i quaderni di Cico
 
 
 

 

 

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... e di Fabrizio Bianchini, leggi anche TENAX, il suo ultimo romanzo generazionale cult, e il sorprendente, tragicomico COSE SFIZIOSE

 

titolo: "LA BANDA DEL GRANO"
collana i quaderni di Cico
autore Fabrizio Bianchini
ISBN 978-88-95106-02-1
- € 10,00 - pp. 160 - ©2006
concept grafico di copertina di Emidio Giovannozzi


Con straordinario mestiere, nitidezza stilistica e tensione narrativa, Fabrizio Bianchini evoca, mette a fuoco e scrive, attraverso LA BANDA DEL GRANO, la storia, ambientata in provincia nei primi anni '70, di alcuni ragazzini. Uno di loro, un bambino muto di nove anni, verrà ucciso. L'elemento giallo è tuttavia un pretesto per raccontare il mondo dei legami fanciulleschi, le mattinate, i pomeriggi, le sere di quei precisi anni, le figure degli adulti, le scene familiari, le luci e i colori della campagna marchigiana in un impasto di elementi realistici e suggestivi, dominati da un basso e diffuso senso del tempo, che fa da sfondo a una "certa" maniera di crescere, ciascuno a suo modo, verso l'adolescenza, l'energia della vita, i primi amori, la scoperta dell'amicizia, l'odore del dramma e il profumo,acidulo e secco, della nostalgia.


 

 

 

 
 
 
 
 
 
 

(tratto dal prologo de "LA BANDA DEL GRANO")

- Sei divenuto un angelo, c'è scritto sulla lapide, sopra al sorriso in bianco e nero di un bambino dai capelli a spazzola.
Macerata è cresciuta, e anche il cimitero si è allargato. Non credevo che avrei ritrovato così facilmente il fazzoletto di terra in cui riposa Simone, non dopo tutti questi anni.
- Ciao, piccolo - sussurro.
Un refolo di vento, arrivato da chissà dove, fa scappare via foglie secche e cartacce.
Qui, nell'ala vecchia, si respira un forte senso di abbandono che mi mette a disagio, instillandomi una punta di rimorso. Ci siamo dimenticati di Simone. E' vero, il tempo sbiadisce i ricordi fino a cancellarli, ma forse certe storie si cerca di rimuoverle, di far finta che non siano mai accadute. Provo a dire a me stesso che è dal 1987 che non abito più a Macerata, ma subito una vocina crudele mi chiede quando è stata l'ultima volta che ho messo piede qui dentro. Un anno, magari due, dopo la tragedia? Di sicuro non più tardi del 1976. E poi, non sono forse tornato in città parecchie volte a trovare i miei? Niente da fare. Ho le mie responsabilità, come gli altri.
Guardo per l'ennesima volta il cartoncino rosso che tengo in mano. Devo essere sincero con me stesso: è solo per questo che oggi sono venuto al cimitero.
Il riverbero del tramonto mi bombarda il viso; chiudo gli occhi, riparandoli con una mano.
E Simone ritorna, come se fosse stato da chissà quanto tempo in attesa del momento giusto. Dapprima è una presenza sfocata, poi i contorni si fanno sempre più nitidi: lo rivedo saltellare, sempre sorridente, con quegli stuzzicadenti rivestiti da un po' di pelle che gli spuntavano fuori dai calzoncini troppo larghi, tenuti su da un paio di vecchie bretelle di cuoio.
Poi la scena cambia. Ora il bambino muto, troppo basso per i suoi nove anni, non corre e non sorride più. Nessuna mano pietosa ha ancora pensato a chiudergli quei grandi occhi neri che fissano il cielo senza vederlo. E le bretelle sono scomparse.
Era il 28 giugno 1973, giovedì.
..

(...)

 

 

Fabrizio Bianchini è nato Macerata nel 1961 e vive a Tolentino, suoi racconti sono presenti in antologie pubblicate fra gli altri da Malatempora, Delos Books e, recentemente, Fandango, nonché nelle riviste letterarie Writers Magazine Italia e Prospektiva.