellosservarsi di nascosto, con timore e con amore, tenendosi
per mano senza osare guardarsi, entrarono insieme, avanzando in punta
di piedi, in ciò che dovevano chiamare, con politico rispetto,
la vita sessuale.
(...)
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