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titolo:"Artista,
attrice, terrorista"
collana i quaderni di Cico
autore Paolo
Tardugno
ISBN 978-88-95106-54-0
- €
10,00 - pp.
163
in copertina,
illustrazione di
Simone
Pieralli
Lui
ha 25 anni,
una relazione altalenante con Laura
e, come molti ragazzi
della sua età, è alle prese
con il lavoro precario,
l'università che sembra
non finire mai,
la musica e, per lui,
una sanguigna passione politica.
Ma nel suo passato c'è un'ombra,
un vuoto nella memoria
che lo perseguita anche nei sogni.
Tutto ha origine dall'adolescenza,
durante le vacanze estive
a Loano. Con Sara e Tony, i suoi
amici d'infanzia,
è successo qualcosa...
Per liberarsi da questo tarlo
che lo tormenta, lui, Daniel, deve
tornare in quei luoghi.
Ma arrivato al dunque...
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Tutto
quello che puoi cercare in un libro che parla di esistenza,
di tempo e di buoni dialoghi legati a una storia reale,
scritta bene, lo trovi qui, in questi dieci euri
che varrebbero senzaltro i popcorn, la cocacola
e il biglietto di un buon cinema dessai dei giorni nostri.
Ma bisogna che parta, cioè bisogna che tu parta,
adesso, e cominci a leggere.
(Paolo
West)
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(brano
tratto da "Artista, attrice, terrorista")
(...)
"Tu
cosa fai?"
"In teoria scienze politiche."
"Perché in teoria?"
"Non do un esame da una vita."
"Studi recitazione?"
"Ho studiato, adesso faccio una parte ogni tanto."
"Hai in ballo qualcosa?"
"Al momento no."
"Mi dispiace."
"Non devi. È un mondo che va a intermittenza, come una lampadina
guasta."
Trovo sia un'immagine molto bella.
"Io faccio call center" la consolo.
"Brutta esperienza! Io impazzivo là dentro, sono stata proscritta
da un paio di questi posti."
"Io ho una specie di capa nazista, dice che ho fatto il record di
richiami. Mi sono fatto un nome."
"Io invece ho chiuso" ribadisce, "preferisco fare la cameriera.
D'altronde, o fai call center o servi i tavoli."
"È un mondo del cazzo, ti inchioda davanti a poche alternative."
"Potrei borseggiare i turisti" propone.
"Anche. La mia fissa invece sono le rapine in villa."
"Si rischia di più ma fruttano bene, immagino."
Rimango ad ascoltare il respiro, la marmitta bucata di un motorino che
passa. Ho bevuto tanto, non riesco a portare avanti un discorso.
"Cosa fai quando non progetti rapine?" chiede.
Mi riparte il cervello, come un motore che riprende i suoi giri.
"Suono. Ieri ho fatto il mio primo live con la band."
"Figata! Com'è andata?"
"Bene, sopra le aspettative."
"Cosa suoni?"
"Sono chitarrista e autore dei testi."
"A chi assomigliate?"
Pessima domanda, non saprei dirlo con precisione.
"Forse a quelli che ascolto... Velvet Underground, Clash, Joy Division,
Radiohead, Interpol, Afterhours, Baustelle
come chicca abbiamo una
gran voce femminile."
"Anch'io cantavo in una band."
"Ah, che genere di band?"
"Ragazze punkettone, tipo Bambole di pezza, hai presente?"
"Sì, ho presente. Hai smesso?"
"Da quando sono a Roma."
"Dov'eri prima?"
"Più che altro sono stata a Torino, ma ho girato molti posti."
"Bello. Io non riesco a schiodarmi da Milano."
"Per te è diverso, hai una famiglia. È difficile schiodarsi
con dei vincoli forti."
"I miei si sono separati."
"E tu con chi stai?"
"Vivo da solo."
Senza contare Laura.
"Allora se passo per Milano mi ospiti."
"Senza problemi."
"Ti devo lasciare."
"Mi ha fatto piacere parlare" dico, sono banale.
"Anche a me. Avevo voglia di conoscerti meglio."
Vorrei chiederle qualcosa, ma mi afferra una specie di blocco. Ci salutiamo,
mette giù. Rientro alla festa confuso, senza capire cosa mi ha
preso.
Vedo Laura, mi fisso su di lei. È bella, ride come una favola.
Mi sta venendo incontro.
"Cosa facevi là fuori?"
"Ero a telefono."
"Sei stato un'ora."
"Esagerata!"
"A me è sembrato tanto."
Mi mette le braccia intorno al collo, le do un bacio. Ha un sapore ancora
fresco, sembra entusiasta della vita. Mi chiedo per quanto può
durare con me. Ho l'impressione di metterla in pericolo, come se la soffocassi
con lo stesso veleno che mi uccide. È una specie di incubo.
(...)
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Paolo
Tardugno
ha
28 anni, una laurea di cui non va fiero e un lavoro senza entusiasmi e
sbocchi di carriera, considerato il suo essere sindacalista. Non è
ancora riuscito a lasciare Milano, dove è cresciuto in periferia,
nei quartieri lontani anni luce dalle meraviglie dell'Expo. Tuttavia,
conta di farlo prima del 2015.
Scrive poesie, canzoni, racconti brevi e meno brevi dal liceo. Dice che
è tutta colpa di John Fante. E che è sua la colpa anche
di questo primo romanzo.
Ha una malattia per il rock e il cinema indipendente. Si occupa di sceneggiatura.
Ha già in mente un soggetto per scrivere un lungometraggio.
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