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cicorivoltaedizioni
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Intervista
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cura di www.delirio.net
Dopo che la poesia tanto ha dato e ancora tanto darà alla musica, per una volta ho voluto sperimentare il passaggio inverso. Chiedendo alla musica qualcosa in cambio, sicuro di poterlo restituire con gli interessi per un reciproco arricchimento. Che aggiungere d'altro? Questa canzone di Meg pareva rispondere così perfettamente alla mia richiesta, vuoi per il titolo - "Parole Alate", disponibili quindi a migrare da un campo all'altro senza soffrirne vuoi per gli argomenti trattati - così eterogenei da permettermi di toccare quante più corde emozionali sullo strumento del mio comporre - che non ho potuto non accettare la sua offerta. Fabio Barcellandi parla della sua raccolta a Delirio.NET. Delirio.NET : Quando inizi a scrivere poesie e come avviene la tua formazione? F.B.:
Per un tiro mancino, è così che ho cominciato a scrivere,
per colpa dei TIROMANCINO, che poi è uno solo, in pratica - che
poi sono più duno, sempre -. Giugno 2003, di ritorno da
un viaggio di lavoro allestero, appena in Italia mi fermo in Autogrill
e che mi vado a comprare? Un cd dei TIROMANCINO, In continuo movimento,
è ovvio. Che altro aggiungere? Ah, già, che ho cominciato
a scrivere da lì; la consapevolezza che se un (ben)emerito (s)conosciuto
poteva scrivere talmente bene di me senza nemmeno conoscermi io avrei
saputo fare senzaltro di meglio, è stata esplosiva, il
mio big bang, ed eccomi dunque qui a scrivermi/vi addosso. Delirio.NET : Ci parli della raccolta Parole alate, come nasce? F.B.: La raccolta Parole Alate nasce dallascolto dellomonima canzone di Meg. Impressionato dal suo personalissimo stile, dalla sua originalità, dalla sua anticonvenzionalità, dalla sua assoluta libertà, le sue parole si insediano in me e non mi lasciano più. Ogni poesia che scrivo da quel momento in poi lavrei titolata con quelle stesse parole. La mia dolce ossessione. Dovevo fare qualcosa, ed ecco qua il risultato. Ma non me ne sono liberato completamente, non funziona così, per fortuna. Delirio.NET : Qual è il tuo rapporto con le parole e cosa rappresentano per te? F.B.:
Il mio rapporto con le parole è religioso. Con questo non voglio
certo essere blasfemo, ma è così, per me. Io sono una
parola, fatta carne, e ogni parola che esce dalla mia bocca, o dalla
mia mente, o dalla punta della mia penna, o dalla tastiera del mio computer
è mia, altrettanta carne. Io sono una parola e sono anche tutte
le parole che performo. Io sono una parola e ugualmente sono in una
parola. Io sono una parola e sono, in una parola, insomma, un Delirio.
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