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blocknotes
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titolo:
"Storia
di un cane che adotta due barboni" Anni
Settanta. I miei primi approcci con il Rock internazionale. Quello vero,
intendo; che oramai non fanno più. Ascoltando lalbum Aqualung
dei Jethro Tull, guidati dal menestrello, narratore, musicista, compositore,
nonché leader, Ian Anderson, mi si è inserito nella mente
un bacillo creativo. Con il suo volto aspro, guarnito dai folti e lunghi
baffi, e la demoniaca o faunesca barba da antico satiro, mi ha da subito
attratto per le cose che diceva e raccontava. In particolare, la storia
del barbone londinese e del suo cane mi è entrata dentro e non
mi ha mai abbandonato.Ho trascorso una decina di giorni nella magnifica
Londra dei primi anni Ottanta. Ci sono tornato con la mia moto in una
gita solitaria nel '97, passando da Dover per una sorta di pellegrinaggio,
(dopo aver letto l'omonimo libro), all'antica Sarum, vecchia di ben
cinquemila anni (l'attuale Salisbury), e di seguito a visitare le favolose
pietre di Stonehenge. Dopodiché, come ho detto, mi è scattato
qualcosa dentro. Ho sentito la necessità di mettere nero su bianco.
In un primo tempo è stata la penna biro su un semplice quaderno.
Poi è toccato a una vecchia Olivetti, pagata sessantamila lire
da un rigattiere. Infine sono approdato al computer, impazzendo non
poco per imparare i primi rudimenti della digitazione elettronica. Quello
che leggerete, in parole povere, è quanto avevo in mente di scrivere.
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Alberto
Giannullo è nato e vive a La Spezia dal 1942. Questo è il suo primo libro. |
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