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Intervista a
Fabio Barcellandi

PAROLE ALATE

a cura di www.delirio.net



“Dopo che la poesia tanto ha dato e ancora tanto darà alla musica, per una volta ho voluto sperimentare il passaggio inverso. Chiedendo alla musica qualcosa in cambio, sicuro di poterlo restituire con gli interessi per un reciproco arricchimento. Che aggiungere d'altro? Questa canzone di Meg pareva rispondere così perfettamente alla mia richiesta, vuoi per il titolo - "Parole Alate", disponibili quindi a migrare da un campo all'altro senza soffrirne vuoi per gli argomenti trattati - così eterogenei da permettermi di toccare quante più corde emozionali sullo strumento del mio comporre - che non ho potuto non accettare la sua offerta”. Fabio Barcellandi parla della sua raccolta a Delirio.NET.

Delirio.NET : Quando inizi a scrivere poesie e come avviene la tua formazione?

F.B.: Per un tiro mancino, è così che ho cominciato a scrivere, per colpa dei TIROMANCINO, che poi è uno solo, in pratica - che poi sono più d’uno, sempre -. Giugno 2003, di ritorno da un viaggio di lavoro all’estero, appena in Italia mi fermo in Autogrill e che mi vado a comprare? Un cd dei TIROMANCINO, In continuo movimento, è ovvio. Che altro aggiungere? Ah, già, che ho cominciato a scrivere da lì; la consapevolezza che se un (ben)emerito (s)conosciuto poteva scrivere talmente bene di me senza nemmeno conoscermi io avrei saputo fare senz’altro di meglio, è stata esplosiva, il mio big bang, ed eccomi dunque qui a scrivermi/vi addosso.
La mia formazione è tutta la mia vita pregressa, dal marzo 1968 al giugno 2003, tutta la mia vita presente, dal giugno 2003 a oggi 30 ottobre 2007 e tutta la mia vita futura, da tra un secondo dopo che avrò finito di scrivere queste parole a… per sempre (è così lunga la vita, no?): le mie letture, troppo eterogenee - sono un onnivoro -, le mie scritture tutte scolastiche - “di normali attitudini e capacità”, ma sufficientemente negato per la scrittura -, i miei mezzi studi umanistico-commerciali - diploma di perito aziendale, ma corrispondente in lingue estere, e successiva (conseguente?) laurea in lingue -, le mie musiche, il mio lavoro, i miei hobby, la mia famiglia, i miei amici, il mio amore e i suoi due meravigliosi frutti, tutto è formazione, tutto contribuisce a darmi una forma, qualunque essa sia, di volta in volta.

Delirio.NET : Ci parli della raccolta Parole alate, come nasce?

F.B.: La raccolta Parole Alate nasce dall’ascolto dell’omonima canzone di Meg. Impressionato dal suo personalissimo stile, dalla sua originalità, dalla sua anticonvenzionalità, dalla sua assoluta libertà, le sue parole si insediano in me e non mi lasciano più. Ogni poesia che scrivo da quel momento in poi l’avrei titolata con quelle stesse parole. La mia dolce ossessione. Dovevo fare qualcosa, ed ecco qua il risultato. Ma non me ne sono liberato completamente, non funziona così, per fortuna.

Delirio.NET : Qual è il tuo rapporto con le parole e cosa rappresentano per te?

F.B.: Il mio rapporto con le parole è religioso. Con questo non voglio certo essere blasfemo, ma è così, per me. Io sono una parola, fatta carne, e ogni parola che esce dalla mia bocca, o dalla mia mente, o dalla punta della mia penna, o dalla tastiera del mio computer è mia, altrettanta carne. Io sono una parola e sono anche tutte le parole che performo. Io sono una parola e ugualmente sono in una parola. Io sono una parola e sono, in una parola, insomma, un Delirio.