i quaderni di Cico
 
 

 

 

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titolo "Le industrie del latte"
collana i quaderni di Cico
autore Gabriella Cuscinà
ISBN 88-901716-7-7
©
giugno 2006 - € 7,00 - pp. 132
in copertina "man of grass" di Icks Borea, concept grafico e disegno di controcopertina di Phab Postini


Questo romanzo di Gabriella Cuscinà racconta prima di tutto il senso del tempo e dunque la verità intramontabile della nostalgia. E' una finestra aperta sul panorama concreto e tangibile delle storie che si porta dietro, fra campagna siciliana e metropoli d'oltreoceano, prospettive di vita e semplici desideri dei personaggi, ma è anche la stessa finestra che dà sul medesimo luogo dell'anima e della memoria, improvvisamente circoscritto, escluso e negato a Diego, il protagonista principale, e ai suoi familiari. Le cose più semplici, così come i sogni, non sono più a portata di mano, e ciò che fino a ieri appariva ovvio e proiettato nel futuro oggi è assolutamente lontano e irraggiungibile. Ma c'è un elemento di scorta, quasi sempre, nel bagaglio interno e spirituale di ogni uomo puro, una sorta di spazio franco, riservato all'elaborazione del perdono, alla metabolizzazione degli accadimenti e alla rivalsa d'onore nei confronti del destino. E dato che ogni esistenza ha un proprio corso e nessuno ne conosce fino in fondo soste, curve o direzioni - sembrerebbe suggerire l'autrice, - si può accettare serenamente una sconfitta da parte della sorte solo se si è in grado, con le buone qualità e la risolutezza, di riaddomesticare al meglio la piega negativa delle circostanze.


 
 
Gabriella Cuscinà vive a Palermo, dove insegna lettere in una scuola media statale. Ha scritto di narrativa e di poesia. Dice: "Scrivere è sicuramente una gioia, e diventa ben presto una mania, una parte imprescindibile della tua esistenza, una specie di febbre di cui non puoi fare a meno. Significa abituarsi a pensare, capire i punti vista, mettersi in gioco. In questo senso implica molta disponibilità. E così è chiaro che si scrive per noi stessi, ma con due prerogative: parlare dentro e fuori di noi. E ci si illude a volte di avere un potere, quello di far credere tutto a tutti. Certo, uno sa benissimo che quello che scrive può non essere importante per gli altri, ma intanto scrivi affinché qualcuno ti possa leggere...e in fondo è anche questo, che conta."
Il suo primo romanzo si intitola "Elena a New York" (Solid 2002)