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i quaderni di Cico
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titolo
"Le industrie del latte" Questo romanzo di Gabriella Cuscinà racconta prima di tutto il senso del tempo e dunque la verità intramontabile della nostalgia. E' una finestra aperta sul panorama concreto e tangibile delle storie che si porta dietro, fra campagna siciliana e metropoli d'oltreoceano, prospettive di vita e semplici desideri dei personaggi, ma è anche la stessa finestra che dà sul medesimo luogo dell'anima e della memoria, improvvisamente circoscritto, escluso e negato a Diego, il protagonista principale, e ai suoi familiari. Le cose più semplici, così come i sogni, non sono più a portata di mano, e ciò che fino a ieri appariva ovvio e proiettato nel futuro oggi è assolutamente lontano e irraggiungibile. Ma c'è un elemento di scorta, quasi sempre, nel bagaglio interno e spirituale di ogni uomo puro, una sorta di spazio franco, riservato all'elaborazione del perdono, alla metabolizzazione degli accadimenti e alla rivalsa d'onore nei confronti del destino. E dato che ogni esistenza ha un proprio corso e nessuno ne conosce fino in fondo soste, curve o direzioni - sembrerebbe suggerire l'autrice, - si può accettare serenamente una sconfitta da parte della sorte solo se si è in grado, con le buone qualità e la risolutezza, di riaddomesticare al meglio la piega negativa delle circostanze.
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Gabriella
Cuscinà vive a Palermo, dove insegna lettere
in una scuola media statale. Ha scritto di narrativa e di poesia. Dice:
"Scrivere è sicuramente una gioia, e diventa ben presto una
mania, una parte imprescindibile della tua esistenza, una specie di febbre
di cui non puoi fare a meno. Significa abituarsi a pensare, capire i punti
vista, mettersi in gioco. In questo senso implica molta disponibilità.
E così è chiaro che si scrive per noi stessi, ma con due prerogative:
parlare dentro e fuori di noi. E ci si illude a volte di avere un potere,
quello di far credere tutto a tutti. Certo, uno sa benissimo che quello
che scrive può non essere importante per gli altri, ma intanto scrivi
affinché qualcuno ti possa leggere...e in fondo è anche questo,
che conta." Il suo primo romanzo si intitola "Elena a New York" (Solid 2002) |
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